Notte assetata causa salumi umbri. Ciononostante dormiamo come dei pascià e al risveglio la colazione è comunque terreno di razzìa.
Primo maggio, ci auguriamo un buon mese in greco (kalomìna) e con dispiacere salutiamo Cesare e Iosetta, nostri ospitanti dal gran cuore e dall'ottima padella. Ci aspetta tappa piana (a parte la salitella di Assisi), ma non priva di insidie. Con l'andare dei chilometri si avvicina la meta e la frenesia di arrivare, iniziando comunque costeggiando il Tevere per un buon tratto. Il parco che accompagna il fiume nel suo corso è ottimo per i corridori e i passeggiatori della domenica (e del venerdì festivo) e difatti incrociamo tantissima gente, per lo più improbabile. Notiamo che soprattutto gli accompagnatori di cani sono un affascinante oggetto di studio: cani ciccioni con padroni rassomiglianti, cani minuscoli al guinzaglio di boxeur, canini eternamente abbaianti accompagnati a taciturni e ombrosi umani, cucciolotti nelle mani di anziani signori: ma quelli che fanno pensare di più sono gli ultrasettantenni trascinati da improbabili barboncini con fiocchetti rosa.
Questo tratto non è segnato benissimo, anzi, è troppo segnato tra vie di francesco, percorso francescano, vie romee, cammino della pace, il nostro mitico pellegrinetto medievale, frecce di tutti i colori e dunque perdiamo un po' di tempo perplessi su dove andare.. Ma tutto prosegue al meglio tanto che un ciclista ci saluta con il grido di battaglia degli antichi osco-umbri: "scamosc'!" (qualunque cosa voglia dire.. Noi propendiamo per un antico augurio di ottenere al più presto dei giubbottini scamosciati antipioggia).
E difatti non piove, perciò raggiungiamo bel belli un'antica stazione sulla via Lippia (boh!) ora tramutato in un truzzissimo bar di paese regno della gioventù più sfaccendata dell'Umbria e dei vecchietti malati di gratta e vinci. Però la brioche con il prosciutto era buonissima ed è stato provvidenziale per altri motivi muliebri (ennesima lezione del fatto di non dover mai nè giudicare nè dare per scontato alcunché). Siccome siamo dovuti entrare in Collestrada, deviando un po' dal percorso segnalato, il sottoscritto propone, mappa alla mano, la più classica delle scorciatoie. In pochi minuti ci ritroviamo infatti in un bucolico svincolo autostradale, con l'impossibilità di riportarci sulla retta via. Possiamo solo tirare innanzi speranzosi. Cercando di non fare la fine dei ricci ci riimettiamo nella statale giusta e con qualche chilometro in più del necessario (alla fine saranno più di 25) raggiungiamo prima Bastiola, poi Bastia Umbra e poi l'ennesimo parco lungo un fiumiciattolo che dovrebbe portarci alla tomba del Santo. Prima però ci facciamo misurare la velocità dal tachimetro dei vigili, evitando di poco la multa per eccesso di velocità al ribasso.
Passiamo un parchetto stracolmo di balcanici ubriachi e peruviani vocianti e costeggiamo in mezzo al verde il torrentello, passando accanto a un canile (che pena quel latrare!) e infine si apre la vista sulla piana di Assisi e sul complesso della bellissima cittadina. Facciamo tante foto, quasi tutti selfie anche perché quando la mogliera vogliosa di una foto assieme cerca di fermare una ragazza che fa pseudo-jogging per farci fare una foto ricordo, quella risponde con un sorriso e tira diritto come se le avessimo chiesto se poteva aiutarci a trafugare le reliquie di Santa Chiara. Vi risparmiamo le 157 foto selfies con la basilica sempre più grande. Ma, in effetti, più ci appropinquavamo e meno sentivo la fatica. Cresceva però il fastidio di ritrovarsi in mezzo alla bolgia assisate in un giorno festivo dopo dieci giorni di solitaria in mezzo a boschi e colline. Per fortuna ci sono i cartelli stradali che offrono sempre eterna fonte di divertimento, ne notiamo uno che propone addirittura una pista ciclabile, ma con cicli condotti a mano!
La salita sulla mattonata di Assisi è rapida, poi in città c'è da evitare i bus contromano, i residenti in macchina incazzati dalla troppa gente e infervorati dalla preparazione del Calendimaggio (la sagra locale) e i pestaggi degli scout che ad Assisi la fanno da padroni. Il sessantenne scout dalla corporatura robusta, calzoni corti e calzini tirati su fino al ginocchio strappa sempre e comunque un sorriso, anche dopo 224 chilometri fatti a piedi.
Andiamo subito al neo ufficio dei pellegrini (i frati hanno fiutato il vento) dove ci accoglie il simpatico frate argentino Jorge che ha come sogno di andare da Assisi a Gerusalemme camminando: ci chiede una preghiera e non possiamo rifiutargliela..Di converso ci dà il testimonium e ci informa che alle 18 c'è la messa pei pellegrini. Il tempo di una doccia veloce e siamo a salutare Francesco, a ricevere messa e benedizione davanti all'altare della basilica inferiore, a un passo dalla tomba raggiunta e diciamo che è una cosa che non capita tutti i giorni..
Evitata la ressa andiamo in via San Giacomo a finalmente mangiare.. Nonostante siamo i primi ad entrare usciamo per ultimi (servizio lento) e non restiamo particolarmente impressionati dalla cucina, in compenso ci scoliamo la bottiglia e discorriamo di cose private e che quindi non saprete mai..
Due ore dopo si va a fare un giretto, tira vento, ci perdiamo più volte, ma in compenso veniamo fermati da un personaggio che va a giro a piedi scalzi con bastone e vestito di pelli di lemure che ci dice che lui è un profeta (ma non dell'isis e manco un falso profeta) e infine ci mettedi fronte a ben due opzioni: o comprare il suo libro o fargli un'offerta. A bocca aperta da almeno dieci minuti propendiamo per l'offerta minima e infatti dopo poco la moglie riesce a fotografare la mia aureola, ma non potrete mai annusare (buon per voi!) il mio odore di santità..
Malattia del giorno: spaesamento da raggiungimento meta..
Canzone del giorno: Saran belli gli occhi rossi / saran belli gli occhi blu / ma le gambe / ma le gambe / a me dolgono di più..
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