Riprendiamo e liberamente traduciamo l’articolo di Peter Bodo su Tennis.com uscito qualche
giorno fa, dove l’autore delinea lo stato di salute del tennis, nazione per
nazione, sulla base dei giocatori che emergono maggiormente sugli altri. Oggi
tocca alle ragazze.
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..ah, Agnieszka.. |
Bodo, infatti, si chiede: ma avere uno o più giocatori o
giocatrici tra i top-100, fa davvero da traino a tutto il movimento nazionale? In alcuni casi sì e in altri no, vediamo nel
mondo WTA come stanno le cose seguendo nei Paesi che hanno le migliori
giocatrici in alto nelle classifiche, magari accompagnate da colleghe
altrettanto qualificate. E analizzeremo anche come stanno le cose dopo che
magari nel passato abbastanza recente, un giocatore assurse agli onori della
cronaca: cos’ha lasciato dietro di sé?
Argentina. L’argentina è un puzzle. Certo come in
tutto il Sud America e, in paragone, anche in Spagna. Che ci sia qualche
fattore genetico che sta lavorando come inibitore? Quello che sappiamo è che
dopo l’uno-due dato al movimento tennistico con Gabriela Sabatini e Guillermo
Vilas, se i maschi seguirono l’esempio di Vilas creando un movimento molto forte
(è il concetto della marea, per Bodo: quando sale la marea, tutte le barche si
alzano), in campo femminile quasi nessuna giocatrice si è lontanamente
avvicinata alle orme della Sabatini. La giocatrice argentina meglio
classificata ora, è Paula Ormaechea, n. 126 al mondo, e nessun’altra troviamo
tra le top-200.
Australia. Qua le cose vanno meglio, ma non così
tanto, considerando i continui successi della n. 9 e vincitrice di uno Slam,
Sam Stosur. Quella più vicina a lei è infatti Casey Dellacqua, n. 77 e unica
top-100.
Le australiane possono consolarsi (poco), considerando come anche in campo
maschile, nonostante l’eroica presenza di Hewitt e nonostante la pessima
abitudine di Tomic di comportarsi come uno sciagurato, la marea che fece
dell’Australia una delle potenze mondiale sia tra gli uomini che tra le donne,
ora è decisamente in riflusso.
Bielorussia. La Bielorussia è una delle tante Nazioni
che ti fanno chiedere: “Ma è parte della Russia o no?”. La risposta è: “Lo era,
ma non lo è più”. E qua le cose iniziano a complicarsi.
Non è passato molto tempo da quando Natasha Zvereva, finalista al Roland Garros
e geniale interprete del doppio, giocava per la falce e il martello. E ancora
la biografia della WTA la riporta come nata a Minsk, URSS, nonostante quest’ultima
sia la capitale della Bielorussia. Recentemente, però, i giocatori russi stanno
“scappando” nelle repubbliche contigue, come il Kazakhistan, distorcendo per la
sua parte un’indagine come questa. Ad ogni modo, la Bielorussia fa valere la
sua forza con Zvereva prima e ora con Victoria Azarenka, accompagnata nella
top-100 da Olga Govortsova (n. 54).
Belgio. Il Belgio, invece, sta perdendo ogni
forza e grinta combattiva dopo che Justine Henin e Kim Clijsters hanno
sconquassato il tennis femminile, che prima di loro aveva solo Sabine Appelmans
come rappresentante di un certo livello. Certo, dopo Henin e Clijsters ora ci
sono solo Yanina Wickmayer (miglior risultato, n. 12 al mondo, ora è n. 26) e
Kirsten Flipkens, ora n. 68. La grandezza e la popolazione di una Nazione
contano molto, a volte è uno stimolo, altre volte un fattore inibitore, e
infatti non ci sono giocatrici junior sulle orme delle due campionesse, e
neppure giocatrici pro nella top-200, a parte le due ragazze summenzionate.
Bulgaria. La Bulgaria diede i natali le tre sorelle
Maleeva, pionere del tennis in patria. Magdalena, ex n. 4, Manuela e Katerina.
Rimangono una delle più belle storie della storia di questo sport, date le
disperate condizioni economiche nelle quali loro riuscirono a sviluppare le
loro carriere di giocatrici di punta. L’effetto volano che loro potevano dare
al tennis, è stato mangiato dalle difficoltà economiche di questa nazione: al
momento si ha solo Tsvetana Pironkova al n. 44.
Canada. Il Canada potrebbe essere a margine di un
vero e proprio tennis-boom, dati i successi di Milos Raonic e la forza della
squadra juniors. Al n. 43 WTA troviamo inoltre Alexsandra Wozniak, con la
talentuosa Rebecca Marino (ora in riposo e in recupero dallo stress stagionale)
e la promettente Eugenie Bouchard (n. 2 nei ranking ITF) pronte a farle, o
rifarle, compagnia.
Cina. Ora tutti conoscono la storia della Cina, che è
riuscita a rovesciare il dilemma Sudamericano (e un po’ anche europeo) su chi
puntare, se su un campione maschile o femminile. Loro hanno puntato sulle donne
iniziando con la personalità di rottura, la Li Na (ora n. 8) e accompagnata
dalle top- 50 Jie Zheng (n. 27) and Peng Shuai (n. 46).
Croazia. Come i colleghi maschi, la Croazia si è
costruita una solida tradizione e un ancora più interessante futuro da
costruire. C’è l’ex campionessa di Parigi (e assidua frequentatrice di party)
Iva Majoli e poi Jelena Dokic e Mirjana Lucic, e ancora Karolina Sprem. Non
male, vero? Però l’unica top-100 è la quieta e promettente Petra Martic.
Danimarca. C’è la farà Caroline Wozniacki, ora al n.
11, a dare l’abbrivio a un tennis boom in Danimarca? Considerando che è una
delle Nazioni dei Paesi Bassi, la marea dovrebbe aiutare molto, peccato che non
si trovi un’altra danese tra le prime 500 al mondo.
Francia. Nonostante siano gli uomini ad accaparrarsi
i favori di pubblico, stampa e i montepremi dei tornei, il movimento tennistico
delle francesi ha bisogno soltanto di una personalità all’altezza di Amelie
Mauresmo. Qua il tennis ha ancora una fortissima e sicura tradizione
(soprattutto se paragonata a quella tedesca o spagnola), avendo ben 6
rappresentanti tra le prime 100, guidate dalla n. 10 Marion Bartoli.
Germania. Subito dopo Boris Becker, Michael Stich,
Anke Huber e Steffi Graf, gli uomini ancora fanno fatica a riempirne il vuoto.
Le ragazze invece stanno per aprire un ciclo potenzialmente devastante per
qualità e numeri. Cinque tedesche tra le top-100 con Angelique Kerber al n. 6,
Andrea Petkovic alla ricerca di una nuova fase della sua carriera (ora è al n.
62) e le altre tre che probabilmente tra poco vedremo tutte tra le top-20. È la
squadra da tenere d’occhio in Fed Cup.
Gran Bretagna. Alcune indicazioni le abbiamo date
nell’altro articolo tradotto da Federico Romagnoli. Laura Robson è una grande
promessa che potrà dare una spinta decisiva a tutto il movimento, ovviamente
spalleggiata da Andy Murray sul versante maschile.
Giappone. Kimiko Date-Krumm , 42 anni suonati, è
ormai uscita dalle top-100, lasciando sola Ayumi Morita (n. 79). Qualunque cosa
accada, non si potrà imputare alla Date-Krumm di non aver dato l’esempio!
Italia. Non c’era nessuna storica per cui l’Italia
diventasse una potenza tennistica in campo femminile. Prima di Francesca
Schiavone regina di Parigi, nessuna giocatrice ha mai dominato le scene. Ma con
lei e la Pennetta a costruire una squadra nazionale vincente, il fattore
ispirazionale è stato davvero rimarchevole. E ora anche Sara Errani sta vivendo
una carriera da singolarista a dir poco eccezionale, spalleggiata dalla Vinci
in doppio (ma non solo).
Con 4 giocatrici tra le top-40, e Camila Giorgi in speranzosa ascesa, ci
avviciniamo alla situazione tedesca, ma sapremo sostenere a dovere questo
momento di grazia?
Kazakistan. Il Kazakistan deve ancora produrre alcun
campione da Slam (magari anche acquistato con sonanti dollari), però ha 4 donne
tra le prime 100, con Yarsolava Shvedova a capitanarle, lei che ha ottenuto un
“golden set” (24 punti consecutivi). Forse che si stia creando una nuova
dinastia a queste latitudini?
Messico e Olanda. E' strano che il Messico,
visto dove sta, il clima e la popolazione che ha, stenti ad avere qualche
giocatore di spessore. Neanche l’Olanda se la passa bene, data anche lei la
tradizione, la posizione geografica, Tom Okker e Betty Stove. Ora hanno solo due
top-100: la n. 60 Kiki Bertens e la n. 70 Arantxa Rus, che recentemente si è
però messa almeno un pochino in mostra.
Polonia. In Polonia sperano solo che i successi delle
sorelle Radwanska, Agnieszka (n. 3) e Urszula (n. 36), motivino altre ragazze a
seguirle: il bacino d’utenza sarebbe notevole.
Romania. Dai tempi di Ilie Nastase e di Ion Tiriac,
la Romania ha una forte tradizione e una predisposizione che continua per
questo sport. Anche tra le donne, con Virginia Ruzici stabile top-10 negli anni
’80 (e finalista a Parigi) e con 5 top-100 al giorno d’oggi (Sorana Cirstea la
migliore con la sua posizione di n. 31). Non si può non parlare di potenza
tennistica.
Russia. Dalle parabole di Anastasia Myskina,
vincitrice dei French Open nel 2004, pochi mesi prima del primo Wimbledon di
Sharapova, la Russia continua a stupire ed è diventata la prima avversaria
degli Stati Uniti. Ora ha 10 giocatrici tra le top-100, guidate ovviamente
dalla n. 2 Maria Sharapova (residente negli Stati Uniti).
Serbia. Se fosse regola scientifica la regola della
marea (ovvero l’effetto traino di grandi nomi per una nazione), la Serbia è
quella con il futuro più luminoso di fronte, specialmente grazie ai maschi.
Siamo ancora nel pieno dei lavori, ma con Ana Ivanovic al n. 12, Jelena Jankovic
al ridosso delle top-20 e la compagnia di Bojana Jovanovski, le speranze serbe
sono tra le più promettenti.
Repubblica Ceca. Questa nazione ha una grande storia
alle spalle, con Martina Navratilova com nume tutelare. Merito della passine di
tutta la nazione e di tutta la popolazione che però sta ancora metabolizzando
la separazione dalla Repubblica Slovacca. E poi c’è la tuttora n. 4 ed ex
campionessa di Wimbledon Petra Kvitova, con altre 7 rappresentanti nella
top-100 e altre due a ridosso. Lucie Safarova, l n. 17, è la seconda meglio
classificata.
Repubblica Slovacca. Un’altra nazione che ha
raggiunto risultati al di là delle attese con la n. 13 Dominika Cibulkova, la
n. 33 Daniela Hantuchova e la n. 71 Magdalena Rybarikova. Un’altra ragazza sta
inoltre per entrare tra le “big”, la n. 103 Jana Cepelova.
Sud Africa. I profondi cambiamenti vissuti sembrano
avere negativamente impattato sulla realtà tennistica di quella che era una
nazione tennisticamente leader. Ora abbiamo solo la n. 53 Chanelle Scheepers,
unica rappresentante tra le top-100.
Slovenia. Stesso discorso per la Slovenia: unica
rappresentante è Polong Hercog, al n. 90, però potrebbe ispirare alcune sue
epigoni per pareggiare i maschi che contano tre rappresentanti tra i top-100.
Spagna. Potrebbe andar peggio per le iberiche. Hanno
5 top-100, guidate dalla n. 40 Anabel Medina Garrigues e dalla n. 48 Carla
Suarez Navarro. Però tutt’altro discorso rispetto ai maschi che hanno Rafael
Nadal, David Ferrer, Nicolas Almagro, Fernando Verdasco e Feliciano Lopez. C’è
dunque lavoro da fare, ma queste ragazze hanno almeno stabilito una testa di
ponte.
Svezia e Svizzera. La Svezia femminile non ha mai
avuto esperienza di un boom come quello dei tempi di Borg, e difficilmente ce
l’avrà ora, con la n. 42 Sofia Arvidsson a guidare il duo di ragazze tra le
top-100. La Svizzera non se la passa certo meglio, con la un po’ nostra Romina
Oprandi unica rappresentante tra le prime 100. Che la Svizzera lasci il
palcoscenico solo alle ragazze e ai ragazzi immigrati da loro? Si pensi alla
stessa Martina Hingis, ma anche a Mirka Vavrinec e a Jakob Hlasek...
USA. Le ragazze degli Stati Uniti portano il peso
della cantilena che vuole il tennis americano ormai defunto. A parte Serena
Williams, “solo” n. 4, ma tra le candidate ad essere una delle migliori di
sempre, gli USA hanno ben altre 9 rappresentanti tra le prime 100. Come Varvara
Lepchenko, 26enne di origini uzbeke. E in più altre 12 ragazze, alcune ancora
in formazione, tra la posizione n. 100 e la posizione n. 200.
Cosa ci riserve il futuro? Difficile dirlo, forse altre top
players dalla Repubblica Ceca, ma più in là di così è difficile spingerci con
le previsioni.
Pubblicato su Ubitennis l'8 ottobre 2012