lunedì 25 aprile 2016

Cammino di San Benedetto - ottavo giorno - Roccasecca-Abbazia di Montecassino - 24 aprile 2016

L'ottavo è il giorno del Giudizio.
In effetti piove fin dal mattino.
Ma oramai non ci si può più tirare indietro. Bravi e incuranti maciniamo umidi chilometri d'asfalto in un comunque bel territorio dove di certo non manca l'acqua..
La prima sosta la facciamo per la seconda colazione in un bar appena inizia la salita che ci porterà ad attraversare le montagne verso la tomba dei gemelli Benedetto e Scolastica. I quali ci fanno il miracolo di moltiplicare i cornetti alla crema che un adolescente del luogo sembra intenzionato a finire prima di pranzo (e a prima vista non è che ne abbia particolare bisogno). In sovrappiù fanno anche smettere la pioggia..
Iniziamo la ripida ascesa in un clima e silenzio irreale. Oltre al vento freddo mette i brividi sapere che una mattanza insensata di uomini, animali e piante si sia consumata proprio qui, dove noi passeggiamo riverenti.
È surreale e toccante. Visitiamo in completa solitudine l'obelisco a ricordo dei soldati polacchi che per primi entrarono nell'abbazia rasa al suolo.
..il cimitero polacco..

Ci riportano al presente (quasi per fortuna) i pullman di turisti, il parcheggio a pagamento a prezzi praticati solo dai migliori strozzini d'Italia, i custodi sgarbati e arroganti e le toilette a pagamento. 

Adusi come siamo oramai alla solitudine dei boschi o ai paesini accoglienti finora attraversati ci sentiamo quasi soffocare.
Il barocco di chiostri e chiesa fanno il resto.
..non è stanchezza, è scoramento..

Salutiamo con affetto e riconoscenza, ma brevemente, come forse sarebbe a loro piaciuto, Scola e Bene e usciamo a gambe levate (non in spalla perché in spalla ci abbiamo gli zaini).
..la metà alla meta..

Ancora non lo sappiamo, ma ci aspetta una delle più belle accoglienze di questo cammino.
A metà del serpente d'asfalto che unisce il complesso abbaziale a Cassino troviamo il monastero di Santa Maria della Rupe, gestito da quattro monache benedettine che ci fanno sentire a casa fin da subito. La struttura è in realtà una grande casa costruita da non più di cinquant'anni e loro ci vivono con tre cani, qualche gatto e cinghiali di passaggio. Si guadagnano da vivere facendo dei biscottini da leccarsi i baffi. Due sono di Monfalcone, una è croata, l'altra veneta. Sembrano davvero una bella famiglia e ci aggreghiamo volentieri alla loro quotidianità. Facciamo anche esperienza dell'ora et labora grattugiando almeno tre chili di mandorle. Al sottoscritto, invece dell'ora, scapperebbe il "va' in malora", ma ormai sappiamo che tutto è di passaggio, anche il pellegrino sempre in viaggio..
..preferivo macinare chilometri..


P.S. (post sfacchinatam):
a). Karma: più che un karma, il mio è una nuvoletta fantozziana, di smog. Non ci si spiega altrimenti perché anche in mezzo ai posti più impensati ci sia chi o lascia il motore acceso e scende a prendere un caffè, o ci sorpassa per poi fermarsi alla curva successiva, con la macchina in moto, appestando tutto il tratto, oppure si ferma proprio davanti alla panchina che abbiamo scelto per l'unica sosta della giornata. Mistero doloroso.
b). Solo dopo due cammini mi accorgo che il mio bastone ha un nome, e che si chiama Dio Saz.. Tutto.. Mistero glorioso.
..omnisazzente..

c). Ci siamo abbronzati, con l'invidiabile abbronzatura del pellegrino muratore e ciclista. Nonostante sia aprile. Nonostante la pioggia. Nonostante la crema protezione più infinito.. Mistero della luce.
d). Quanto sono buoni e desiderati i bisogni semplici del camminatore? L'acqua, il pane, la pasta, il vino, vestiti asciutti e la doccia? Mistero gaudioso.
e). Perché a camminare così non faccio fatica e mi scoccia scendere a buttare la monnezza? Mistero misterioso.


sabato 23 aprile 2016

Cammino di San Benedetto - settimo giorno - Arpino-Roccasecca - 23 aprile 2016

Dall'Arpinate all'Aquinate.
Oggi si va da casa di Cicerone a casa di san Tommaso d'Aquino (nato a Roccasecca), detto il "Doctor angelicus", o anche il "bue muto".. Quaestio di punti di vista..
Queste pietre trasudano storia, il sottoscritto strasuda e basta, invece.
Da qualche giorno siamo minacciati dall'acqua celeste. Ma soprattutto dai panni inasciugabili. Un vero pellegrino lo si riconosce nei giorni umidi:

..lo stendillegrino..
Dopo la colazione con pane (duro) per i miei denti, approfittiamo della schiarita per partire alla volta di Civitavecchia, ovvero dell'antico borgo soprastante Arpino e che tra le mura ha una porta a sesto acuto antichissima..
..porta a sesso acuto..
Da lassù scendiamo e risaliamo tra uliveti, cavalli e teneri puledrini per raggiungere l'inizio della Gola del Melfa. Praticamente un canyon de noartri. È qua che lo scrivente fa l'amara scoperta, un'autentica lezione di vita: è impossibile avere sempre tutto sotto controllo. E infatti l'aggeggio infernale, la macchina diabolica altrimenti detta cellulare è rimasta all'asciutto ad Arpino. Per fortuna sui cammini si incontrano persone assai generose e comprensive che ti portano il telefono in mezzo alle montagne, oltre agli abitanti che ti fermano per fare quattro chiacchiere in amicizia e simpatia autentiche.

La seconda parte della tappa è caratterizzata dalla discesa su una mulattiera fino alla gola, e da una pioggerellina non troppo fastidiosa che ci fa sembrare dei buffi esseri camuffati da venusiani
..il gobbo di Nostradamus..
Poi ci aspettano 7 chilometri di gola (uno dei sette vizi capitali) per sbucare infine a Roccasecca. Prima però incontriamo dei cacciatori di lumache e il padrone del B&B che è venuto a cercarci prima di andare a lavorare..
Commossi rifiutiamo il passaggio (vade in retro, Machina) e spilucchiamo qualcosa al bar prima di infilarci in doccia e poi in branda.. 
..mani giganti e naso aquinino: la statua di San Tommaso..
Felicità sono dei piedi asciutti..
Per fortuna piove (alla faccia di Roccasecca..) e abbiamo la scusa per non visitare molto.
Immancabile però è la passeggiata prima di cena al castello degli Aquino e alla prima chiesa dedicata al santo autoctono
..giochi di luce e nubi oscure all'orizzonte..
Scopriamo inoltre che non si possono tirare le colombe, supponiamo perché troppo pesanti e fanno male..
..ma i coriandoli?
Lauta cena a seguire, poi infradiciati corriamo a preparaci per la tappa finale di domani..
Questo significa: danza tribale della pioggia solo serotina, stenditura dei panni su tutti i ganci e gancetti del B&B, tisanina salutista (il "canarino") e toglitura delle pile da tutti gli orologi che fanno tic-tac.. 
Il pellegrino è un essere sensibile e urtabile..

N.B.: Altri eventi degni di nota:
a). Roccasecca ha dato i natali anche al celeberrimo Severino Gazzelloni, il flauto d'oro, mi informa la moglie..
b). La prenotazione al ristorante siamo riusciti a farla a nome Brontolani..
c). Ergo, la consorte è stata tosto ribattezzata Sabrina Gazzelloni Brontolani Vien dal Mare..
d). Un responsabile delle pro loco locali ci informa che "i pellegrini di una volta non esistono più". Ribattiamo che i pellegrini di una volta sono già passati.. Ne passeranno altri ora..
e). Altro insulto: passando vicino a una scuola materna un marmocchio indigeno, puntando il tremolante indice, urla: "Guarda, gli Scout!". Ora si starà chiedendo perché gli Scout lo hanno incenerito con lo sguardo..

venerdì 22 aprile 2016

Cammino di San Benedetto - sesto giorno - Abbazia di Casamari-Arpino - 22 aprile 2016

12 monaci cistercensi contro due pellegrini diversamente credenti: chi vincerà?
Loro, ovviamente.. La paura di alzarsi/sedersi fuori tempo rende la messa mattutina particolarmente interessante..
Anche perché poi scopriamo il motivo per cui il monaco ospitaliere ci ha consigliato il bar più lontano: una barista dal vestiario certosino attira avventori come le mosche il miele.
Uscendo dal bar c'è anche chi offre cassettate di frutta a 5 euro e per un attimo temo che la consorte cada in tentazione, amen..
Invece resistiamo e visitiamo il bel complesso abbaziale prima di finalmente partire. 
..il chiosco abbaziale, prezzi monaci..
L'inizio non è proprio bello, costeggiando la Roma-Frosinone, ma ben presto arriviamo a Isola del Liri, in tempo per la seconda colazione. La particolarità del luogo è la cascata in centro città:
..la cascata in città, e senza bucce di banana..
Di corsa poi (si fa per dire) andiamo alla certosa di San Domenico di Sora, costruita sulla villa dei genitori di Cicerone. La famosa pro domo sua.. Evidentemente San Domenico non era molto bravo con le versioni al ginnasio e volle fargliela pagare.

Dopo qualche chilometro inizia la parte più faticosa, con una salita da locuzioni latine sentite solo in lupanari, trivi e quadrivi.
..all'inizio delle salite..
La gente ci guarda con un misto di simpatia e commiserazione, i più anziani ci rivolgono parole oramai incomprensibili se non al secondo o terzo ascolto (faccitte cavudo, mi par di intendere una volta..).
In compenso rimango affascinato dalla bravura dei guidatori e delle guidatrici ciociari: a mille all'ora, fumando o al telefonino, in strade strette e in forte pendenza, riescono sempre a evitarci. Finora. Non è evitabile lo stress correlato, ma perlomeno non si va all'ospedale per traumi ortopedici..
..cartelli stradali con commenti rafforzativi..
A Dio piacendo arriviamo nella bellissima Arpino. Città che diede i natali, oltre che a Cicerone, a Caio Mario, e a parenti stretti di Mastroianni e Morricone. Incuranti di tutto ciò, la priorità è sempre la pancia: Sagne con fagioli e asparagi e un bel contorno di verdure di campo e rinasciamo a vita nuova..
Peccato che durante il microsonno pomeridiano piova, e il bucato non si asciugherà mai..
Prima di cena optiamo per una passeggiata, passando prima dall'ufficio turistico, ove il solerte Marcellino ci tiene una conferenza in piena regola (d'altra parte è città di oratori e retori) e non possiamo opporci a una foto ricordo dell'evento.
..autografo con dedica sul retro della copertina..

La passeggiata è bella e ristorante, verso la trattoria..
..pannello turistico per ipermetropi..

giovedì 21 aprile 2016

Cammino di San Benedetto - quinto giorno - Collepardo-Abbazia di Casamari - 21 aprile 2016

Quella che si dice una partenza in salita..
6 km d'asfalto, sbagliando pure strada (mea culpissima), fino alla Certosa di Trisulti (non che mi..).
Prima però facciamo colazione con il cucchiaino più lungo del mondo, entrambi reduci da una notte popolata da incubi: pizzaioli invasati che ci inseguono con degli zaini ricolmi di tranci di pizza.
..il cucchiaione..
Poi, forse per l'emozione, perdo il sentiero panoramico (causa di almeno mezz'ora di mugugni contro me medesimo e il fato avverso). Ma ancora il tempo è l'ideale per camminare e verso l'arrivo incontriamo il primo pellegrino, Marco da Milano. 
..trisulti..
Visitiamo la bellissima certosa in quasi solitudine e già che ci siamo facciamo anche una deviazione per visitare un santuario costruito nella roccia con un'acqua miracolosa e buonissima: un'acqua della Madonna..
..acqua celeste..
Poi si scende, poi si sale, poi si scende e sono già le due e i bar son chiusi e il morale scende sotto i tacchi fino a Santa Francesca che provvidamente vede Mastro Geppetto aperto e a un prezzo ridicolo ci rifocillano con tagliatelle ai funghi e pomodori e finalmente l'agognata verdura..
Il pomeriggio è piacente, tuttavia i chilometri sono ancora molti. Incontriamo simpatici anziani - "è passato da poco il vostro collego.."; "più avanti la strada è bono.." - ancora molti cavalli e puledrini e, soprattutto negli ultimi chilometri, graziose macchine che alla velocità del suono ci rasentano fino fino.
..le suore addolorate..
C'è spazio anche per il momento horror:
..il giuoco della bambola impiccata..
Alle 17,15 guadagnamo infine il monastero, e il custode ci chiede: "ma dovete farvi anche la doccia?".
..abbazia di Casamari..
Poi scappiamo a cena con l'altro pellegrino, si parla di quant'è bella Firenze, ci propinano un po' di pizza (ma solo un po') e infine dobbiamo letteralmente correre in monastero perché alle 21, cascasse il mondo, chiude il cancello..
Non casca il mondo, di certo ci casca la palpebra..

mercoledì 20 aprile 2016

Cammino di San Benedetto - quarto giorno - Trevi nel Lazio-Collepardo - 20 aprile 2016

Ringraziando il cielo la colazione al bar Collo si svolge rapidamente, anche perché ci sono posti in piedi. Il problema è che qualcuno si accontenta anche solo delle ciambelle, qualcun altro, invece, va a caccia di cornetti trovandoli al bar Revolution. Mi fanno morire i nomi dei bar in inglese.. Oggi troveremo anche il Road café e lo Speedy pizza, tutto questo in Ciociaria..
Alle 8 siamo in marcia, in bella salita verso l'arco di Trevi (antica dogana romana: due fiorini..). A Trevi trovammo anche la cascata. Mancava la fontana, ma dice si sia trasferita a Roma da un bel po'..
..arco di Trevi, seguire le frecce..
Anche oggi il paesaggio è verde e molto bello, e solitario.
Il sottoscritto mette praticamente il pilota automatico così può dormire anche camminando..
A Guarcino (dove il torrente Cosa affluisce nel Sacco - e la consorte fa giustamente notare che così nacque il CoSacco), decidiamo che ci meritiamo la pizza. Sarà un grave errore.. Anche perché non ci meritavamo il cameriere scout che ha fatto tutti i cammini possibili inimmaginabili e che ci vuole spiegare come si fa..
Ma il vero problema è la digestione nella salita a Vico nel Lazio: 3 km dalle belle pendenze. E difatti cala un silenzio piombigno riempito internamente dalle più diverse maldicenze e dal pensiero "se ero ricco andavo a Rimini".
Vico è stupendamente medievale, e anche la gente ci guarda come i medievali guarderebbero dei marziani. Lo spettacolo del sottoscritto grondante non sarà di certo il top del sogno, ma in fondo son solo un camminatore con bastone in carbonio 14, zaino stile babbo natale, calzoncini alla marinara, improbabile cappellino bianco HELLAS, scarponi tipo astronave, occhiali da sole specchiati rossoneri e maglietta zuppa: che sarà mai?
Viste le bellezze del luogo, le poche aperte, proseguiamo per giungere infine a Collepardo, altro gioiellino medievale. 
..a Collepardo i platani fanno tutto da sé..
Tra qualche mugugno, avendo dovuto bere in fretta la meritata birra per la premura dell'ostiera, guadagnamo la camera in stile tardo ottocentesco e piombiamo in un sonno pesantissimo fino alle 19,30.
..tramonto collepardesco..
A questo punto la giornata riserva la beffa. Nonostante a due passi ci sia un ristorante famoso ed invitante, nel paese delle erbe e delle fettuccine, orbene chiude di mercoledì. Gli altri ristoranti sono lontani per noi, lo Scoiattolo è chiuso per restauro e rimangono solo due pizzerie. Entriamo speranzosi perlomeno in un'insalata, e invece no: solo pizza.
Da ora in poi, per noi, Collepardo sarà solo Collepizza.

martedì 19 aprile 2016

Cammino di San Benedetto - terzo giorno - Eremo di San Biagio (Subiaco)-Trevi nel Lazio - 19 aprile 2016

Ore 8:00 messa al Sacro Speco. Sembra una barzelletta da preti: sapete cosa fanno 3 benedettini, una francescana, una salesiana e due pellegrini? Finitela voi, la barzelletta.. Noi siamo corsi a fare colazione..
Colazione e procacciamento pranzo: abbiamo deciso che dobbiamo mangiare di più; e ora sapete il motivo vero del fare un pellegrinaggio invece delle Maldive!
Ci aspetta la visita guidata allo stupendo Santa Scolastica. Come due smemorati ci scordiamo di visitarne la biblioteca (famosa in tutto il mondo), sarà deformazione professionale?
Poi alle dieci finalmente si parte, undici chilometri bucolici risalendo l'Aniene come dei salmoni. Il tempo è gradevole, il sentiero in ombra, in solitudine, dislivello quasi impercettibile: che noia! La perfezione non l'auguriamo a nessuno..
L'unico episodio degno di nota è l'attacco di un bruco sganciatosi da un ramo al passaggio del sottoscritto..
Però intravediamo un unicorno brucare:

..unicorno che bruca..
Finalmente è l'ora della pappa e del cambio della Sacra Sindone che ogni santo giorno si forma sotto lo zaino dello scrivente, costretto a sciacquare i panni in Aniene:
..lo sciacquone in Aniene..


..la sacra sindrome..
A parte ciò incontriamo mucche stradali e i primi dolori ai polpacci per la salita a Trevi nel Lazio.
..muuucche d'asfalto..
Perlomeno incontriamo un'ospitalità eccezionale in Luisa, che ci fa da eccellente guida per due orette assai interessanti lasciandoci poi nelle mani di ristoratori che a  colpi di fettuccine ciociare, vino Cesanese del Piglio (quello giusto) e pecorino fritto ci ricordano come il movimento ruttatorio intorno all'asse digerente sia ciò che fa muovere il mondo!
..cibo e vinello fanno il pellegrino allegrello..
A questo punto non rimane che chiudere la porta 
..forse..
..e rintanarci nel nostro bozzolo..
..il brucaliffo..


lunedì 18 aprile 2016

Cammino di San Benedetto - secondo giorno - Gerano-Eremo di San Biagio (Subiaco) - 18 aprile 2016

Dolce è il risveglio al suono di asini raglianti e riscaldamenti a palla. Per ripicca rubiamo il pane fresco alle suore (ma hanno iniziato loro: come si fa a mettere la nutella in frigo che poi per spalmarla devi usare l'accendino sotto il cucchiaino tipo Trainspotting?). Come controsgarbo ci spennano che manco degli strozzini, e allora penso bene di tenermi la loro chiave in tasca (poi ci pentiremo amaramente e gliela rispediremo da Subiaco - la famosa conversione sulla via di Subiasco).

Secondo la guida la prima deviazione dobbiamo prenderla dopo il cimitero verso via della Fossa. Ce ne guardiamo bene e andiamo a diritto in un bel sole quasi estivo, tra glicini in gran forma e in quasi solitudine. È una tappa fatta apposta per allenarci, visto che finora si era fatto solo montaggio/smontaggio mobili IKEA (maldidos!). Fino a Subiaco siamo in una bella campagna laziale, tra colline un po' troppo ripide per essere riposanti e l'Aniene addomesticato dai cartari sublacensi.
Non è male neanche l'ingresso a Subiaco, dal ponte medievale di San Francesco. Alziamo lo sguardo e mutuamente decidiamo che oggi la Rocca non fa per noi. Vale più il pellegrinaggio alla casa natale di Gina Lollobrigida, nata anche lei il 4 luglio..
..il 4 luglio 1927..
Meglio andare subito ai monasteri di Santa Scolastica, e al Sacro Speco, il monastero costruito sopra alla grotta ove Benedetto trascorse i primi tre anni a Subiaco, forse perché in centro c'era già all'epoca un po' troppo traffico..
A Santa Scolastica, sorella di Benedetto, arriviamo quando ben due scolaresche impazzano nel cortile della foresteria. E ci andiamo a piedi perché il trenino lillipuziano non lo vediamo passare, sarà in mini-ritardo?
..ciuff ciuff..
Su, la porta del convento è chiusa, e siccome non piove e non tira vento non bussiamo, ma mangiamo pane raffermo e prosciutto cotto nello zaino addossati al muro.
Dopo l'immeritata sosta saliamo ancora all'altro monastero che nel frattempo apriva alle 15:00. 

- Non si fanno visite guidate se non a gruppi -, ci informano.
Tipo questi:
..noi e loro, e basta: misteri della globalizzazione..
Siamo comunque ripagati dal luogo mozzafiato e dalla bellezza degli interni e dal primo scatto rubato a Francesco, che non aveva né le stigmate né l'aureola, ma si chiamava ancora solo Fratello Francesco: un po' come vedere una foto di Maradona prima che diventasse El Pibe de Oro. In compenso c'è il bue volante..
..fa sempre un certo effetto vedere il bue api in una chiesa cattolica. 

Dopo il bue con le ali non rimane che salire all'oasi di pace dell'eremo di San Biagio. Mi stupisco che il cellulare prenda così tanto, ma non sono le influenze celesti, quanto la mega antenna costruita in cima alla montagna.. Supponiamo che anche Radio Maria prenda benino..
Se 24 ore fa abbiamo mangiato troppo, oggi si tende decisamente verso la frugalità. In compenso ceniamo con una suora 93enne con una lucidità che mai ho posseduto né possiederò.
E non possiedo più neanche scorte di viveri, mangiate dalla consorte in preda a una crisi di fame chimica.. E pensare che esattamente un anno fa si mangiava abbondantemente e in stupenda allegria..

Cammino di San Benedetto - primo giorno - Firenze-Gerano 17 aprile 2016

È sempre bello lasciare Firenze. Al mattino di una domenica di primavera.
Il sole splende gentile ancora, i ciclisti ronzano benevoli, il traffico è contenuto e lo smog di prima mattina ci solletica le narici. In via Nazionale, tra una macchina parcheggiata e un'altra, c'è anche chi si dedica alle proprie perversioni domenicali: il mai abbastanza vituperato lavaggio della macchina. Ossessione diabolica contro cui neanche San Benedetto può molto.
Il nostro pensiero è ancora fermo alla notte prima e alle porte dell'armadio IKEA (I Know Every Anathema) che ci hanno vinto e resi esausti fino a tarda notte.
Non si capisce come, ma prima di un viaggio sembra quasi necessario preparare i bagagli come ultima cosa, a orari antelucani e poi dormire mai abbastanza.
Quasi peggio, invece, è farsi il viaggio in treno tra logorroici (la logorrea è una malattia) e scolaresche il cui peggior elemento è l'insegnante..
A Tiburtina, poi, per andare da un binario a quello vicino ti fanno fare il giro allegramente del centro commerciale, tra soldati armati fino ai denti e pellegrini con bastoni che atterriscono gli addetti delle FFSS.
I quali si rivelano ottimi cacciatori di cavallette, le quali invece spaventano indifese giovani burine..
..homo lavator machinis..
All'arrivo a Mandela abbiamo con somma gioia due caffè pagati e le credenziali. È molto più dura trovare la strada giusta, e infatti sbagliamo subito al primo bivio (cos'è la destra? Cos'è la sinistra?). Mezz'ora in più lungo l'Aniene non è poi così male, e comunque abbiamo bisogno di allenarci.
Ancora più difficile per il sottoscritto è telefonare al B&B prenotato per disdire (su gentile e ferma insistenza della consorte, la quale ha sempre ragione..)  la prenotazione: i sensi di colpa sono sempre dietro l'angolo, lì sotto lo zerbino.
La giornata però arride, il sole cuoce già e ci incamminiamo bel belli lungo la statale a dolci curve, senza ombra ma con centauri vogliosi di fare garetta a chi sfiora di più il pellegrino..
Almeno il profumo della primavera è stemperato dalle grigliate in riva al fiume. Noi, per pranzo, verdure bollite avanzate dalla cena prima.. Sigh..
La strada è dolce, gli uccellini canticchiano (leggasi: le cornacchie gracchiano) e non succede nulla. Nessuna nuova, buona nuova in questi casi.. Ovviamente i refusi ci rincorrono anche qui, mancano elle a bollettini, mentre Lucia e Marco si amano FOUR EVER..
Passano i chilometri e prima di andare dalle suore che ci aspettano a Gerano (una volta) è proprio il caso di concedersi una Nastro Azzurro - la birra preferita dai pellegrini di San Benedetto. Bevi responsabilmente. Dalle sorelle della Sacra Famiglia del Cuore Spezzato di Gesù Salvatore del Mondo Mondiale Apostole della Buona Novella ai Quattro Continenti e Cinque Oceani ci ritroviamo in una casa vacanze dal calore ospitale di un nosocomio. Il loro nome è secondo solo alla lunghezza della password per il Wi-Fi:

Almeno le due sorelle (di diversi genitori, visto che una è bianca e l'altra di colore, nero) ci serviscono e riveriscono. Anche perché siamo gli unici ospiti.
Lo scrivente sperimenta anche dei ristoratori microsonni fino all'ora di cena lasciando vigliaccamente le incombenze pratiche a chi è comunque più esperto.. Poi le ristoratrici ci mettono a dura prova con doppie porzioni di pasta ai peperoni e pollo evidentemente morto affogato nel burro.
Urge dunque passeggiata digerente. Nonostante il pericolo reale di perdersi tra i deserti vicoletti, riusciamo a raggiungere un bar frequentato da un'interessante selezione di abitanti locali che si prodigano nel dare spettacolo e dimostrazione viva e vivace della parlata, della tonalità e delle bestemmie locali. Paese che vai, turpiloquio che trovi..
Al ritorno alla magione siamo accolti da un bel rumore di caldaia accesa (il karma lo sa, e dove vai e con chi vai) e da un tepore che solitamente è d'uso solo in certune regioni tropicali ad altissimo tasso di umidità. Tutto questo fino alle ore 23:19, ora in cui la sorella caldaista smette di spalare carbone nella fornace e si ritira nella sua camera ardente..
Almeno il cielo stellato della terrazza adagia graziosamente una succulenta ciliegina sulla torta di questo primo giorno.