mercoledì 27 settembre 2017

New York New York - day 8 - September 9, 2017

La partenza per il ritorno.
New York è la città che non dorme mai, ma per noi sarebbe stato decisamente troppo puntare a vedere l'alba dopo una qualsiasi di queste giornate non piene, bensì stracolme fino all'orlo. E quindi confessiamo che abbiamo cercato di dormire non appena possibile e per quanto possibile.
Nonostante ciò, o proprio per questo, fare la valigia al mattino prima di partire è sempre un azzardo, e quindi la tecnica del sottoscritto è stata quella di radunare tutto su un letto e poi cercare di giocare a Tetris cercando di vincere ogni schema.
Il gioco successivo è stato quello di portare armi e bagagli in centro a New York - ma qual è il centro di New York? -, e poi fare le ultime cose in programma. Essendo le valigie grandi quasi quanto la stiva dell'aereo, le abbiamo abbandonate a un'agenzia specializzata il cui padrone, secondo noi, deve farsi almeno una piscina al mese con i soldi dei turisti che vi lasciano il peso di tanto shopping... e poi via alla volta della missione più importante: assaggiare il cheesecake newyorkese!
Proprio dietro Times Square si trova uno dei posti più famosi per tale dolce (molto dolce!), una fetta del quale farebbe anche bella mostra in vetrina da Tiffany, e fare colazione da Tiffany sulla quinta strada si sa che sarebbe uno dei sogni preferiti dagli amanti del cinema, pertanto optiamo per una fetta di cheesecake che si chiama qualcosa tipo il ballo del Diavolo del Dragone che osa mangiare tanto cioccolato da far impallidire Willy Wonka e difatti non è stato possibile, in due, finirla in una sola sessione.. ci son volute addirittura due riprese, come su un ring, per assorbire tutto quello zucchero e quel burro! Ma ormai è ufficiale: per me il miglior cheesecake lo farà sempre Sabrina..

Drogati da cotanto zucchero in vena corriamo come impazziti a fare le ultime compere tanto che quando arriviamo al check-in dell'aeroporto siamo costretti a fare la danza della valigia del turista spendaccione, e quindi nell'atrio dell'aeroporto abbiamo aperto le valigie e redistribuito i carichi in modo da non superare il limite imposto dalle compagnie aeree. Questo la dice lunga di quanto sia pericoloso fare shopping a New York!

È stato invece piuttosto complicato lo spedire le ultime cartoline, perché non siamo riusciti a trovare cassette delle lettere in città e, nonostante la lezione impartitaci a Rodi, ci ricaschiamo un'altra volta: siamo costretti a chiedere a qualcuno all'interno dell'aeroporto di imbucare le cartoline per noi, perché anche in aeroporto non ci sono le cassette, le buche delle lettere..
Ci proviamo con un signore distinto della compagnia aerea ma dice che è una cosa che lui proprio non può fare, e, come succede in questi casi, se hai bisogno di un piacere o di un favore, le uniche persone che ti aiuteranno saranno quelle che fanno i lavori più umili, quindi chiediamo a un operatore della pulizia dell'aeroporto se quando va a casa può imbucarci le cartoline e quello accetta molto volentieri e con un bel sorriso!

Per il resto non rimane che provare la pizza, che ancora non avevamo assaggiato, finire l'acqua di cocco (che tra l'altro costava quanto l'argento liquido) e imbarcarsi, lottare per avere un posto vicini (alla fine ci siamo ritrovati dietro la coda dell'aereo: quando il pilota atterrò ad Amsterdam noi eravamo ancora in Galles) e poi mangiare il rancio (che tra l'altro son convinto che contenga delle droghe rincoglionenti), guardare qualche film, bere due birre e aspettare che il pilota non impazzisca tutto d'un colpo.

Poi torni in Italia e piove..
Alcuni lo chiamano shock da rientro!

..l'ultimo saluto ad Abramo Lincoln: impareggiabile guardiano di cappelli e capelli..

..prima di prendere l'aereo, perché non farsi lucidare le scarpe? Sciuscià!

..la lauta cena in quota e la birra Sweetwater..

..il temibile cheesecake..

Pizza! E la mafia e il mandolino?

..bye bye Nuova York..

domenica 17 settembre 2017

New York New York - day 7 - September 8, 2017

Venerdì: inizia il weekend e per "riposare" rinunciamo a una cosa che ci eravamo ripromessi di fare e che invece faremo la prossima volta, unitamente a circa altre milleeduecento (anzi, milledugento) attività che sarebbe bello fare a New York.. Jogging a Central Park! Invece optiamo per una visita guidata di Central Park a piedi, con una guida.. Guida che non guida, cioè guida in retromarcia e non si rende comprensibile.. Cioè, fossimo americani capiremmo pure, e invece passiamo due ore a guardare il nostro Virgilio d'oltreoceano camminare all'indietro come i gamberi (shrimp, Bubba) e parlare ininterrottamente in slang accelerato come fosse antani con l'ammutinamento a destra..
Però Central Park è Central Park ed è come calpestare un set cinematografico vastissimo, e incontrare le persone più strane..
Già che c'è, la guida litiga con un emulo di Michael Jackson perché tiene la radio troppo alta.. Almeno ci pare di capire.. 

E poi ci porta davanti al Dakota Building e ci racconta le ultime ore di John Lennon e la doverosa sosta a Strawberry Fields.
Com'è giusto, qui la visita finisce e noi ci dileguiamo alla chetichella (anche per non dargli la mancia) e ci addentriamo nel West End alla ricerca di cibo. Variazione sul tema: sandwich con pastrami (il pastrami è una popolare specialità gastronomica della cucina romena di solito a base di manzo, ma anche di maiale e di montone. Altre varianti le troviamo in Turchia e Israele) e patatine fritte; Sabrina tenta di farsi fare un'insalata greca, ma deve lottare per farsela condire solo con olio e sale. Non si capisce perché gli americani si offendano quasi personalmente se non ci metti almeno dello yogurt, o non chiedi una insalata di Cesare..

Dopo il lauto e nauseante pranzo (per capirsi, buono ma stucchevole) via di shopping nei negozi di vintage e in seguito di corsa al Museum of Modern Art, per gli amici MoMA, dove il venerdì aprono le porte aggratis. Ergo, abbiamo dovuto lavorare di gomiti come Tassotti per farci largo nei piani. E ugualmente non siamo riusciti nemmeno ad avvicinarcisi a celebrità come La notte stellata di V. van Gogh. In compenso l'osservazione dell'umanità a contatto con l'arte, senza l'ostacolo del biglietto, è stato ben più istruttivo.
Esempio: coppia di italiani, commento davanti a un quadro: «Oh, fotografalo quello, che è famoso». Tempo di permanenza davanti al quadro suddetto: 15 secondi scarsi, insomma il tempo di una foto col cellulare.
Utilità della visita? Fosse un poster sarebbe uguale; l'ardua sentenza..

Comunque al Museo avevamo appuntamento con un amico niuyorchese di Sabrina, Richard, Riccardo, dall'italiano al sapor di americano..
Anche questa è stata una gran esperienza: abbiamo apprezzato la sua ospitalità generosa che doveva però scontrarsi coi limiti della ristorazione locale. Ci ha portati (dopo aver preso il tassì col braccio alzato come veri locali o come nazisti in gita) in un posto di lusso  dove siamo entrati solo perché da lui accompagnati, visto che eravamo  diversamente eleganti. 
  • Il sottoscritto: scarpa da mezzamaratona sformata, calzino bianco al ginocchio e pantalone corto verde scarafaggio con cintura di plastica incorporata. Maglietta di Snoopy coperta all'ultimo da giacchetta comprata al negozio vintage con cappuccio sempre sul capo. 
  • Moglie: sandalo da cammino, e qua mi fermo..
Insomma, pur essendo in un tavolo di lusso con addirittura le candele e con un chef brasileiro estroso, abbiamo scoperto che a fronte di un ingente quantità di dollari, il corrispettivo ammontava a pochi grammi di cibo (pur buono e ben assortito, di cucina quasi molecolare). Il vino te lo facevano assaggiare mescendolo dalla bottiglia, ma poi ti rifilavano una caraffa di manco mezzo litro.
Insomma, per far fronte ai morsi della fame, abbiamo dovuto fermarci al negozio di liquori e comperare tre monoporzioni di squisito rum del Nicaragua e finire la serata a casa di Richard (che aveva pure ospiti ascolani, ma senza olive).
Serata davvero passata come ospiti di riguardo, trattati quasi fossimo VIPs (VEry Important Pigs), con Richard che ci scorta addirittura fino alla metro, con tanto di regalo di due bottiglie di acqua di cocco: insomma, diciamo che New York è un immenso cocktail, agitato e anche shackerato..



..con Richard al liquor store..

..al MoMA: Mo.glie  Mirando Arte..

..Strawberry Fields Forever..


..dal vero è tutto più grande (objects are closer than in the mirror)..

domenica 10 settembre 2017

New York New York - day 6 - September 7, 2017

Giovedì. Che si fa di giovedì a New York?
Prima di tutto si cerca di alzarcisi dall'umile giaciglio. Poi di riprendere conoscenza, e ogni giorno è più dura, sta diventando peggio di un lavoro! Uno sporco lavoro, soprattutto in metro, ma qualcuno lo dovrà pur fare, di mantenere questo luna park sull'isola..

Trattandosi di isola cerchiamo di circumnavigare Manhattan, passando dallo stretto di Magellano, ma ce lo sconsigliano e dirottiamo (verbo pericoloso a queste latitudini) su una escursione in battello. Prima però colazione all'americana in una bettola autentica: pane tostato nel burro e sciroppo d'acero con caffè americano, e per la signora un succo d'arancia frullato con le fragole. Prima di uscire riesco finalmente a scoprire perché le donne vanno sempre in coppia in bagno (vedi foto allegata).
Poi ci imbarchiamo e passiamo due ore a bocca aperta rimirando i grattacieli dall'acqua, e passiamo sotto il ponte di Brooklyn e vicino alla statua della Libertà e poi via via tutti i più famosi edifizi della città più popolosa degli States.
Scendiamo resistendo alla tentazione di comprare le foto che ci hanno fatto contro un muro prima di partire e che poi hanno fotomontato.. 
Irresistibile, nell'epoca in cui tutti hanno almeno due macchine fotografiche a testa, nevvero?

Poi pranzo da urlo (almeno il fegato urlava) dal Ladro dello Street Food presso il Museo di Storia Naturale. 20 $ per delle cose innominabili, ma colpa nostra che dovevamo lasciargliele lì sul banchetto..
Dentro il Museo ci si perde letteralmente, qualcuno perde anche la testa, come la teenager italiana che ha chiesto al su' babbo come hanno fatto ad uccidere gli animali in quelle pose e poi imbalsamarli così? Visto che ci sono enormi scene che riproducono tutti gli ambienti naturali del mondo.. Non abbiamo avuto il cuore di svelare loro che erano manichini iperrealisti in vetroresina..

Poi via di corsa verso l'86° piano dell'Edificio dello Stato dell'Impero (Empire State Building, per gli amici solo Empire, o Empy...). 
Incredibile farsi 80 piani in 2 minuti scarsi (con l'ascensore, servisse specificarlo). Arriviamo su che c'è l'ora blu, ma anche altri 727 turisti (contati io!) radunati lì per il tramonto. Sgomitando e imprecando, lanciando di sotto qualcuno (scelto in base a specifiche nazionalità, tanto va di moda...), facciamo anche delle belle foto, ma correndo anche il rischio che il vento ci porti via.
Sicuramente il rischio non calcolato preventivamente è stato quello del freddo patito.. Qualche giorno si schianta di caldo, altri giorni di freddo, in base a nuvole, venti, e forse anche a come si alza Trump al mattino..

A tal punto si fa anche ora di cena, e con amici scendiamo a Chinatown da Joe's Shanghai e davvero sembra di vedere entrare Bruce Lee da un momento all'altro! Dobbiamo fare la coda, tra​ spazzatura (ricorrente tocco autentico di pittoresca vita cittadina) e autoctoni sospettosi..
Dentro è un po' come essere da Gigi 'er Troione di fantozziana memoria, ma con i camerieri che parlano in cinese (e l'americano lo parlavo meglio io, immodestamente) e i commensali (essendo stati messi in un tavolo da 8) che non sanno fare manco le foto ricordo!
Ordiniamo delle cose a caso (buone, nel loro genere) e usciamo sospinti dalla scopa del ragazzo che ha premura di chiudere (in effetti è già mezzanotte, l'ora in cui le principesse di Chinatown si trasformano in zucche di plastica).
Manca solo di raccontare come Sabrina abbia lodato la mia capacità di orientamento un minuto prima che io facessi prendere la metro in direzione errata a 4 persone...
Tutto il resto è nanna!

..finalmente ci arriviamo a bordo del Titanic..
..è evidente che sono morti di fame i dinosauri, così sciupatini..
..che morte orribile..
..l'ora blu su New York, dall'Empire..
..il bicesso..
..e il quarto? Fotobomber?
..la sala della gente pacifica..

venerdì 8 settembre 2017

New York New York - day 5 - September 6, 2017

Piove a New York. Tempo da museo.
Ieri faceva un caldo assassino, porto uno strato in più? Nahhhh..
Sbagliato! Se tutto è grande qua nella, per l'appunto, Grande Mela, lo è anche l'escursione termica.

Buon per loro che non fanno mai il temutissimo cambio dell'armadio, ma non bene di certo per noi. Freddo polare in metro, quando c'è il sole caldo fuori, freddo quando piove, caldo nei tunnel: chiaro che poi tutti sono raffreddati e che le mamme niuyorchesi obbligano i figlioli a mettere la maglietta della salute..
Inoltre è sempre più dura scendere dal letto, ma non siamo mica in vacanza!, c'è piuttosto da conquistare ogni angoletto turistico.
Oggi Museo Guggenheim. Semplicemente strabiliante. Sembra di camminare tra le pagine di un libro di storia dell'arte moderna e contemporanea. Ci sono i nostri Chagall, e Kandinskij, Modì, Calder, Mirò, Piccassò, e tantissimi turisti che fanno la coda per usare, nel vero senso della parola, l'opera di Cattelan, America..
3 ore volano lì dentro, l'importante è non farsi venire il mal di mare dato dalla struttura concentrica e volare di sotto!
Poi incontriamo anche due fiorentini che non mancano di darci consigli.. Prima o poi doveva succedere.. Sigh..

Alla fine della visita siamo sfiniti, e cerchiamo un posticino dove passare un'oretta senza aria condizionata sparata a mille e magari dalle luci accoglienti e non abbaglianti..
Lo troviamo, è di ispirazione pseudo francese e mangiamo ottime crêpes salate e sfioriamo l'abbiocco postprandiale. Ma non si può riposare in questa città in cui mai ci si ferma, perché abbiamo i biglietti (in piccionaia) per vedere un quarto di finale agli US Open di tennis.
Lo stadio da 23.000 posti, richiudibile, sembra proprio un'astronave atterrata nel Queens ed è immersa in uno sterminato parco. È un'emozione molto forte entrare in uno dei templi del tennis, e a vedere uno dei miti dello sport contemporaneo. Che però è in giornata non proprio brillante e noi siamo attorniati dalla torcida argentina. Il tennis in America, come tutto del resto, è uno spettacolo e tutti cercano di farsi sentire urlando e sbraitando. 
Io vorrei soltanto fermarmi un attimo e pensare ai miti americani della racchetta: Bill Tilden (immortalato anche nella Lolita di Nabokov), Don Budge, Arthur Ashe, fino a Pete Sampras.. E donne grandiose come Billie Jean King, a cui tutto il complesso è dedicato..
Impossible!

Per fortuna che c'è Sabrina che mi rabbonisce mentre ho un moto di odio verso la folla e il tennis stesso e la mia sbadataggine..
La partita finisce quasi a mezzanotte e non come speravamo. E c'è da farsi un viaggio non indifferente verso casa, pigiati come sardine nelle metro. Torniamo a casa alle 2 del mattino e andiamo a comprare la cena (chiamiamola così) da tristi negozi aperti h24 con tristi lavoratori infelici..
È dura la vita in America, ancora non capisco perché tutti ci vogliano venire a emigrare. Ma un motivo di certo ci sarà: the American Dream..

..il dripping dell'action painting del mitico Pollock combina-guai..
..from Guggenheim with love..
..una legend..
..perché no?
..luci a San Siro?

mercoledì 6 settembre 2017

New York New York - day 4 - September 5, 2017

Ennesimo cambio di programma, ormai inizio a pensare che dovrei arrendermi a cercare di vedere TUTTO quello che c'è da vedere nella Grande Mela.

Quindi oggi shopping in negozio vintage (cappellino, scarpe, magliette, maglione per la signora, e poi :abbiamo finito il posto nello zaino...)! Poi colazione alla francese e l'unico motivo per cui siamo venuti a New York: andare alla New York Public Library, ovviamente per visitare il set di Ghostbusters..
Ci facciamo tentare dall'audioguida e ci stiamo dentro un'ora a meditare sul perché siamo nati bibliotecari in Italia e non in un Paese civile.. Mi hanno anche chiesto come mai ho smesso di fare il bibliotecario: non ho avuto cuore di rispondere.. Però ho avuto la ventura di conoscere il vero Winnie the Pooh che ha trovato casa proprio lì, nella sezione dei libri per ragazzi.. Ah, i bibliotecari in America sono anche gentili, pensavo fosse un prerequisito universale quello di essere scorbutici e incazzosi, invece apparentemente non è così in tutto il mondo..

Poi un giretto nella magnifica stazione centrale, Central Station (che in realtòà si chiama: Grand Central Terminal), rivivendo ancora altri film notissimi e via a ricercare la panchina della locandina di Manhattan di Woody Allen. Dobbiamo ammettere che comunque qualcosa è cambiato dagli anni Settanta, tranne l'anziana signora che non si è schiodata dalla panchina e quindi niente foto di rito. Le auguriamo altri cento anni, sempre su quella panchina, o di vincere, come una sua collega incontrata poco prima, un comodo piccione da compagnia con tanto di gabbia, per poterlo sfamare anche d'inverno senza andare al Parco. Malachia, il Piccione da compagnia: per grandi e vecchini.

Non fatta la foto, volevamo andare a riposare a Central Park, a Strawberry Fields, il luogo dell'assassinio di Giovanni Lenone (John Lennon), ma sbaglio linea della metro, il luogo è super affollato e siamo in ritardo, mi faccio prendere dal panico da ritardo perché il clou della serata deve ancora venire per cui rimane il tempo solo di cambiarsi d'abito nel Parco Centrale (cosa che ha anche Udine) e andare in scena a Broadway.

CATS

A Broadway! Serve commentare?
Serve forse sottolineare che non si può davvero dire di aver visto uno spettacolo degno di tale nome prima di essere capitati a Broadway?
Che da solo vale il prezzo del biglietto (dell'aereo)?
25 attori che hanno fatto di tutto e di più per 90 minuti! Cantato, ballato, recitato, tip tap, intrattenuto, tra colpi di scena e effetti di luce da cinematografo, con suonatori dal vivo e costumi e trucchi da perfezione. Nell'intervallo hanno anche fatto le foto coi bambini.
Mancava solo ci offrissero la cena.
Cosa che però non hanno fatto, per cui abbiamo ripiegato su dei dubbiosi burritos messicani..
Non prima di avere passeggiato in quella bolgia infernale che è Times Square by night, dove in realtà buio non è mai. Come mai si spengono le luci della ribalta a Broadway, e un motivo ci sarà..


..la fatica di andare a Cats..
..Times Square e un cavallino stornato..


..la nostra locandina di Manhattan..
..il piccione Malachia..
..park..
..Winnie the Pooh e i suoi amichetti: l'originale..
..pronto? mamma?..

New York New York - day 3 - September 4, 2017

Missione del giorno, comprare due binocoli.. E non perdersi..

Arrivati a Manhattan da dove alloggiamo (non ho ancora capito se alloggiamo nel Queens o a Brooklyn) usciamo e entriamo in un negozio dove volevano venderci due binocoli al prezzo prima di 160, poi di 150, poi di 100 dollari.. 
Rinunciando duramente al ventilato affare entriamo in un negozio vero e assaggiamo la vera capacità commerciale, e notoria, degli States. Ti coccolano, ti lisciano, ti solleticano e poi ti spennano lasciandoti con la convinzione di aver fatto un vero affare.. 
Il nostro commesso, Robert, ci parla dell'Italia e di cibo. Lacrime a goccioloni che scendono, come dollari da una Mastercard.. Qua è tutto CREAM: cash rules everything around me.. Ma con style..

E quando usciamo siamo ancora così rimbecilliti che confondo la destra con la sinistra e sbagliamo clamorosamente strada! Per fortuna ci viene in aiuto una gentilissima signora di origine rumena, che ha abitato a Roma e che parla anche italiano, e che prende l'autobus per andare a giocare a bridge.. 
Ci affidiamo a lei che ci mette sulla giusta strada per andare dove dobbiamo andare e cioè a percorrere la High Line una vecchia ferrovia dismessa sopraelevata di 10 metri dalla sede stradale e che percorre parte del West Side scendendo fino a Chelsea.

Il sole splende, i turisti fioccano, il panorama è davvero bello tra grattacieli e il fiume Hudson. Affamati, cerchiamo un hamburger e girovaghiamo allegramente nel Greenwich Village in questo lunedì di festa, tra partite di basket nei campetti recintati, e parchi straripanti di gente. È incredibile come la cultura del parco sia così affascinante in America dove in ogni parco trovi famiglie, artisti di strada, anziani, bizzarri individui che giocano a scacchi, tanti lettori, corridori e saltimbanchi.. Stupendo, quasi come le Cascine.. Ma con un po' (!) più di senso civico..

Pertanto decidiamo anche noi di passare qualche ora nel parco che costeggia il fiume Hudson, facciamo perciò il LungHudson e cerchiamo negozi e librerie che scatenano una specie di sindrome di Stendhal del compratore ossessivo compulsivo a cui resisto solo grazie alla fatica che obnubila la mia mente. E alla fontanella dell'acqua che trovi anche in librerie e biblioteche.. 
Questa è civiltà, mentre in Italia turisti disidratati e impossibilitati ad andare in bagno vagano per ore alla ricerca di un albero qualunque per alzare la gambina..

Un'altra cosa stupefacente è che non appena estrai la mappa per capire in che parte di mondo ti ritrovi vieni letteralmente assalito da fin troppi niuyorchesi fin troppo volonterosi di aiutarti e innamorati dell'Italia. 
Come il cineasta bibliotecario che ci tiene mezz'ora a raccontarci che ha lavorato con Fellini ad Amarcord in Cinecittà e che si faceva chiamare Giovanni Nessuno, detto Spaghetto.. 

Dopo una giornata così, cosa si può fare appena tornati all'umile magione? Secondo la dolce metà non c'è nulla di meglio che passare l'aspirapolvere.. Ah, l'irresistibile richiamo dell'aspirapolvere americano.. E poi, per fuggire al terzo giorno consecutivo di indiano, una cena all'americana: apro scatoletta, impiatto e via di microonde.. Mi sento un po' Alberto Sordi: ammazza che zozzeria..

..sullo sfondo l'Empire; sul davanti una battaglia privata contro i lunedì!
..la fontanella in libreria, che tutta la sete porta via..
..original American, con sandalino da trekking..
..con le mani in pasta, anzi in zuppa: inzuppate, insomma..


AMMAZZA CHE ZOZZERIA!
..'o Spaghetto..

..grattacieli sulla High Line..

..no ticket, non parti..

martedì 5 settembre 2017

New York New York - day 2 - September 3, 2017

Il secondo giorno, domenica, è il giorno del Signore. Se ieri abbiamo incontrato un gruppetto di persone che ci hanno assicurato che Gesù sta per arrivando presto (ok, ma quando di preciso?), non dubitiamo che oggi sia il giorno in cui lui si paleserà. 
Pertanto andiamo a un servizio religioso presso il Tabernacolo di Brooklyn a cui doveva partecipare anche il locale coro vincitore di diversi premi e che però scopriamo essere in tournée. La più classica delle fortune dei principianti di New York.. 
In compenso le due ore sono volate come degli angioletti di Raffaello, e il sermone del predicatore è durato solamente 50 minuti. Meno male che fuori pioveva e dentro quel teatro adibito a chiesa pentecostale la gente di colore (nero) mi trattava da loro fratello e mi augurava benedizioni da parte di Dio. Però Gesù non si è fatto vedere.. Molto probabilmente si era perso anche lui nella metro della Grande Mela. 
Mela che per i fiorentini è una parte indubbiamente piuttosto succosa del corpo umano.

Essendo a Brooklyn, puoi forse non andare a Manhattan camminando attraverso il ponte di Brooklyn stesso? È quello che hanno pensato, oltre a noi, anche un altro circa mezzo milione di persone.. E così la traversata del fiume è stata una specie di processione, una sorta di rito di passaggio verso la nostra destinazione che era niente meno che: un panino con l'aragosta (denudata)!

La cosa che colpisce di più un umile ragazzo di campagna come il sottoscritto, oltre alla grandezza incredibile di grattacieli, macchine, hamburger, e la vastità di spazi, è senz'altro la grandezza dei numeri riportati a fianco delle pietanze in tutta la città! Panino 20 dollari, e birra 9 $..
Ci si chiede come faccia la gente a diventare obesa! Anzi, in tutta sincerità, abbiamo visto tanta gente correre.. Forse per non sentire i morsi della fame!
Essendo in zona siamo anche andati a vedere il luogo dove c'erano le Torri Gemelle e dove ora ci sono altri grattacieli e il toccante memoriale..

Da lì, non contenti delle benedizioni cristiane, siamo anche andati al tempio buddista cinese, a Chinatown, e siamo rimasti colpiti dal fatto che anche il Buddha alto 5 m era di plastica..
Inspiegabilmente, la signorina custode, non mi ha permesso di andare a verificare se dietro la statua c'era la scritta Made in Taiwan.. Anzi, sembrava pure scocciata, e anche il lottatore di Sumo che ha chiamato sembrava un po' scocciato, come se la digestione non gli fosse stata favorevole.. per fortuna l'ho battuto sulla corsa.. Chinatown-Little Italy 10''34'.
Poi mi sono addormentato sulla metro e risvegliato nel New Jersey..

11/9 Memorial: Ground Zero
..come camminare su una cartina di un chewing-gum..
..buono, ma picciiiiino: mini aragoste! Ma non era tutto grande in Ammerica?..
Chiesa-Teatro

New York New York - day 0 and 1 - September 1 and 2, 2017

Gita fuori porta: New York.
Non capita spesso di fare colazione a Firenze, brunch ad Amsterdam e aperitivo a New York. Ma quando capita ti senti un businessman da film. O un vecchio pioniere, un padre fondatore quasi, da Amsterdam a New Amsterdam..
E New York (ex New Amsterdam) per gli europei è vivere in un film già visto. Tutto è ripagato dai nomi che ti circondano dal primo giorno.
Pazienza se per arrivarci non dormi per 25 ore, se viaggi 8 ore come una sardina nel sedile di mezzo tra 2 omoni dall'appetito insaziabile e ti autospaventi guardando un film di guerra che non ti fa prendere sonno e devi raccattare tua moglie reduce da sales meeting sfiancanti e che sei costretto a guidare nella jungla metropolitana che ti colpisce come un mazzuolo in testa appena sbuchi dalla metro.
Lo choc primo è l'orientamento.. Nord, sud, ovest, avenue, street, miglia, chilometri, blocks e buses. Ancora per gli spostamenti l'unità di misura è... la perdita di orientamento. Due traverse a destra a Firenze sarebbero 7 minuti di passeggiata rilassante, qua sono 20 minuti di panico tra clacson, elicotteri e sirene (non quelle di Ulisse, seppur altrettanto alienanti, ma della NYPD).
Il sonno da jetlag è un colpo di clava in testa alla Fred Flinstone.
Se stai 10 giorni a New York ti riprendi l'ottavo giorno, inteso come il giorno del Giudizio Universale.
Però hai la scusante di essere irascibile e nervoso con tutti... moglie paziente compresa..

Dopo il giorno 0 voluto per arrivarci, da Amsterdam a New Amsterdam, il primo giorno è il battesimo di fuoco.
Uscita a Times Square con ricerca dell'ufficio informazioni turistiche, un baracchino che quello degli hot dog in confronto è la reggia del pascià di Persia. Lì capisco che non sto viaggiando in Europa, ma nel Nuovo Mondo, un mondo diverso dove crescere i nostri pensieri.. Noi non ci fermeremo, noi non ci stancheremo, etc...

Il MET, 8 ore di arte che massacrerebbero un beduino errante del Sahara e il di lui cammello, ma con il diletto di un hot dog divinamente insano. E per vedere Antonello da Messina e il Caravaggio..
Dopo il MET la schiena urlava vendetta al cospetto di Dio, ma il potere dello shopping fa miracoli (un jeans e due t-shirt per iniziare)... 
E poi nanna... il jetleg non ti fa mangiare, solo dormire quando ti fermi, e chi si ferma è perduto..

..elementare mio caro Watson..
..mmhh, li facevo più grandi..
..antico custode di museo..
..Nemo..
..terrazzino con vista..

mercoledì 26 aprile 2017

Cose narrate che ho imparato ieri (25 aprile 2017)

Come ci accade da non molto partecipiamo a delle escursioni narranti con una guida coinvolgente e narrante. Paolo Burrini delle Vie Narranti.
Lui non lo sa, ma l’unico motivo è che abita vicino a noi e ci dà un passaggio…
Comunque, ieri è stata una giornata davvero densa di avvenimenti e informazioni.
25 aprile: giorno della Liberazione, San Polo in Chianti sembra perfetto per un anello che ricongiunga le nostre passioni: camminate, natura, storia, cibo entusiasmante e molto ossigeno.
La vita in città è anossica, e ce ne accorgiamo non appena mettiamo piede fuori le mura cittadine (ma soprattutto al rientro, quando gente stressata e frustrata anche di festa non si cura di liberarsi affatto!).
Per noi è stata una Liberazione camminare, in salita e in discesa, faticare, ma riempirsi anche di Ossigeno per polmoni e occhi (tutti e tre).

E poi scoprire che il giglio di Firenze non è un giglio (ma un Iris, detto anche però giglio di Firenze, o giglio bianco). E con giglio fiorentino, o giglio bottonato, si intende anche il famigerato stemma araldico della città toscana. Ma non esiste in natura il giglio rosso (tanto che un concorso ne cerca di incentivarne la scoperta/ibridazione/invenzione).
E poi a Firenze non si dice neanche giglio, ma giaggiolo (poiché bianco ricorda ghiaccio, cioè ghiacciolo, cioè giaggiolo, cioè boh..). E prima era bianco poi rosso su campo rosso poi bianco (per questione di guelfoghibellinità).
Possiamo dunque dire che Firenze, ovvero città del fiore, è fondata su notevoli malinterpretazioni e sovraestimazioni?

..giglio in posa..

..gigli posati e pallidi..

Pensare che poi si è anche visto il palazzaccio, residenza estiva della Bencina, tale Ginevra de’ Benci, secondo alcuni una dei più probabili modelli per la Monna Lisa!
Sono cose che danno da pensare…

..foto tessera della Ginevrina..
Come dà da pensare che dopo una degustazione di olio da capogiro tutti ci sentivamo esperti, ma soprattutto profondamente ignoranti, ma narranti!

E però due detti nuovi li ho portati a casa:
- Cuor contento il ciel l’aiuta!
- Ma chi t’ha sciorto?

(e anche due suggerimenti di film da vedere, ma questa è un'altra storia da narrare)