mercoledì 28 settembre 2016

Vacanze Toscane, 15-20 agosto 2016

Quale miglior giorno per viaggiare se non Ferragosto?
Armati della miglior pazienza partiamo con l’amico treno alla volta di Piombino. In quei treni regionali dove lo spazio per i bagagli è un’illusione e il poggiatesta è comodo solo per un fachiro. Dove i turisti la fanno da padroni, allegri e felici, forse perché per loro è un viaggio che si fa una volta nella vita e a casa loro hanno anche dei treni comodi. Letteralmente seduto su una valigia e sommerso da un borsone inizia la settimana peggiore per i mezzi di locomozione, almeno per quanto ci riguarda. Già, perché a piedi, o in macchina, o in treno, sarà una settimana più da vacanze pasquali che vacanze estive…
Perlomeno dopo il cambio pisano e il saluto al mucco locale (MUUUUUU, e già ci mancano le nipotine) la discesa lungo la costa tirrenica è decisamente panoramica, con squarci di mare tra le gallerie e promesse di sole e tintarelle (a proposito, riusciranno i nostri eroi a cambiare colore e virare verso il caffellatte invece del color mozzarella smunta?).
Per quanto riguarda il sottoscrivente andare a Piombino è sempre una vacanza nel vero senso della parola. Servito e riverito, barba e capelli (si fa per dire), dai suoceri, le giornate si elevano all’ozio per eccellenza. Forse che anche Annibale a Capua abitasse presso i suoceri? “Costretto” a non aiutare in casa mi è possibile solo mangiare, dormire (sera, mattina e pomeriggio), leggere, andare al mare e passeggiare. Sarà per questo che mia moglie non mi ci porta spesso? Magari pensa che mi abituo male? Ai postini l’ardua sentenza…
Ad ogni modo la visita piombinese è almeno al 12% interessata; infatti già il mattino dopo rubiamo una macchina per tornare verso nord: destinazione Pontremoli!

..assaggio di Pontremoli. Foto di Anna, detto Carlo..

Fino a quest’anno, c’è da dire, Pontremoli era solo un nome mitico. Una città invisibile. Una via di mezzo tra l’Eldorado e Atlantide. La coniuge si ricordava il nome da quando ci passava in autostrada, prima della Cisa, per andare a Milan-l’è-un-gran-Milan. È venuto il momento di farle visitare tale gioiellino in tutta la sua (di lei) beltade. Il pretesto è dato da un antico amico (di modi e di data) che in visita italiana dalla sua magione albionica si ritrova, non si sa come né il perché, in Lunigiana, nell’alta vallata del fiume Magra (miticamente una delle sette vacche fuggite dall’Egitto).

..bellezze pontremoliane..

Ma bisogna arrivarci fin là! I piani di visitare città e/o luoghi intermedi tra Piombino e Pontremoli vengono via via disillusi più per il volere del mezzo di trasporto (che, come vedremo, non era ben disposto fin dalla partenza) che per la mancanza di volontà dei turisti viaggiatori. I quali, a loro colpa, v’è da dire che hanno la tendenza a caricare di piani troppo densi e fitti le uniche 24 ore date sia ai buoni che ai cattivi che a quelli di via di mezzo, come noi… Anche perché l’idea era di fermarsi solo in città o luoghi che iniziassero con la P: quindi Piombino, Pontremoli, Pisa, ma poi? Plymouth non era di strada, e Pechino abbisognava di una deviazione in risciò. Ergo nulla, unica fermata Pit-Stop all’autogrill. Mangiato l’ottimo panino (preparato dalla suocera, ergo mangiato sul marciapiede antistante l’autogrill stesso, che noi si sfrutta solo per i servizi antigenici, ed eventualmente per un occasionale Gratta e sta’ sicuro che perdi) siamo pronti per ripartire. Noi, la macchina verde-speranza un po’ meno.
Inizia quel rumorino sordo che non ti fa stare tranquillo, ma che speri prima o poi se ne andrà, anche perché sei all’altezza di Aulla (aulla,la,ulla,la,ulla,la-la) e ad Aulla non ci sono meccanici, e poi Aulla era là e noi ancora ululì. E comunque, finché non esce fumo dal motore si può stare tranquilli. Ci ripromettiamo comunque di farla vedere da un meccanico, una volta a Pontremoli (famosa per le statue stele, ma soprattutto per i meccanici). Giunti però all’una, i meccanici saranno senz’altro a pranzo, e anche noi pranziamo, in un giardino pubblico a caso, con gli avanzi dei panini di casa Masoli e la schiaccia di via Torino.
Visto che la mappa ci dice che il centro è vicino ci avventuriamo a piedi. Dopo dieci minuti che giriamo in tondo e ripassiamo davanti alla macchina, decidiamo stavolta che, forse, sì, vale la pena andarci direttamente con lei. Parcheggiamo su di un ponte medievale e lo attraversiamo (due fiorini) e girovaghiamo per la città, attraversata a sua volta da pellegrini lungo la via Francigena. Aspettiamo diligenti l’apertura dell’Ufficio Turistico (alle 15.00 in punto, meglio un minuto dopo che un minuto prima) sorseggiando un caffè al caffè letterario (già, perché Pontremoli ospita pure il premio Bancarella, che iniziò la sua storia nel 1953 premiando un oscuro scrittore che scrisse un ancora più ignoto romanzo breve). Mentre aspettiamo seduti al caffè contempliamo un babbo logorroico che però ci dà l’informazione di aver visto passare Zucchero Sugar Fornaciari in vespa (senza casco). Pensiamo: eh, vabbè.
Poi apre l’Ufficio Turistico e quindi, aspettato che la figliola deputata alle pubbliche relazioni finisca la telefonata con la mamma, ci facciamo dare le informazioni turistiche - andate a visitare il museo, il meccanico è dietro quel ponte – e si scala la collina del castello che ospita il Museo delle statue stele lunigianesi. Belle, misteriose, bel museo. Con l’Alberto Angela della Lunigiana che in circa 40 video si prodiga a spiegarci il mistero lunigianese, cambiando solo la giacca di video in video.

..le antiche e misteriose e archeologiche statue stele (io, tra l'altro, avevo capito Stelle) della Lunigiana; sembra che anticamente venissero dette "Minions"..

Inoltre troviamo anche dieci euro sotto una sedia: museo gratis e pensiamo sia il nostro giorno economicamente fortunello (sbagliando ancora una volta, peraltro).
Dopo il Museo decidiamo due cose: 1. Portare la macchina dal meccanico per sentirci dire che va tutto bene; 2. Aspettare l’amico Carlo che en passant menzionò di essere in arrivo alla stazione di Pontremoli da Brescia e fargli una carrambata di quelle memorabili.
Dato che il primo tentativo delle 14.30 ca. era andato a schifìo, visto che da Parma c’erano bus sostitutivi e tali bus erano orfani di Carlo, vi ritorneremo ben altre due volte. Aspettando e contemplando la corsa ciclistica amatoriale che per almeno tre ore fa il giro della città, sempre lo stesso, con ciclocorridori sempre più spompati. Una pena infinita. E anche un po’ di mal di mare.

..Pontremoli. Veduta. Una volta. Poi anche basta..

Se l’attesa di Carlo è snervante, almeno il meccanico ci riserva un po’ di brividi dicendo che la Coppa dell’Olio 2016 l’abbiamo vinta noi, ma che è già ora di cambiarla. E due ore e 20 punture di zanzare non basteranno, ci sarà bisogno di ritornarci l’indomani. Pertanto ritorniamo nella sala d’aspetto della stazione e il buon vecchio Carlo Brown arriva in tutto il suo splendore. Vestito come il cavaliere nero viene accolto dalla famiglia trionfante e da noi due in versione majorettes con lustrini e pallettes.

..il cavaliere bianco e il cavaliere nero..
Foto di Anna, detta Sabrina.

A questo punto siamo decisamente sfiniti e andiamo all’agognato agriturismo dal nome evocativo: Ca’ del Lupo. E difatti per arrivarci dobbiamo valicare passi infestati da briganti con la macchinina che può raggiungere al massimo i 30 km orari. Però il luogo è stupendo, come lo vorremmo; ma non lo vendono.
Allora ci facciamo la doccia e ci presentiamo per la cena. Poverini: abbiamo vinto a mani basse. Tutto ciò che ci hanno portato, dai testaroli al pesto al litro di vino, è stato spazzato avidamente, e senza dare manco una briciola al gatto curioso e interessato che ci coccolava con non certo nascosti secondi fini..
Barcollando raggiungiamo il letto e ci cadiamo dentro sprofondando in un sonno piombigno.
Il risveglio nel silenzio assoluto è sempre un’esperienza ultraterrena, non sai mai dove sei e se hai già per caso raggiunto l’aldilà (anche se ci sono diverse cose che vorrei portare a termine nell’aldiquà).
Poi realizzi che hai fame e scendi per una lauta colazione fatta in casa (interessante la marmellata di pomodori verdi, per fortuna non fritti).

..al mercato di Pontremoli..

Oggi dobbiamo passare la giornata con Carlo. Siamo venuti fin qua per questo. Prima però portiamo la macchina dal meccanico che ormai ci saluta con gioia e con un certo cameratismo e gliela lasciamo per tutto il giorno e per diversi copechi. Poi si va a raccattare Carlo il Bresciano nei pressi della statua di Pinocchio e iniziamo a cercare di passare il tempo mentre lui ci parla della sua vita idilliaca nella perfida Albione. Tra parchi sempre verdi e picnic domenicali in riva al fiume. Tra pub d’alto borgo e fish&chips succulenti.
Affabile affabulatore qual è, il tempo passa veloce a caccia di souvenir, in ricerca di una trattoria (curiosa la sua voglia morbosa di scaloppine), oppure un simpatico gelato in compagnia, o alla ricerca di un ponte medievale. Sempre aspettando la chiamata del meccanico. Quando arriva e la macchina è incerottata finalmente nel modo giusto, per festeggiare prendiamo due birre dal birrificio annesso all’officina (ah, l’avessimo scoperto solo 24 ore prima! Invece di stare in piedi a farsi divorare dalle temibili zanzare Esso – metti una tigre nel motore – avremmo potuto affogare nella birra le delusioni meccanicistiche), e andiamo su alla Ca’ del Lupo sorseggiandole avidamente adagiati nella frescura del giardino. Tanto che, cullate dalle parole mai banali, ma sempre proposte senza soluzione di continuità, le palpebre dello scrivente si chiudono beatamente, rincorrendo farfalle variopinte a forma di Opel Corsa tra le verdi vallate della lunigiana.

..gli uomini impegnati..

Ma l’amara realtà è che dobbiamo restituire il buon Carlo alla sua famiglia, non possiamo mica tenercelo come Damo di compagnia. E allora si va in un bel borgo vetusto dove ci intrufoliamo ad un’apertura di ristorante rubando avidamente pizze e dolcini e poi a una rievocazione medievale molto bella dove la fa da padrone lo gnocco fritto (con stracchino e salumi vari) e dove vediamo gli antichi mestieri (ne mancava solo uno, quello più antico), ma anche falchi, barbagianni, e addirittura galline, per la gioia di grandi e piccini.

..antico rito prepuziatorio lunigianese per rivederci presto. La mano evoca l'antico detto: CIAO DA PONTREMOLI che abbiamo spesso ritrovato nelle più belle cartoline locali..
Autofoto della macchina fotografica che si chiama Anna.

Dopo una giornata così e un addio strappalacrime non resta che dormire, riposare, sognare, per poi risvegliarsi e farsi guidare dalla macchinina e dalla moglie sempre provvida di consigli ottimi, abbondanti e provvidenziali, verso la Liguria, per un tuffo dallo scoglio di Tellaro (e un pranzo luculliano a base di pizze e schiacciate), prima del ritorno in Val di Cornia. La macchina fa la brava e c’è posto anche per un bagno al Quagliodromo!
E poi lauti banchetti in casa patriarcale e gelati dalla nuova gelateria aperta che propone prodotti locali: pinoli di San Rossore (timidi, ma buoni), melone della Val di Cornia, pesche della Val di Cornia, latte della Val di Cornia, palette di plastica della Val di Cornia, etc…

..la scoperta dell'Estate: Cala Moresca..

Gli altri giorni trascorrono così a Piombino: tutti in discesa e pacchia riposante, tra mare, panorama sull’Elba e companatico, prima del temutissimo shock da rientro che, al solito, ci dura fino al prossimo viaggio, lungo o corto che sia..

..uomo in mare: camminando verso l'Elba..

martedì 6 settembre 2016

Vacanze friulane, 6-14 agosto 2016

Il primo treno e via! Su in Friuli, dove tutti pensano che ci sia neve anche d’estate, montagne che manco l’Everest: e invece in Friuli c’è tutto: montagna, collina, pianura (ed è il nostro caso) e addirittura il mare (bruttarello, effetto brodino, ma c’è).
Soprattutto c’è la mamma che ci sfama e ci coccola, ah sì! Queste sono vere ferie! Per noi: un po’ meno per lei…
“Mammaaaaa! Dove hai messo i miei pantaloni per correre?”.
“Mammaaaaa! Ci fai delle tende per la casa? Un copri-tappetino yoga? Una tenda di fortuna? Un missile per andare sulla luna?”.

Domenica 7 agosto: Con le spalle così coperte ne approfittiamo per visitare luoghi ancora sconosciuti del Friuli. Fratello, cognata e nipotine in veste, rispettivamente, di chaffeur, dama di compagnia e nanette portafortuna e d’intrattenimento ecco che ci ritroviamo a: corsa in montagna (puff, pant), grotte di Pradis e pranzo dal ristoratore più antipatico delle Alpi e anche delle PreAlpi.
Già: a Clauzetto, balcone del Friuli (da lassù si vedono anche i Monti Euganei, e nelle giornate più terse anche la piramide di Chefren; quella di Micerino no perché è più piccola e si nasconde dietro quella di Cheope…), dove passiamo prima di corsa a piedi e poi di corsa in macchina, abbiamo la conferma che Google Maps in Friuli si arrende spesso e volentieri.  Hic sunt Peones…
Cercare il ristorante designato (I Mulinars) è impresa ostica, e non servono neanche ostriche! E neanche insalate (“Non siamo mica al McDonald’s!” E ce ne accorgiamo anche dal conto…).
Dall’abbuffata (si fa per dire) cerchiamo frescura nelle Grotte di Pradis, grazie anche al percorso segnalato da un adorabile omino dai capelli untuosi, come le sue maniere…

..la Grotta delle Madonne..
E poi giù ancora nel Medio Friuli, alla ricerca invano di uno spacciatore di formaggi per il babbo e di gelati per le nipotine. Come primo giorno siamo stracotti, è il primo sentore che forse abbiamo programmato delle vacanze un po’ troppo fitte (anche fritte, in certi frangenti austriaci).
Lunedì 8 agosto: Dopo i monti, mari! E allora giù a Lignano per una mostra del fotografo Fontana, mettere i piedi nel brodo primordiale lignanese e aspettare il volo dell’amico Cigno (detto Franco) in discesa planare verso la laguna e alla ricerca di una pizzeria che abbia un posto libero (la ricerca del mangiare si fa sempre più dura!) e che troviamo praticamente sotto una pensilina della fermata delle corriere. Poi concerto degli Afterhours (una scoperta duramente rock per la mogliettina) sulla sabbia e di corsa a nanna perché…

Martedì 9 agosto: Dopo i mari, monti! Su di nuovo oltre Forni Avoltri: oggi si va sul Volaia (lago+passo).
Sveglia prestino (ma non tanto), e rincuorati dal bollettino meteo e dei morti in escursioni montane, gentilmente offerto dal Padre padrone, decidiamo di informarci all’Ufficio Turistico di Forni. Anche lì ci sollevano il morale con storie di escursionisti salvati grazie solo all’intervento dell’elicottero; pertanto decidiamo che prima di partire sia meglio fare una colazione a suon di dolci fatti in casa: casomai fosse il nostro ultimo pasto, almeno che sia dolce…
Poi su fino al Volaia (e rifugio Lambertenghi), indi il famigerato sentiero Spinelli (che, giustamente, le nostre mentori, Clara e Annalisa, ci hanno ben consigliato di fare in salita e non in discesa), fino al rifugio Marinelli, per poi ridiscendere al Tolazzi. Questo giretto lo fanno anche di corsa, tre staffette, e quest’anno ci hanno messo un’ora e 15’: noi ci mettiamo il giorno intero… 
Su al Volaia ci sono le trincee, siamo sul confine. 

..Volaiaaaaa! Nel blu!
Brividi del vento gelido della storia (e delle nubi in avvicinamento) ci fanno propendere per andare subito al Marinelli, cercando di arrivare per pranzo (ci arriveremo alle 15). Lo Spinelli, che collega i due punti, non è semplicissimo, perché ci si deve un po’ arrampicare, lassù dove osano solo gli aquiloni. Tanto che incrociamo dei viandanti arresi che tornano indietro. Una di questi guarda la dolce consorte e la apostrofa così: “mi sa che vestita così non ce la fa a salire!”. Costei era bardata di tutto punto: materiale tecnico nuovo di pacca e senza una macchia, bastoncini telescopici, gps incorporato nella calotta cranica, torcia di soccorso, siero antivipera, maschera antigas e bombole di ossigeno di scorta modello K2. Noi: bastone procurato dal babbo la sera prima altrimenti destinato alla stufa di casa, giacca antivento della Società Calcistica Atletico Rizzi annata ‘78/’79 (e nessuno in famiglia ha mai giuocato per i Rizzi) di almeno tre taglie più grandi, uno zaino in due (portato non da me), io maglietta del tennis come materiale tecnico e pantaloni alla zuava per darmi un tono, occhiali da sole che uso per andare a correre e orologio cipolla anni ’80 (dell’Ottocento). Sabrina con sandalo (tecnico) e calzini, visto che siamo a confine con l’Austria. Felpa no, lasciata a Firenze o sul Cammino di San Benedetto. Il tutto condito da abbondante crema solare (altrimenti detta ‘pappone’) che basta un po’ di sudore e cola a gocce rigando il viso tipo Pierrot. 

..fashion trekking..
Ringraziamo per l’ennesimo incoraggiamento della giornata e ci diciamo: “vabbuò, siamo qui, ci si prova”. Intanto alle nostre spalle si avvicinano nuvolette fantozziane che serenamente valicano il confine (ma gli austriaci non dovevano tirare su dei muri?).
Bel belli, cammina cammina, ci troviamo ben presto davanti a un muro di pietra, ma con una scala a pioli e quindi, via su! Andiamo comunque prudenti (col senno di poi pure troppo, forse; ma intanto siamo qui a raccontarla…) e avanti, tra passamani, provvide radici che fanno da appigli (ah, l’importanza delle radici!) e scalini fatti apposta per noi. 


..il mio aquilotto..
Quando stiamo per arrivare finalmente in cima siamo frenati da un gruppo di temibili scout che si portano ogni una casa sulle spalle e piano piano cercano di guadagnarsi il paradiso…
Appena possibile si mette la freccia e li superiamo, ma fino alla vista del rifugio ci rimane il dubbio: non è che si sono accampati davanti alla segnaletica e quindi non abbiamo deviato dove dovevamo?
A questi dubbi amletici (e relativi improperi) si aggiunge una pioggerellina che inizia a rinfrescarci (non richiesta, ma va bene uguale) e quindi aumentiamo ancora il passo prima del diluvio, tra viste mozzafiato e fischi di marmotte.
All’arrivo al rifugio chiediamo rispettosamente permesso e se si potesse mangiar qualcosina…
Intanto fuori si scatena un bel temporalino, sugli scout e sulle bandiere di preghiere tibetane che caratterizzano il giardino del rifugio. 

..preghiere tibetane..

Mentre dentro si scatenano le fauci (tagliatelle ai funghi, orzotto e frico a volontarietà!), purtroppo NON allietati da quattro triestini che giocano la gioco delle banalità (ah! L’Italia è tutta bella.. e via dicendo..).
La conduttrice del rifugio intanto ci allieta tra bestemmie e leggende. Esempio:
All’arrivo degli scout inizia: “beh, ci sono gli scout, è ovvio che piova!”
E poi, scoperto che costoro, entrati dentro in rifugio stanno “pensando” se prendere qualcosa:
“Beh, staranno facendo la loro preghiera: la preghiera del Porco D**. Ogni volta entrano, non ringraziano nemmeno e se ne vanno senza consumare nulla!”
Capiamo dunque che è l’ora di ripartire. Per ora ha smesso di piovere, poi è tutta discesa, e per non renderla troppo facile allora ripiove. Ma ci riteniamo comunque fortunati e fino alla macchina è un’oretta allegra di discesa.
In macchina ci aspetta il cambio! E non dobbiamo neanche appannare i vetri, il desabillè in mezzo alla natura è molto “figli dei fiori”.
E poi giù, pit stop a Ovaro a mungere le mucche e a farci dare del formaggio e finalmente una bella cena in ottima compagnia di Annalisa e Clara, le nostre guide spirituali carniche.
Felici del buon mangiare e del buon bere si va a nanna: domani si va in Austria!

Mercoledì 10 agosto-venerdì 12 agosto: Austria, finalmente, con nipotine al seguito!
Tre giorni nel freddino (pure troppo), nei posti che la dolce consorte vuole visitare per il solo fatto che ci ho passato diverse estati e inverni al seguito degli avi più prossimi. Parco naturale, ma piove e fa freddo. 
..terra..

Quindi, a parte una escursioncina, ci trastulliamo tre giorni tra grigliate miste, birre a cascate, verde e soprattutto MUUUUCCCHIIIIIIII MUUUUUUUUU come dice la rampolla più giovane con notevole uso del vibrato finale. Segnaliamo delle Carpe spaventose e giganti, foto ricordo con marmotte impagliate e una barista che ricorda molto Frankenstein Junior. Scopriamo inoltre che le cucine chiudono alle 20.30. E su questo sono inflessibili! A buon intenditor, non solo pochi wurstel…

..selfie con marmotta!

..il lanciatore di sturalavandini..

Il resto è tutto in discesa, fino a:
sabato 13 agosto: che dormita!
e a:

domenica 14 agosto: il rientro nella dépendance fiorentina… 
Un po’ di riposo perché poi ci aspetta la settimana di vacanze toscane: non perdete la prossima puntata, altrimenti non saprete cosa si nasconde a Pontremoli…

..tappetino yoga per ricarcisi: 2 regali in uno..