martedì 6 settembre 2016

Vacanze friulane, 6-14 agosto 2016

Il primo treno e via! Su in Friuli, dove tutti pensano che ci sia neve anche d’estate, montagne che manco l’Everest: e invece in Friuli c’è tutto: montagna, collina, pianura (ed è il nostro caso) e addirittura il mare (bruttarello, effetto brodino, ma c’è).
Soprattutto c’è la mamma che ci sfama e ci coccola, ah sì! Queste sono vere ferie! Per noi: un po’ meno per lei…
“Mammaaaaa! Dove hai messo i miei pantaloni per correre?”.
“Mammaaaaa! Ci fai delle tende per la casa? Un copri-tappetino yoga? Una tenda di fortuna? Un missile per andare sulla luna?”.

Domenica 7 agosto: Con le spalle così coperte ne approfittiamo per visitare luoghi ancora sconosciuti del Friuli. Fratello, cognata e nipotine in veste, rispettivamente, di chaffeur, dama di compagnia e nanette portafortuna e d’intrattenimento ecco che ci ritroviamo a: corsa in montagna (puff, pant), grotte di Pradis e pranzo dal ristoratore più antipatico delle Alpi e anche delle PreAlpi.
Già: a Clauzetto, balcone del Friuli (da lassù si vedono anche i Monti Euganei, e nelle giornate più terse anche la piramide di Chefren; quella di Micerino no perché è più piccola e si nasconde dietro quella di Cheope…), dove passiamo prima di corsa a piedi e poi di corsa in macchina, abbiamo la conferma che Google Maps in Friuli si arrende spesso e volentieri.  Hic sunt Peones…
Cercare il ristorante designato (I Mulinars) è impresa ostica, e non servono neanche ostriche! E neanche insalate (“Non siamo mica al McDonald’s!” E ce ne accorgiamo anche dal conto…).
Dall’abbuffata (si fa per dire) cerchiamo frescura nelle Grotte di Pradis, grazie anche al percorso segnalato da un adorabile omino dai capelli untuosi, come le sue maniere…

..la Grotta delle Madonne..
E poi giù ancora nel Medio Friuli, alla ricerca invano di uno spacciatore di formaggi per il babbo e di gelati per le nipotine. Come primo giorno siamo stracotti, è il primo sentore che forse abbiamo programmato delle vacanze un po’ troppo fitte (anche fritte, in certi frangenti austriaci).
Lunedì 8 agosto: Dopo i monti, mari! E allora giù a Lignano per una mostra del fotografo Fontana, mettere i piedi nel brodo primordiale lignanese e aspettare il volo dell’amico Cigno (detto Franco) in discesa planare verso la laguna e alla ricerca di una pizzeria che abbia un posto libero (la ricerca del mangiare si fa sempre più dura!) e che troviamo praticamente sotto una pensilina della fermata delle corriere. Poi concerto degli Afterhours (una scoperta duramente rock per la mogliettina) sulla sabbia e di corsa a nanna perché…

Martedì 9 agosto: Dopo i mari, monti! Su di nuovo oltre Forni Avoltri: oggi si va sul Volaia (lago+passo).
Sveglia prestino (ma non tanto), e rincuorati dal bollettino meteo e dei morti in escursioni montane, gentilmente offerto dal Padre padrone, decidiamo di informarci all’Ufficio Turistico di Forni. Anche lì ci sollevano il morale con storie di escursionisti salvati grazie solo all’intervento dell’elicottero; pertanto decidiamo che prima di partire sia meglio fare una colazione a suon di dolci fatti in casa: casomai fosse il nostro ultimo pasto, almeno che sia dolce…
Poi su fino al Volaia (e rifugio Lambertenghi), indi il famigerato sentiero Spinelli (che, giustamente, le nostre mentori, Clara e Annalisa, ci hanno ben consigliato di fare in salita e non in discesa), fino al rifugio Marinelli, per poi ridiscendere al Tolazzi. Questo giretto lo fanno anche di corsa, tre staffette, e quest’anno ci hanno messo un’ora e 15’: noi ci mettiamo il giorno intero… 
Su al Volaia ci sono le trincee, siamo sul confine. 

..Volaiaaaaa! Nel blu!
Brividi del vento gelido della storia (e delle nubi in avvicinamento) ci fanno propendere per andare subito al Marinelli, cercando di arrivare per pranzo (ci arriveremo alle 15). Lo Spinelli, che collega i due punti, non è semplicissimo, perché ci si deve un po’ arrampicare, lassù dove osano solo gli aquiloni. Tanto che incrociamo dei viandanti arresi che tornano indietro. Una di questi guarda la dolce consorte e la apostrofa così: “mi sa che vestita così non ce la fa a salire!”. Costei era bardata di tutto punto: materiale tecnico nuovo di pacca e senza una macchia, bastoncini telescopici, gps incorporato nella calotta cranica, torcia di soccorso, siero antivipera, maschera antigas e bombole di ossigeno di scorta modello K2. Noi: bastone procurato dal babbo la sera prima altrimenti destinato alla stufa di casa, giacca antivento della Società Calcistica Atletico Rizzi annata ‘78/’79 (e nessuno in famiglia ha mai giuocato per i Rizzi) di almeno tre taglie più grandi, uno zaino in due (portato non da me), io maglietta del tennis come materiale tecnico e pantaloni alla zuava per darmi un tono, occhiali da sole che uso per andare a correre e orologio cipolla anni ’80 (dell’Ottocento). Sabrina con sandalo (tecnico) e calzini, visto che siamo a confine con l’Austria. Felpa no, lasciata a Firenze o sul Cammino di San Benedetto. Il tutto condito da abbondante crema solare (altrimenti detta ‘pappone’) che basta un po’ di sudore e cola a gocce rigando il viso tipo Pierrot. 

..fashion trekking..
Ringraziamo per l’ennesimo incoraggiamento della giornata e ci diciamo: “vabbuò, siamo qui, ci si prova”. Intanto alle nostre spalle si avvicinano nuvolette fantozziane che serenamente valicano il confine (ma gli austriaci non dovevano tirare su dei muri?).
Bel belli, cammina cammina, ci troviamo ben presto davanti a un muro di pietra, ma con una scala a pioli e quindi, via su! Andiamo comunque prudenti (col senno di poi pure troppo, forse; ma intanto siamo qui a raccontarla…) e avanti, tra passamani, provvide radici che fanno da appigli (ah, l’importanza delle radici!) e scalini fatti apposta per noi. 


..il mio aquilotto..
Quando stiamo per arrivare finalmente in cima siamo frenati da un gruppo di temibili scout che si portano ogni una casa sulle spalle e piano piano cercano di guadagnarsi il paradiso…
Appena possibile si mette la freccia e li superiamo, ma fino alla vista del rifugio ci rimane il dubbio: non è che si sono accampati davanti alla segnaletica e quindi non abbiamo deviato dove dovevamo?
A questi dubbi amletici (e relativi improperi) si aggiunge una pioggerellina che inizia a rinfrescarci (non richiesta, ma va bene uguale) e quindi aumentiamo ancora il passo prima del diluvio, tra viste mozzafiato e fischi di marmotte.
All’arrivo al rifugio chiediamo rispettosamente permesso e se si potesse mangiar qualcosina…
Intanto fuori si scatena un bel temporalino, sugli scout e sulle bandiere di preghiere tibetane che caratterizzano il giardino del rifugio. 

..preghiere tibetane..

Mentre dentro si scatenano le fauci (tagliatelle ai funghi, orzotto e frico a volontarietà!), purtroppo NON allietati da quattro triestini che giocano la gioco delle banalità (ah! L’Italia è tutta bella.. e via dicendo..).
La conduttrice del rifugio intanto ci allieta tra bestemmie e leggende. Esempio:
All’arrivo degli scout inizia: “beh, ci sono gli scout, è ovvio che piova!”
E poi, scoperto che costoro, entrati dentro in rifugio stanno “pensando” se prendere qualcosa:
“Beh, staranno facendo la loro preghiera: la preghiera del Porco D**. Ogni volta entrano, non ringraziano nemmeno e se ne vanno senza consumare nulla!”
Capiamo dunque che è l’ora di ripartire. Per ora ha smesso di piovere, poi è tutta discesa, e per non renderla troppo facile allora ripiove. Ma ci riteniamo comunque fortunati e fino alla macchina è un’oretta allegra di discesa.
In macchina ci aspetta il cambio! E non dobbiamo neanche appannare i vetri, il desabillè in mezzo alla natura è molto “figli dei fiori”.
E poi giù, pit stop a Ovaro a mungere le mucche e a farci dare del formaggio e finalmente una bella cena in ottima compagnia di Annalisa e Clara, le nostre guide spirituali carniche.
Felici del buon mangiare e del buon bere si va a nanna: domani si va in Austria!

Mercoledì 10 agosto-venerdì 12 agosto: Austria, finalmente, con nipotine al seguito!
Tre giorni nel freddino (pure troppo), nei posti che la dolce consorte vuole visitare per il solo fatto che ci ho passato diverse estati e inverni al seguito degli avi più prossimi. Parco naturale, ma piove e fa freddo. 
..terra..

Quindi, a parte una escursioncina, ci trastulliamo tre giorni tra grigliate miste, birre a cascate, verde e soprattutto MUUUUCCCHIIIIIIII MUUUUUUUUU come dice la rampolla più giovane con notevole uso del vibrato finale. Segnaliamo delle Carpe spaventose e giganti, foto ricordo con marmotte impagliate e una barista che ricorda molto Frankenstein Junior. Scopriamo inoltre che le cucine chiudono alle 20.30. E su questo sono inflessibili! A buon intenditor, non solo pochi wurstel…

..selfie con marmotta!

..il lanciatore di sturalavandini..

Il resto è tutto in discesa, fino a:
sabato 13 agosto: che dormita!
e a:

domenica 14 agosto: il rientro nella dépendance fiorentina… 
Un po’ di riposo perché poi ci aspetta la settimana di vacanze toscane: non perdete la prossima puntata, altrimenti non saprete cosa si nasconde a Pontremoli…

..tappetino yoga per ricarcisi: 2 regali in uno..

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