Inizia il terzo turno della parte alta del tabellone femminile. Azarenka prosegue la sua corsa verso la finale, la Stosur difende il titolo, Laura Robson cerca conferme contro la top ten Li Na.
..oops, l'ho fatta grossa stavolta..
[1] VICTORIA AZARENKA (BLR #1) vs. [28] ZHENG JIE (CHN #28) – Arthur Ashe Stadium
Azarenka conduce 2-1 A chiudere il programma sull’Arthur Ashe Stadium, gli organizzatori hanno programmato la n. 1 del mondo contro la n. 28, la cinese Zheng. La questione è che sarà l’ultimo match della giornata, proprio dopo quella che potrebbe essere l’ultima partita di Andy Roddick. In quanti si fermeranno a vedere quella che con tutta probabilità sarà ancora un allenamento per l’Azarenka? Già, perché se negli scontri diretti Vika conduce solo per 2-1, c’è da dire che l’unico incontro vinto dalla Zheng risale al 2006 su terra rossa. L’ultimo match tra le due è stato invece sull’Hard di Tokyo: punteggio 6-1 6-1.Ancora una passeggiata di salute per Vika? [3] MARIA SHARAPOVA (RUS #3) vs. [WC] MALLORY BURDETTE (USA #252) – Arthur Ashe StadiumFirst meeting Terza partita sull’Arthur Ashe vedrà opposte per la prima volta la tigre siberiana contro Mallory Burdette, wild card statunitense del 1991 che finora ha decisamente ben figurato, considerando che è il suo debutto in un torneo dello Slam e che ha vinto i primi due turni entrambi in due set molto netti contro Timea Bacsinszky e la Hradecka. Sharapova non dovrebbe avere nessun problema: ma che bella soddisfazione per una poco più che ventenne americana giocare sull’Arthur Ashe contro Masha! Buon divertimento Mallory! A te che porti il nome di una vincitrice degli US Championships: Bjurstedt “Molla” Mallory, vincitrice per otto volte del titolo tra il 1915 e il 1926; che ti sia di buon auspicio. [31] VARVARA LEPCHENKO (USA #32) vs. [7] SAMANTHA STOSUR (AUS #7) – Arthur Ashe Stadium Lepchenko leads 1-0 (first tour-level meeting) Aprirà il programma odierno sull’Arthut Ashe la detentrice del titolo, Sam Stosur, contro l'americana Lepchenko. Le due si sono incontrate nel 2007 in un torneo minore sulla terra: 7-6 6-1 per la 26enne statunitense. Varvara è alla sua migliore edizione degli US Open, prima aveva raggiunto solo un secondo turno nel 2006. Gradisce decisamente di più la terra, visto che quest'anno l'abbiamo vista al quarto turno del Roland Garros. Esattamente l'opposto della Stosur, che quindi sarà la favorita per oggi. [9] LI NA (CHN #8) vs. LAURA ROBSON (GBR #89) – Louis Armstrong StadiumFirst meeting Apre sul Louis Armstrong l'incontro forse più interessante del tabellone femminile. Dopo aver dato un grosso dispiacere al tennis rosa interrompendo al secondo turno l'ultimo torneo di mamma Kim, Laura Robson dovrà confrontarsi con Li Na, che darà sicuramente più grattacapi alla giovane inglese rispetto alla Clijsters che persa nei pensieri di ritiro ha concesso troppe sbavature. La Robson era incredula a fine partita, eppure ha giocato decisamente bene, tenendo testa a una veterana del circuito, rispondendo magnificamente e servendo in maniera molto solida e sicura.Continuerà la corsa di Laura Robson? Dipenderà da come imposterà la partita Li Na. Dovrà evitare di metterla in palla come ha fatto la Clijsters giocando in maniera troppo piatta. Match interessante in cui l'inglese parte da sfavorita, ma può fare il colpaccio... Pubblicato su Ubitennis e Vavel il 31 agosto 2012 http://www.ubitennis.com/sport/tennis/2012/08/31/765580-sara_ultima_roddick.shtml
MARIA JOSE MARTINEZ SANCHEZ (ESP #108) vs. [4]
SERENA WILLIAMS (USA #4) – Arthur Ashe Stadium
Williams leads 3-0
Programmato come terzo incontro sull’Arthur
Ashe, il match di Serena si presenta come un ottimo rodaggio verso la rincorsa
al quarto titolo dello Slam americano. La favorita alla vittoria finale si
ritrova di fronte la
Martinez Sanchez che ha già battuto due volte, sia sulla
terra che sull’Hard, l’ultima volta due anni fa a Sydney con un perentorio 6-1
6-2. La trentenne spagnola non ha mai superato il terzo turno in uno Slam,
mission impossibile quest’oggi per lei. Tanto più che viene da una stagione
costellata da molteplici infortuni, anche se impreziosita dalla vittoria in
doppio a Eastbourne. Serena invece ha un conto in sospeso con gli US Open,
torneo che ama, ma che negli ultimi anni le ha riservato delle delusioni
provenienti più da fattori ambientali (si vedano le innumerevoli querelles con
gli arbitraggi) che dalle altre giocatrici. Serena è determinata a vincere
questa edizione, per ingioiellare ulteriormente la sua ennesima stagione
strepitosa.
[6] ANGELIQUE KERBER (GER #6) vs. VENUS
WILLIAMS (USA #46) – Arthur Ashe Stadium
Kerber leads 2-1
Ultimo match a chiudere il programma
sull’Arthur Ashe, vede Venus sfavorita sulla carta. La Kerber è in fiducia:
quest’anno è arrivata in finale a Cincinnati e ha vinto gli ultimi due
confronti diretti, il primo sulla terra blu di Madrid 6-4 6-1, l’ultimo alle
Olimpiadi con due tie-breaks. Venus avrà dalla sua l’esperienza e soprattutto
il pubblico: basterà per far avanzare la maggiore delle Williams? Vedremo
quella che sarebbe potuta essere la finale di Cincinnati, visto che Venus ha
perso dalla Li Na in semifinale; dipenderà molto dalla condizione fisica di
Venere e dalla determinazione della tedesca.
VERA DUSHEVINA (RUS #104) vs. [10] SARA ERRANI
(ITA #10) – Grandstand
First meeting
Quarto e ultimo match sul Grandstand, la
migliore delle italiane attualmente in circolazione si trova davanti un
ostacolo non insormontabile. La 25enne russa non raggiunge il terzo turno degli
US Open dal 2007, torneo che tra gli Slam le ha regalato le migliori
soddisfazioni, Sara perciò dovrà fare un match attento e non concedersi le
pause di intensità che hanno caratterizzato il suo primo turno. L’anno scorso la Errani uscì al primo turno,
ora ha la possibilità di andare avanti, vedremo quanto. Le due giocatrici non
hanno mai incrociato le racchette sino ad oggi: questa potrebbe essere
un’incognita per l’italiana, ma anche l’ennesima prova di maturità di un 2012
eccezionale.
YAROSLAVA SHVEDOVA (KAZ #45) vs. [20] ROBERTA
VINCI (ITA #19) – Court 11
Vinci leads 1-0
Penultimo match sul campo 11, Roberta Vinci
incontra la kazaka Shvedova che battè l’anno scorso sulla terra di Barcellona
per 6-1 6-4.
Ottima doppista (ha vinto il titolo degli US
Open nel 2010 con la King),
la Shvedova
ha battuto Sara Errani nell’ultima edizione di Wimbledon compiendo anche un
golden set e raggiungendo il quarto turno: a Robertina il compito di vendicare
l’onta della compagna di doppio.
A Cincinnati la kazaka ha raggiunto il secondo
turno in cui ha dovuto ritirarsi per un malore. Sarà un cliente scomodo per la Vinci, e probabilmente un
match divertente vista l’anima doppista che alberga in entrambe. Visti poi gli
ultimi risultati della tarantina, e facendo i doverosi scongiuri, siamo
fiduciosi in un’ottima e vincente prestazione tricolore.
Preview dei principali match del tabellone femminile in scena quest’oggi da New York. Azarenka difende la corona di regina WTA, la Stosur difende il titolo, ma è Romina Oprandi che seguiremo, opposta alla francese Marion Bartoli.
..cheeeese!
Day 3 agli US Open per il tabellone femminile. In programma i primi match del secondo turno della parte alta del tabellone. Come accade in questi casi, molti saranno i primi incontri tra giocatrici: insidiosi test per le teste di serie, ma dal pronostico comunque abbastanza chiuso.
Vediamo gli incontri più interessanti:
[1] VICTORIA AZARENKA (BLR #1) vs. [Q] KIRSTEN FLIPKENS (BEL #133) – Arthur Ashe Stadium
Primo incontro
Apre le danze sull’Arthur Ashe Stadium il primo incontro tra l’attuale n. 1 del mondo e la qualificata belga Flipkens, n. 133. Incontro quasi di allenamento per Vika che agli US Open ancora non ha raggiunto i quarti: imprescindibile traguardo per mantenere la posizione di vetta. Troppa la differenza in campo per sperare in un risultato a sorpresa: la 26enne belga agli US Open non ha mai raggiunto il terzo turno. Ci riproverà il prossimo anno.
[3] MARIA SHARAPOVA (RUS #3) vs. LOURDES DOMINGUEZ LINO (ESP #78) – Arthur Ashe Stadium
Primo incontro
Anche a Masha spetta un incontro dolce come una caramella sulla carta contro la 31enne spagnola Dominguez Lino (best ranking: n. 40). Masha vinse nel 2006 gli US Open, conosce bene questi campi, ma è reduce dai ritiri di Montreal e Cincinnati dopo l’argento olimpico. Continua per lei la rincorsa al n. 1: Serena Williams permettendo è forse l’unico serio pericolo per l’Azarenka sui campi Hard…
ALIZE CORNET (FRA #50) vs. [5] PETRA KVITOVA (CZE #5) – Louis Armstrong Stadium
First meeting
Sul Louis Armstrong si incontrano per la prima volta l’ex speranza da top ten del tennis francese e Petra Kvitova. La francese ha raggiunto per due volte il terzo turno agli US Open, cercherà di eguagliare questo risultato, ma contro la Kvitova appare missione quasi impossibile. Vediamo se Petra confermerà gli alti e bassi vertiginosi che caratterizzano la sua stagione. Match comunque dal pronostico chiuso perché la Kvitova è reduce da un ottimo mese sul cemento nordamericano con la vittoria a Montreal e New Haven, e la semi di Cincinnati; con il titolo degli US Open si porterebbe a casa un assegno extra di un milione di dollari messo in palio per la campionessa annuale del tour estivo americano. Difficile che la Cornet si frapponga a tante motivazioni…
[Q] EDINA GALLOVITS-HALL (ROU #135) vs. [7] SAMANTHA STOSUR (AUS #7) – Louis Armstrong
Primo incontro
Continua la difesa del titolo per la Stosur contro la 27enne qualificata Gallovits-Hall, al suo miglior risultato nello Slam della Grande Mela e già battuta quest’anno a Palermo da Sara Errani al primo turno. Pronostico blindato. Solo la Stosur può far perdere sé stessa, mina vagante sempre presente nei match dell’australiana.
[9] LI NA (CHN #8) vs. CASEY DELLACQUA (AUS #92) – Grandstand
Li Na conduce 3-0 gli scontri diretti.
Favorita la cinese che ha 84 posizioni di vantaggio in classifica sulla 27enne australiana. Tre incontri favorevoli alla Li, due dei quali sull’Hard Court, seppur datati 2004 e 2005. La cinese è reduce da due grandi settimane in cui ha vinto il titolo a Cincinnati battendo Venus, la Radwanska e la Kerber e ha raggiunto la finale a Montreal. Agli US Open cerca di raggiungere almeno un quarto di finale che le manca dal 2009, in cui perse dalla Clijsters. Le premesse sono buone e molto probabilmente non sarà la Dellacqua a fermarla oggi.
[11] MARION BARTOLI (FRA #11) vs. ROMINA OPRANDI (SUI #56) – Court 11
Primo incontro
Forse il match più interessante della giornata. Anche perché la Oprandi è una ex azzurra, la seguiamo tutti ben volentieri. Romina cercherà di impedire alla Bartoli di proseguire nel torneo e raggiungere i quarti di finale, unico Slam in cui non ha raggiunto tale traguardo. La Bartoli non sta vivendo un 2012 particolarmente esaltante, perciò confidiamo nel fatto che Romina può pensare a migliorare il proprio curriculum con una buona prestazione senza dover fare la partita della vita. Sarà sicuramente in fiducia dopo aver battuto la Petkovic al primo turno. L’anno scorso l’italo-svizzera fece il suo miglior risultato in questo Slam perdendo dalla Pennetta al secondo turno: confidiamo in un miglioramento, almeno in un terzo turno, come il risultato dei suoi Australian Open di quest’anno. Nel 2012 ha vinto due titoli del circuito ITF, uno dei quali proprio a New York.
LAURA ROBSON (GBR #89) vs. [23] KIM CLIJSTERS (BEL #25) – Arthur Ashe Stadium
Primo incontro
La più giovane delle top 100, la diciottenne inglese Laura Robson, contro una veterana del circuito, seppur giovane 29enne, al suo ultimo torneo. Pronostico chiuso, ma sarà tutta esperienza per la speranza inglese che è al suo secondo secondo turno in due apparizioni nel main draw americano. Niente male. Vedremo se riuscirà a fare una sorpresa ai tifosi inglesi, seppur dando una cocente delusione, l’ennesima della stagione, ai supporters di mamma Kim. Già, perché per l’ultimo anno della Clijsters contavamo in risultati ben più consistenti per la belga e non solo la semi degli Australian Open. Bloccata da qualche acciacco e da qualche giovanotta in tornei come Wimbledon, Kim si starà certo godendo con già un po’ di nostalgia questi turni dello Slam americano vinto nel 2005, nel 2009 e nel 2010.
Altri match di giornata:
[31] Varvara Lepchenko (USA) vs. [Q] Anastasia Rodionova (AUS)
[WC] Mallory Burdette (USA) vs. Lucie Hradecka (CZE)
Nadia Petrova (RUS)[19] vs. Simona Halep (ROU)
Magdalena Rybarikova (SVK) vs. Jie Zheng (CHN)[28]
Kristina Mladenovic (FRA) vs. Anastasia Pavlyuchenkova (RUS)[17]
Aleksandra Wozniak (CAN) vs. Lucie Safarova (CZE)[15]
Yanina Wickmayer (BEL)[25] vs. Pauline Parmentier (FRA)
Kristyna Pliskova (CZE) vs. Mandy Minella (LUX)
Segnaliamo anche l’esordio sul Grandstand del doppio femminile attualmente più forte al mondo: Lindsay Lee-Waters (USA) / Megan Moulton-Levy(USA) vs. Serena Williams (USA) / Venus Williams (USA)
Pubblicato in parte su Ubitennis il 29 agosto 2012
The doctor is in – Oggi parleremo del piacere che procura a,
se non tutti, certi lettori la lettura in serie o delle serie.
..anche 5 centesimi fanno..
È morbo antico e abbastanza comune e in comune: il morbo latente
delle letture seriali, in entrambe le sue forme.
1. La forma semplice prevede la completa dedizione di un
lettore all'autore: può raggiungere gradi di fanatismo tifoideo.
2. La forma un po’ più complessa prevede la completa
dedizione a una saga, a una serie, a un personaggio: può portare a forme
maniacali alla Misery o alla John Lennon, nella duplice versione di carnefice e
di vittima.
La prima forma – lettore attaccato all’autore – è quella più
riconosciuta e riconoscibile. Ditemi da quale labbra d’autore pendete e vi dirò
chi siete. Però ora, in questo momento: quello che non piaceva prima piace ora;
quello che piace ora non piacerà poi. Chi non ha avuto il momento Hemingway in
adolescenza? C’è poi chi ha passato la crisi acuta di Moccia. Chi è rimasto
frastornato dall’attacco Dan Brown e ne è uscito disorientato. Chi rincorre
l’autore per uno sguardo, un autografo e rimane disilluso dall’incontro. Chi
come Misery vede nell’autore il personaggio e lo rinchiude a tutti i costi nel
suo mondo.
Rimedi: non aprite più quel libro! Scrivetene uno vostro, così non
avrete problemi a identificarvi con l’autore e magari cercate di uscire dallo
scantinato una volta al giorno. Andare alle Poste Italiane a fare un versamento,
possibilmente in bus, è sempre un’ottima soluzione per ritornare alla dura
realtà.
La seconda forma – lettore attaccato al personaggio o alla
serie – è più subdola. Spesso è indotta. Lo scrittore stesso ne viene
contagiato e non riesce a uscirne, prigioniero e guardia lui, prigioniero e
guardia il personaggio.
Harry Potter, Salvo Montalbano: tutto nasce con Sherlock
Holmes (o con Ulisse o con Orlando).
È un bisogno umano, come il mal di testa: difficile farlo
passare se non con una terapia d’urto.
Rimedi: non c’è rimedio, come il raffreddore passa da solo;
poi vi rimane una sensazione di vuoto, addirittura piacevole, come la vertigine.
Lettore conosci te stesso.
Proprio come ogni malattia che si rispetti, dopo ogni
attacco di questo morbo che è latente, ritorna, scompare, ma non vi abbandona
mai, sarete immunizzati da un autore o da un personaggio e saprete che il
vostro gusto è cambiato. Non tutte le malattie vengono per nuocere, ma chi si
vuole poi davvero ammalare?
Cosa manca a Milos Raonic per raggiungere i primi dieci? Come può perdere da Wawrinka dopo aver dominato il primo set a Cincinnati? Rileggiamo il 2012 del canadese per capire a che punto è la sua formazione tennistica.
..linguetta furbetta..
Era uno dei più attesi sul cemento
nordamericano che prepara gli US Open. Non si può dire che abbia fallito, ma
probabilmente poteva fare di più.
Milos
Raonic è forse l’unico tra i più giovani del circuito ad avere concrete
possibilità di affermarsi a livelli altissimi nel breve periodo. Gli altri,
Tomic e compagnia bella, sembrano ancora in fase iniziale di maturazione: Milos
dà la sensazione di essere in fase di rifinitura. Ma… finora continua a
smentirci, fermandosi sempre un passettino prima del definitivo exploit.
Il suo 2012 è paradigmatico del giovane
tennista dalle grandissime potenzialità, ma ancora in formazione: ripercorriamo
un po’ la sua storia e poi i risultati di questa stagione.
Milos è
nato nel dicembre 1990 in
Montenegro, all’età di 3 anni si spostò con la famiglia in Canada e ora ha la
residenza a Montecarlo. Si allena spesso a Barcellona con il tecnico Galo
Blanco che lo segue dalla fine del 2010. Ora, a 21 anni si ritrova n. 16 del
mondo ed è il suo best ranking: a fine 2010 era n. 156, una cavalcata
impressionante considerando che in questo anno e mezzo ha pure subito una seria
operazione all’anca che lo ha fermato da Wimbledon 2011 a inizio 2012.
Il 2012 inizia bene con la vittoria a
Chennai, senza perdere mai il servizio.Agli Australian Open perde, contro
pronostico, da Lleyton Hewitt al terzo turno; vedremo come
questo risultato sia la spia delle noti dolenti che notiamo in Milos. In
febbraio si sposta a San José, California per vincere quel torneo su Istomin.
Poi inizia la prima parte della stagione del cemento americano: a Miami si
ritira prima del terzo turno, dove avrebbe affrontato Murray; a Indian Wells
perde, in tre set, da Federer.
Sulla terra rossa perde al primo turno
del torneo monegasco, a Barcellona però arriva in semifinale battendo Andy
Murray. A conferma chela terra rossa non sia esattamente il suo
territorio di conquista, a Roma perde dal tedesco Mayer al
primo turno, in preparazione di un Roland Garros che lo vede arrivare alla
terza partita e cedere, lottando per 5 set, allo specialista Juan Monaco.
Arriva l’erba, immaginiamo con un
sospiro di sollievo per il canadese, ma le cose non vanno come ci si
aspetterebbe. Nonostante un buon torneo preparatorio ad Halle dove perde,
ancora in 3 set, da Federer, a Wimbledon le cose non girano nel verso giusto ed
esce per mano di Sam Querrey.
Nel secondo Wimbledon della stagione, le Olimpiadi, Raonic sarà invece protagonista di un epico incontro al secondo turno, ancora perdente però, stavolta contro Tsonga: 6-3; 3-6; 25-23 lo score finale.Dopo questa battaglia Milos rilascia un’intervista in cui dichiara di sentirsi lì, a ridosso dei migliori, di aspettare pazientemente di avere la forza mentale per far suoi i punti importanti, quello che gli manca per raggiungere la top-10. Per il momento dice di concentrarsi sulle cose che può controllare, ovvero sé stesso e il suo gioco, poi c’è da pazientare e cercare di cogliere le occasioni che gli si presentano. Amen. Dopo l’esperienza olimpica arriviamo a questo agosto: nel torneo di casa vince finalmente la sua prima partita del tabellone principale canadese, gioca bene durante la settimana, ma esce ai quarti per mano dell’altro grande bombardiere del circuito, John Isner: 7-6 (9), 6-4 eRaonic scontento non del gioco espresso in settimana, ma scontento della performance di quella partita lì.
A Cincinnati, ed è materia di qualche
giorno fa, vede sbarrata la strada delle semifinali, dove avrebbe trovato di
nuovo Federer, da un Wawrinka in ottima forma. Eppure il primo set è stato
dominato da Raonic, che però poi si è accontentato di tenere il proprio
servizio senza essere troppo propositivo nei turni dello svizzero minore. Di
certo Roger ha preferito affrontare l’amico Stan piuttosto che il canadese che
lo ha messo in difficoltà ogni volta che lo ha incontrato in stagione. Già,
perchéMilos ha un gioco particolarmente indigesto
al n. 1 del mondo: gran servizi, poco ritmo negli scambi, poca manovra e tutto
basato sull’uno-due, servizio e dirittonello specifico.
Il quarto di finale di Cincinnati più di tutti è sintomatico di quello che manca ancora al giovane Raonic per raggiungere i migliori dieci, non nella classifica ATP, ma nella mentalità vincente.A parte qualche lacuna tecnica, ad esempio il rovescio è ancora troppo incerto rispetto al devastante diritto e contro Wawrinka si è visto come stia cercando di lavorare sul back,manca l’inspiegabile (nel senso che non si può insegnare) “clic” che scatta nella testa di buonissimi giocatori e li trasforma in campioni. Contro lo svizzero, dopo il primo set preso senza fatica, ci si sarebbe aspettati una maggiore aggressività per ammazzare la partita, per non dare tempo a un ottimo giocatore con esperienza come Wawrinka di organizzarsi e preparare contromisure efficaci: e invece Raonic sembrava di essere in posizione d’attesa. È stato il difetto che lo ha accompagnato nel 2012: ha perso infatti soprattutto con gente di maggiore esperienza come Tsonga, Federer, Hewitt, Mayer, Isner; insomma, vecchie volpi del circuito che hanno approfittato del vero punto debole del canadian: la giovane età. Con Blanco(peraltro ex giocatore di scuola tipicamente spagnola, praticamente quanto di più opposto ci possa essere tatticamente e tecnicamente allo stile del canadese)sta lavorando sulle questioni tecniche, tattiche e probabilmente anche fisiche, con quell’altezza difficile da gestire e quindi la poca propensione alla terra, rossa o verde che sia; per il salto di qualità mentale forse ha ragione lui: c’è da avere pazienza, è il giovane del circuito con maggior consapevolezza e voglia di migliorarsi, agli US Open sarà una mina vagante, forse anche per sé stesso.
Articolo pubblicato su Ubitennis il 20 agosto 2012
TENNIS - Nei mondiali ITF under 14 gli USA vincono tra i ragazzi, la Slovacchia tra le ragazze. Italia quest’anno non qualificata.
È un’estate 2012 particolare per il tennis. Wimbledon e le
Olimpiadi hanno attratto su questo sport luci e riflettori fortissimi. Un
testimonial come Federer, con le sue rivalità tennistiche, la sua classe e il
suo comportamento modello fuori e dentro il campo, ha fatto in 10 anni
promozione per il tennis come forse nessun altro mai.
In molti si pongono il problema del dopo Federer, con Nadal
alle prese con infortuni, Djokovic che fatica un po’ a confermarsi il
tritatutto del 2011, Murray che inizia solo ora a vincere. È un problema che
non riguarda solo i vertici del tennis mondiale, maschile e femminile, ma tutto
il movimento. Si pensa ci sia un reale pericolo che il tennis possa perdere
visibilità, ma soprattutto possa perdere ragazzini appassionati: il vero motore
(anche economico) di ogni disciplina sportiva.
Ecco perché sono importanti le manifestazioni come quella
tenuta a Prostejov, in Repubblica Ceca, dal 13 al 18 agosto. Sono le World
Junior Tennis Finals. Una competizione riservata a squadre nazionali di
giocatori under 14, nata nel 1991 sotto l’egida dell’ITF, la Federazione
Internazionale Tennis.
Da quattordici anni consecutivi la località ceca ospita i
futuri (almeno nei loro sogni) campioni, mentre precedentemente la competizione
si svolgeva in Giappone. Sedici squadre femminili e sedici squadre maschili si
sono sfidate nell’ultima tappa della competizione che nel corso dell’anno ha
previsto sfide zonali per determinare gli ultimi sedici sfidanti; ben 176
squadre di 94 nazioni si sono affrontate per raggiungere le Finali.
Il format prevede quattro gruppi di quattro squadre per le
eliminatorie che danno ai vincenti il gruppo l’accesso alle semifinali; le
altre squadre competono comunque tra loro per un posto nella classifica finale.
Tutti gli incontri si svolgono con la formula dei due singolari e di un doppio.
Diamo i risultati delle finali con i ragazziUSA, testa di
serie n. 1, che si impongono sulla Corea, campione uscente, per 2-0:
Michael Mmoh (USA) d. Yun Seong Chung (KOR) 64 63
Francis Tiafoe (USA) d. Duck Hee Lee (KOR) 75 64
Le ragazze della Repubblica slovacca hanno invece battuto le
inglesi per 2-1:
Tereza Mihalikova (SVK) d. Jazzi Plews (GBR) 76(2) 46 75
Gabriella Taylor (GBR) d. Victoria Kuzmova (SVK) 61 64
È interessante notare, analizzando i partecipanti delle
finali che potete trovare sulla pagina dedicata dell’ITF
http://www.itftennis.com/juniors/ , come ci sia un forte investimento da parte
degli USA nella ricerca di tennisti che possano sostituire Roddick, ma anche
gli inglesi stanno cercando faticosamente un esponente in grado di accompagnare
Murray sui campi più importanti del mondo. Continua poi la tradizione dell’est
Europa soprattutto in campo femminile e nuovi sono invece i Paesi dell’Oriente
(Taipei, Corea e Giappone su tutte) che tentano di proporre anche nel tennis
una nuova corrente.
A margine delle gare i ragazzi hanno anche partecipato a
forum educativi sui loro diritti, sul mondo che circonda il tennis come gli
agenti, i media e il ruolo delle federazioni. Da questi ragazzi ogni
federazione si aspetta molto, anche perché le annate passate hanno visto
partecipare futuri campioni come Nadal, Djokovic, Murray, Clijsters, Zvonareva,
Mauresmo, Henin, Roddick, Gasquest, Tsonga, e più recentemente Nishikori,
Donald Young, Quinzi. È lecito guardare dunque a questi nomi con la curiosità
di vedere se qualcuno prima o poi farà il grande balzo verso il vertice delle
classifiche mondiali.
Purtroppo quest’anno l’Italia non si è qualificata tra le 16
nazioni delle Finals, ma ricordiamo che in questo torneo abbiamo un buon
palmares: nella prima edizione, quella del 1991, abbiamo perso in finale; nel
1994 abbiamo vinto con Federico Luzzi a guidarci in finale contro il Belgio di
Xavier Malisse e Olivier Rochus. Abbiamo poi rivinto nel 2006 e siamo arrivati
in finale nel 2010 con Gianluigi Quinzi in squadra.
L’albo d’oro femminile è invece un’impressionante elenco di
nazioni est europee, intervallate un po’ dagli USA.
Aspettiamo anche noi che qualche nostro giovanissimo
tennista sfondi nel tennis dei grandi, incrociando le dita e spronando non solo
i ragazzi, ma soprattutto chi li guida, perché si possa ottenere buoni
risultati nel rispetto di questi giovani innamorati di tennis. Pubblicato su Ubitennis il 19 agosto 2012 http://www.ubitennis.com/sport/tennis/2012/08/19/760149-alla_ricerca_nuovo.shtml
TENNIS - I leggendari Quattro Moschettieri: Jean Borotra, Jacques Brugnon, Henri Cochet e René Lacoste; Vinsero un totale di 20 Slam in singolo e 23 in doppio! Per
sostenerli la Federazione francese costruì quello che sarebbe poi
diventato lo stadio Roland Garros e dedicò loro la Coppa più importante che ci si possa contendere in Francia, la Coupe des Mousquetaires.
..I Quattro Moschettieri, poi diventati Coppa..
So di scrivere a un pubblico di appassionati e
super-esperti (perdonate la captatio benevolentiae) e quindi tutti voi
saprete come si chiama e a chi è dedicato il trofeo del Roland Garros.
Se non lo sapete, ecco una presentazione d’eccezione:
Forse perché il mio approccio con la
storia del tennis e con il tennis di carta è stato sulle orme di
Clerici, ma questo periodo e questi personaggi mi hanno catturato con un
vero e proprio coup de foudre.. Spero che per i pochi che non li
conoscono sia un’introduzione a questa bella pagina di sport; per chi
già li conosce, spero di regalare qualche piccolo aneddoto.
Cercando materiale su questo tema, m’imbatto in un articolo di Gianni
Clerici su La Repubblica del 10 agosto 2008, in cui, festeggiando
l’uscita di un libro su Lacoste (che cercherò di procurarmi e di
presentarvi), il nobile scriba ricordava la nascita del suo
libro Divina, dedicato a Suzanne Lenglen, ovvero di come lui, grazie
alle frequentazioni dei quattro in questione volesse dedicar loro un
libro, e di come questi lo indirizzarono piuttosto verso il personaggio
Suzanne, indicandola come la loro precorritrice…A prescindere
dalla loro storia personale (che racconterò nelle prossime settimane) e
delle loro vittorie in singolare, questi quattro signori costruirono non
solo una squadra vincente in Davis e nei vari tornei di doppio a cui
parteciparono, ma scrissero pagine di storia e di leggenda del nostro
sport, e anche della società del tempo e di quella a venire.
Perché sono famosi? Perché miscelati assieme furono una squadra di Davis imbattibile per oltre sei anni,
e perché tra loro erano i più diversi uomini e giocatori immaginabili…
Insieme, come i Quattro Moschettieri (tre più uno, per essere precisi),
mostrarono doti di unità e volontà tali da renderli tuttora famosi.
Negli anni Venti furono così chiamati dalla stampa, anche perché in
quell’epoca uscì un film che adattava al cinema il capolavoro di Dumas!
I quattro compagni sono, in ordine alfabetico:
Jean Borotra (1898–1994)
Jacques Brugnon (1895–1978)
Henri Cochet (1901–1987)
René Lacoste (1904–1996)
Jean Borotra, il Basco Salterino (come Clerici
traduce, l’inglese “The Bounding Basque”, «le basque bondissant») viveva
e giocava di corsa, giocando a mille sport diversi. Sempre a rete,
balzava da un punto all’altro del campo, la tecnica e la potenza non
erano solidissime, ma l’agilità e la corsa lo rendevano “impassabile”.
Totò Brugnon era il collante, il grande doppista che
giocando nell’ombra faceva risaltare le luci dei compagni. Fu scelto
dal padre di Suzanne Lenglen, tra cento candidati, a compagno di doppio
misto della Divina.
Henri Cochet, lionese, invece, non amava e non
poteva allenarsi, impegnato com’era nell’azienda di famiglia. Lo
sorreggevano, più che la potenza, le intuizioni geniali che, a detta dei
cronisti, sul campo non lesinava.
Renè Lacoste, nato a Parigi, è il più conosciuto:
era freddo e razionale, costruì il suo gioco scientificamente e giocava,
si direbbe oggi, come un computer.
Ecco, prendete questi campioni, miscelati per benino, aggiungetevi
una sapiente gestione tecnica e amministrativa della Federazione
dell’epoca, un importante obiettivo da raggiungere assieme e avrete
pronti gli ingredienti per la leggenda…Come detto, a parte Brugnon, il grande doppista, gli altri furono grandissimi singolaristi:
tra questi tre si contano le vittorie di 3 U.S. Championships a Forest
Hills, 6 consecutivi Wimbledon dal 1924 al 1929, e 10 titoli 11 anni ai
Campionati di Francia, dal 1922 al 1932 (ricordo però che fino al 1925,
il Torneo era solo il torneo nazionale di Francia e non era quindi
aperto ai dilettanti stranieri), Borotra vinse anche un Australian
Championships nel 1928. Tutti insieme totalizzarono un totale di 20 Slam in singolo e 23 in doppio.Forse solo gli australiani degli anni ’50/’60 hanno potuto cullare una generazione comparabile!
Tornando ai nostri, a livello mondiale, solo Big Bill Tilden
era a loro superiore negli anni Venti e difatti la Coppa Davis era dal
1920 accasata negli Stati Uniti. Fino al 1926 non si mosse infatti dal
paese a stelle e strisce. Come ben sapete, la Coppa Davis
all’epoca era, forse dopo Wimbledon, il Torneo più importante del
tennis, proprio perché il tennis era ancora concepito come espressione
di una società, di una scuola… Le rivalità, più che tra i giocatori
(cosa che ovviamente comunque c’era) era vissuta quasi a livello di
nazione. Erano le Federazioni a sponsorizzare (sottobanco, s’intende!)
le varie spedizioni ai tornei. Si parlava di scuola americana, di scuola
inglese, di scuola australiana; e i francesi erano determinati a creare una scuola francese che rivaleggiasse contro gli erbivori anglosassoni!
La Federazione ebbe pazienza e lungimiranza nell’aspettare, coltivare
e scegliere questi quatto giocatori (ovviamente ebbero altri giocatori
di livello che sopperivano a qualche mancanza). La loro storia in Davis
va ricercata nel 1923 quando per la prima volta furono convocati tutt’e
quattro, ma i primi due anni persero dall’Australia e poi, nei
successivi due agli Stati Uniti, difensori della Coppa. Però facevano
progressi, non solo in singolare dove Lacoste e Borotra vincevano
Wimbledon e anche gli US Championships (Lacoste, 1926), per tacere del
torneo parigino che, ovviamente, era off-limits per altri che non fosse
uno di quei quattro… Anche in Davis, si vedevano progressi: per due anni
consecutivi, come detto, arrivarono alla finalissima, e Lacoste si
permetteva di battere Tilden, pur se sul 4-0.
Il 1927 fu però l’anno buono. Curiosità: solo in questa finale 1927 giocarono tutt’e quattro!
La squadra francese era forte e affiata, e a Filadelfia incontrava Bill
Tilden, il più forte al mondo all’epoca, seppure un po’ più anzianotto
dei francesi, ma soprattutto, come racconta Clerici, una Federazione
divisa nelle scelte tecniche. Insomma, Tilden era quasi solo contro quei
Moschettieri emergenti: dopo la seconda giornata gli USA erano comunque
in vantaggio 2-1. La terza giornata si apriva con il duello Tilden-Lacoste.
Vinse quest’ultimo, utilizzando intelligenza tattica e facendo leva
sulla stanchezza del più anziano americano, reduce da due partite di
fila. Si accomodarono insieme in tribuna per vedere l’ultimo incontro: i
due erano amici e si ammiravano a vicenda. Cochet sconfisse in
quattro set “Little” Bill Johnston. Era fatta. Come disse Lacoste,
Tilden, che non poteva essere battuto da nessun uomo, fu battuto da una
squadra! Un percorso iniziato cinque anni prima si risolveva in
trionfo. Per sostenere questa impresa venne addirittura costruito uno
stadio nuovo, intitolato all’aviatore della prima guerra mondiale Roland
Garros. E il trofeo che si mise in palio nel torneo annuale di
singolare che ivi si disputava fu intitolata ai quattro giocatori che
portarono in Francia la Coppa Davis e che la difesero fino al 1933: dal
1927 infatti la Coppa degli Internazionali di Francia si chiama Coppa
dei Moschettieri o, meglio, Coupe des Mousquetaires. Nel 1976, tutt’e quattro, insieme, furono introdotti nella Tennis Hall of Fame di Newport.
Ultima curiosità: negli ultimi anni, la stampa francese ha provato a
ribattezzare come i “Nuovi Moschettieri” Richard Gasquet, Gilles Simon,
Gaël Monfils, e Jo-Wilfried Tsonga: chissà che prima o poi non maturino
così tanto da eccellere ancora, come i loro predecessori, in Coppa
Davis.