Arrivare ad Anghiari oggi è stata una battaglia.
Sabrina è sveglia dalle 7 e ci vede come Capitan Uncino. Sospetta congiuntivite: ed è durissima avere accanto qualcuno che parla solo all'indicativo.. "io penso che sono stanca", "io credo noi essere da andare di là", etc... Comunque occhio non vede, piede non duole; e infatti le sue unghie non dolgono, forse perché, giustappunto, si è diretti ad unghiari (chiediamo scusa per la facile ironia).
Finalmente, per la prima volta, si parte all'ora prevista la sera, dopo aver colazionato abbondantemente con tanto di doppio caffè carpiato al salto. Anche oggi sulla carta sembrerebbe tappa semplice, ma dopo mezzora inizia a piovere e nel contempo inizia la salita. Ci trasformiamo in un batter d'occhio di Sabrina in pellegrini impermeabilizzati: io ricordo vagamente il fantasma dell'opera, coniugato felicemente con la strega Nocciola.
Per i non addetti ai lavori, gli impermeabili dei pellegrini hanno la simpatica caratteristica di essere antitraspiranti in maniera biunivoca, perciò se è vero che non ti bagni di pioggia, ti bagni di sudore poiché il tuo proprio sudore non trova vie d'uscita e crea all'interno un odoroso effetto condensa che uno può farci i disegnini come sui finestrini dei treni. Però Sabrina mi ha graziosamente omaggiato del suo bastone così che in salita sembravo Manuelo Di Cento!
Come ampiamente prevedibile, la pioggia cessa non appena finisce la salita, mentre ci addentriamo in un bellissimo marroneto (risultano famosi i marroni di Caprese Michelangelo) curato meglio del giardino di Boboli. Qui abbiamo notato come la gente che segna i cammini con le frecce sia incredibilmente alta (prego vedere foto).
Sulla mappa, più oltre, è segnalato un agriturismo/b&b dal nome evocativo de La locanda del viandante. Inizio già a sentire le papille gustative secernere acquolina al pensiero di una merenda a base di salumi e formaggi. Ahinoi il proprietario, seduto comodamente dietro una scrivania, ci informa che siamo capitati troppo presto (erano le 11) e che non c'era personale manco per farci un piatto di quei salumi che facevano bella mostra di loro nel bancone frigo alla sua sinistra. Dopo esserci chiesti perché non poteva alzare il deretano e affettarci un piattino degustativo (evidentemente i nostri euri non gli garbavano punto) e dopo aver fatto merenda con una mela e una arancia e dei biscotti mulino bianco con Banderas che faceva capolino dalla lista degli ingredienti, ripartiamo ci dirigiamo verso la meta seguendo la via maremmana (?) e scalando i monti Rognosi - nomen omen: una brutta gatta da pelare.Gli ultimi chilometri sono su una strada provinciale poco trafficata, ma chi passava in auto andava come alle mille miglia.. C'erano però dei simpatici cavalli che volevano venire con noi e una squadra di cacciatori alla volpe che si apprestavano al loro hobby.
Ad Anghiari siamo arrivati presto e la prima cosa da cercare era fondamentale: cibo! Addocchiamo una piadineria-friggitoria.. Ci buttiamo dentro ma veniamo informati che dobbiamo attendere: c'erano altre 3 o 4 piadine da fare e ci hanno messo circa venti minuti, d'altre parte erano solo in tre.. Ma noi eravamo arrivati presto e alla fine erano buone e allora a pancia piena (più o meno) tutto ridiventa relativo.
Scendiamo nella piazza centrale del caratteristico paesello toscano (dove è stato anche girato La ragazza di Bube con Claudia Cardinale e addirittura un film di Pieraccioni) per scoprire che qui, sopra la scritta O Roma o morte, c'è una statua dell'eroe dei due mondi, Beppe Garibaldi, che infatti, unica in Italia, indica Milano invece della capitale. Secondo i sottoscritti hanno semplicemente sbagliato ad orientarla.. O forse no.. Ai posters l'ardua sentenza.
Qui ci viene incontro una delle due sorelle del b&b figherrimo dove alloggeremo. Gentilissime ci fanno a vedere quello che in realtà è un mini appartamento grande come casa nostra con stupenda veduta sulla piana di Anghiari verso San Sepolcro. La tentazione di rinchiuderci dentro è forte, ma io sono letteralmente senza mutande e calzini (sabry mi presta un paio di calze, ma rifiuto i suoi slip) perciò urge trovare la lavanderia a gettoni che, chiaramente, sta nel punto più alto del paese, e che è popolata da strani esseri metà donne e metà massaie.
Mentre la lavatrice va noi si scende a provare il gelato artigianale (bleah) e soprattutto ad aspettare l'apertura della farmacia di turno per l'occhio per occhio della neoconiugata. Il farmacista, appena entra, le fa: si spogli. Poi le misura la pressione e altre cose che non so, infine le dà un collirio. Tuttora sono perplesso. Visitata la quinta farmacia in sei giorni risaliamo per mettere i panni non in Arno ma in asciugatrice. Scopriamo però che abbiamo sbagliato a programmarla per cui ci tocca stare provvidenzialmente (fuori piove) in compagnia delle dame di compagnia anghiaresi per un'altra mezzora. Finito perlomeno con successo l'asciugamento ritorniamo in paese per, finalmente, farci almeno una passeggiata nel particolarissimo borgo. C'è in corso una fiera di artigiani locali e io devo supplicare in ginocchio la dolce metà al fine di evitare che compri una lampada in ferro battuto alta quanto lei, che altrimenti avrei dovuto trascinare legata sul portapacchi dello zaino. Lei ha pietà di me e cede alle mie esigenze, cioè compriamo due panini alla finocchiona e alla porchetta e del pecorino locale da gustare, unitamente alla boccia di vino schietto, in solitaria cena romantica nel salotto del nostro alloggio. Di certo non abbiamo acceso la tivù: cenare guardando dalla finestra uno sfondo di Piero della Francesca non ha paragoni.
Malattia del giorno: a me fa male un dente, da cui il detto: occhio per occhio, dente per dente...
Mi alleggerite la vita oh sposini!
RispondiElimina:-)
..interessante lo sguardo vacuo tipico dell'uomo medio davanti alle pitture rupestri dell'antico popolo dei Dash..
RispondiEliminaChiedo scusa per la tarda risposta, ma la tecnologia non aiutava per nulla... Il Dash, quante emozioni e quanti ricordi...
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