lunedì 22 ottobre 2018

Vigolana Marathon Trail - 13 ottobre 2018


Pazzia. Letteralmente pazzia. 
Così dicevano ogni qualvolta raccontavo e spiegavo questa idea.
L'idea cioè di farmi coinvolgere da mio fratello e seguirlo in uno dei suoi trail.
Io che al massimo ho fatto 21km su strada e che vivo in città e senza macchina, dove cappero vado ad allenarmi?
Io che: e il tempo per allenarmi?
Io che comunque sono il primo a considerarla una pazzia..
Comunque a marzo ci iscriviamo per la marathon trail di Vigolana, 42 km da farsi il 13 ottobre 2018. Ok, ma dov'è Vigolana? O meglio, cos'è Vigolana? Scopro infine che è un altopiano e che si trova in Trentino.
Bene, sappiamo il dove e il quando. Manca il perché e il come..
Già, perché? Domanda ricorrente nei mesi che mi hanno separato da quello che via via è diventato un chiodo fisso che cerchi di ignorare, ma che è lì, in sottofondo, in un misto di attrazione, paura e repulsione.
E difatti passano i mesi e tu cerchi di non pensarci, e nel frattempo di prepararti comunque. Psicologicamente (a fare una maratona e a farla in mezzo a boschi con un dislivello di oltre 2000 metri), fisicamente (e vai a correre il più possibile verso l'alto), e tecnologicamente (zaino - ma come, devo correre con uno zaino in spalla??? -, e scarpe, e poi bastoncini, e l'alimentazione, e poi fischietti, mantelline, bicchieri e manca solo una pistola lancia razzi, e una muta da cani, no?).

Le ultime settimane sono state davvero interessanti dal punto di vista psichico. Non essendo riuscito ad allenarmi neanche come sommariamente programmato, la paura e addirittura lo stress, l'ansia da prestazione e il terrore della prima volta hanno raggiunto livelli tra il comico e il grottesco. Tipo preparare le scarpe tre giorni prima, alzarsi di notte avendo avuto l'incubo di inciampare in una radice in discesa, oppure avvertire dolorini che ti fanno dire, tra lo speranzoso e il finto dispiaciuto: "ecco, ora dovrò dare forfait"...
E invece i giorni passano e il gran giorno si avvicina, e comunque c'è da organizzare tutto, compresa la trasferta, l'alloggio, spostamenti, etc...
E tu fai finta di niente, come se l'indomani andassi come sempre al lavoro..
E invece..
Invece dormi poco, hai il terrore di non sentire la sveglia, ti massaggi di continuo le zone più a rischio e ricontrolli cento volte lo zainetto e le varie scorte alimentari, addormentandoti con il mantra "male che vada mi ritiro, male che vada mi ritiro"..

Poi suona la sveglia e scopri che è una giornata bellissima, che fa fresco ma non freddo, che alla punzonatura (parola appena entrata nel tuo vocabolario) e al controllo dei materiali tutti sono rilassati anche se si sente una strana energia nell'aria. Un misto di eccitazione, frenesia e gioia (con un pizzico di preoccupazione varia).

Poi partiamo (orgogliosamente ultimi) e in men che non si dica ci ritroviamo sopra le nuvole, a contemplare l'alba, e tutto acquista una senso e un perché. Il perché dell'Estetica, che dà significato al vivere: il perché che non ha una risposta tangibile.



L'obiettivo comunque è quello di arrivare in fondo senza farsi male e godendo della fatica, del paesaggio, della natura rigenerante.
E così facciamo, ci fermiamo addirittura a fare le foto, a cambiarci le magliette, a parlare con i fantastici volontari.



Andiamo insomma al di là della fatica, al di là dei blocchi mentali e in "sole" 6 ore riabbracciamo le mogli (che nel frattempo si sono fatte una bella passeggiata) e pastasciutta e birra..
Insomma, l'inizio perfetto per addentrarsi nel più autentico Spirito Trail.



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