domenica 30 settembre 2012

L'importanza relativa d'essere n. 1

se il numero uno non fosse l’unico? Dopo questi US Open potremmo considerare Murray, Federer,e Djokovic, con Nadal forse un po' più distaccato, primi ex aequo per il 2012? 


..stanno bene insieme..

Ci tiene Roger ad essere numero 1. E ci tengono anche Nole e Rafa, e anche Murray. Eccome se ci tengono.

Ma è poi così importante nel tennis? Sicuramente lo è al giorno d'oggi, e anche al giorno di ieri, ma forse non al giorno dell'altro ieri.
O forse no? Forse è un bisogno insito nell'animo umano (io sono il migliore), insito in ogni sport (altrimenti non ci sarebbero classifiche o campionati).

Ma cosa succedeva prima del 1973?
Semplice, succedeva quello che succede con i commenti nei blog: ognuno diceva la sua. Erano soprattutto i giornalisti e in seconda battuta gli addetti ai lavori (manager e direttori dei tornei, giocatori, etc..) a stilare la classifica dei giocatori, ma solo alla fine dell'anno. Poco democratico, sicuramente più divertente. E sicuramente c'era un'opzione che difficilmente si verifica ora: la coabitazione al n. 1.
Andiamo però con ordine e diamo qualche esempio di quello che succedeva.

La questione passa ora su un altro campo: chi decideva chi è il number one? O meglio, chi decide anche oggi chi è il numero uno? Basta davvero la classifica ATP o WTA? Si veda il caso Wozniacki di qualche anno fa.
Già, perché un conto è affidare il computo a un computer con il suo sistema di punti, ingiusto o giusto che sia, un altro è affidarlo a giornalisti o comunque a giudizi opinabili. Vi immaginate le accuse di partigianeria, di simpatie troppo accese, di sciovinismo e via così andando?

Già, perché la categoria mentale del numero 1 è propria dei nostri tempi. Come anche il GOAT. È un bisogno così pressante della cultura post-1968, inteso come post apertura all'era open. Siamo noi ad aver bisogno di sapere precisamente chi è il numero uno, chi è il migliore, chi è il più forte, a non ammettere la difficoltà di giudizio. O bianco o nero, o primo o niente.


Ne hanno certo bisogno anche i giocatori (per contrattare contratti), i tornei (per accaparrarsi sponsor), il business chiamato tennis (per vendere), i giornalisti e i tifosi (per parlare di qualcosa il lunedì mattino).
La questione è che prima del 1968 il tennis non era visto come uno sport. Era un divertissement delle classi più alte, sembrava: di fatto non lo era. Tutti volevano primeggiare, chi per un motivo chi per un altro. Ottusamente però si evitava di considerare l'elefante nella stanza.
Come sappiamo, le classifiche dei tennisti matematicamente compilate sono nate nel 1973. Era ed è un bisogno ormai di tutti. Ma un bisogno di comodo: come dice Rino Tommasi, il computer sa far di conto, ma non capisce di tennis.
Le variabili erano innumerevoli, a partire dal fatto della divisione in due circuiti, uno amatoriale e l'altro professionista. E poi dalle federazioni venivano stilate le classifiche per Paese, non quelle internazionali che invece erano, in maniera ufficiosa, compilate dai più famosi giornalisti di tennis.
Prendiamo in considerazione, per comodità, il periodo che va dagli anni ’30 al 1968, il grande spartiacque della storia del tennis. Questo per alcuni motivi: prima degli anni ’30 abbiamo informazioni più frammentarie, il gioco era un po’ meno conosciuto, e ora non ne conosciamo benissimo neppure i protagonisti. Dal 1930, ma soprattutto dopo la Seconda guerra mondiale, migliorano i collegamenti tra i continenti e c’è più spazio nella società per lo sport.
Dunque, come si è già ripetuto, c’erano due circuiti, quello amatoriale e quello pro che dopo la seconda guerra mondiale in America era diventato solido e potente. E anche in Europa andava piuttosto bene. La questione era: è più forte un giocatore amatore o un pro? È più competitivo il circuito amatoriale o quello pro? È più forte il n. 1 pro o quello amatore?
Istintivamente verrebbe da dire quello professionista, ma come la mettiamo con quei grandissimi giocatori che nello stesso anno vincevano i tornei amatoriali, come Wimbledon e poi passavano ai circuiti pro? Come è possibile compararli? Pensiamo a Kramer che vinceva a fine anni ’40 prima i tornei amatoriali e poi quelli pro. Così è difficile sapere se negli anni prima del passaggio di Kramer tra i professionisti, il n. 1 di quest’ultima categoria fosse il n. 1 in assoluto (così era considerato Bobby Riggs). Di certo, è quasi unanimemente riconosciuto che dal 1948 in poi chi era il primo tra i professionisti era anche il primo nel mondo.
Ad ogni modo i giornalisti più accreditati erano quelli inglesi e quelli americani ed è interessante notare gli anni in cui dei giocatori venivano messi al n. 1 a pari merito. Ovviamente sono una specie di medie dei voti che si fa a posteriori, visto che ognuno indicava il suo preferito. Per esempio dal 1935 al 1936 Fred Perry e Ellsworth Vines si possono considerare i numeri uno appaiati. Nel 1937 addirittura ne aggiunsero un terzo: Don Budge. Come anche nel 1970, e si era già in era open: i tre erano Laver, Rosewall e Newcombe.
Ve l’immaginate ora Federer, Djokovic, Murray e Nadal (che ho elencato in stretto ordine di classifica attuale) messi lassù a pari merito? È un’idea poi così astrusa? In fondo nel 2012 ognuno ha vinto uno Slam e i Master 1000 se li sono quasi equamente divisi…

Pubblicato su Ubitennis il 19 settembre 2012

domenica 9 settembre 2012

US Open, Errani e Vinci vincono lo Slam e sono prime al mondo


Vincono e convincono Sara Errani e Roberta Vinci nella finale del doppio femminile. 6-4 6-2 lo score finale e balletto per le azzurre che festeggiano così il secondo Slam dell'anno dopo il Roland Garros e la nuova posizione di numere 1 al mondo.


..vittoria di tocco..



Sul Louis Armstrong Errani e Vinci danno spettacolo e conquistano il trofeo di doppio femminile con una gara attenta, solida, con lampi di genio soprattutto da parte della tarantina. 6-4 6-2 il risultato finale di una strepitosa vittoria in cui le azzurre hanno dominato con tranquillità e amministrato la migliore sapienza tecnico-tattica.
La partita è stata caratterizzata dalla fisicità delle ceche e dai contrattacchi di tocco e astuzia da parte delle nostre. Le giocatrici ceche fanno infatti della potenza la loro arma principale: pochi fronzoli e gran pallate. Putroppo per loro, oggi sono stata molto fallose, in particolar modo la Hradecka, sia in fase di servizio che sugli scambi. Inoltre non hanno saputo sfruttare le occasioni che la Errani al servizio poteva loro concedere.

Match che si presentava quantomeno incerto. I precedenti dicevano 3-2 Hlavackova/Hradecka, di cui ben 3 vittorie nel 2012, a Wimbledon (erba non prediletta dalle nostre quest'anno), Indian Wells e Cincinnati. Due vittorie sul cemento americano che non permettevano a Sara e Roberta di scendere tranquille in campo. Agli Australian Open invece avevano vinto le nostre che poi andarono a giocarsi, perdendola, la finale. Le ceche erano inoltre reduci da due onorevoli secondi posti a Wimbledon, nei Championships e alle Olimpiadi, cedendo in entrambi i casi alle sorelle Williams. Non stupiva dunque fossero accreditate della terza testa di serie e fossero leggeremente favorite. Le italiane invece si sono presentate come numero due nel tabellone, ma erano già sicure di scavalcare le n. 1 raggiungendo la finale e da lunedì guidare la classifica di specialità.

IL MATCH
Le italiane partono strappando subito il servizio alle ceche sfruttando alcuni errori grossolani delle ragazze dell'Est, ancora in modalità riscaldamento. Al quarto game invece subiscono il controbreak, sul servizio Errani.
Questo è un dato molto significativo: le ceche infatti tirano molto forte e sono solidissime in risposte, ricordiamo che la Hradecka gioca sia di diritto che di rovescio a due mani. 
Nel game successivo è ancora break per le azzurre, complici due doppi falli della Hradecka. Hradecka che dovrebbe essere la trascinatrice della squadra, ma che si dimosta molto tesa e sbaglia palle che di solito non fallisce. A ruota la segue spesso la Hlavckova che spesso va fuori giri sia di diritto che sulle palle alte. Purtroppo sui servizi Errani le ceche maramaldeggiano. Altro break subito ricambiato. I servizi della Errani e della Hradecka sono quelli in cui sono nati tutti i break del primo set. Sul 5-4 serve Vinci, che dà sicureza alla coppia e regala il primo set alle nostre 6-4, facendo spesso serve and volley e dando man forte a Sarita. I tocchi di Roberta sono pregevoli, alcune soluzioni addirittura geniali.

Secondo parziale che si apre sulla falsariga del primo, ma con una importante eccezione: Sara tiene il suo servizio, Hradecka lo perde per la terza volta su tre e le nostre conquistano il primo vantaggio del set. Ormai non si contano più gli errori delle ceche che tradiscono emozione e tensione, mentre le nostre appaiono tranquille e sciolte, anche la Errani si toglie di dosso ogni tensione e tiene il servizio che vale il 4-2 addirittura a zero. Le ceche sono in confusione, altro break sul servizio Hradecka e di nuovo Vinci alla battuta per portare a casa set and match. Non tradisce Roberta e chiude 6-2 per il trionfo delle azzurre. 

Articolo pubblicato su Vavel il 9 settembre 2012
http://www.vavel.com/it/tennis/185307-us-open.html

sabato 8 settembre 2012

US Open, Andy Murray veleggia in finale


Con lo score di 5-7 6-2 6-1 7-6(6) Andy Murray vola in finale e aspetta il vincente tra Novak Djokovic e David Ferrer. Match fortemente condizionato dal vento newyorkese che non ha permesso ai due giocatori di esprimersi al meglio. Berdych è rimasto per due set mentalmente fuori dalla partita e il tardo recupero non è andato a buon fine.




Ottima vittoria con il punteggio di 5-7 6-2 6-1 7-6(6) in 3 ore e 58 minuti per lo scozzese Andy Murray che recupera lo svantaggio di un set e ha ragione abbastanza agevolmente di un Berdych che sembra essere stato in partita solo per un set, il primo e poi sempre in affanno. Con questa vittoria Andy sale al n. 3 della classifica ATP, superando Rafa Nadal. Notevole il match del neo oro olimpionico, che in condizioni pessime per un forte vento che imperversava sull'Arthur Ashe Stadium, è riuscito a mantenere la calma e la concentrazione nonostante il primo set perso. Nel secondo set è riuscito a trovare le giuste contromisure a un Berdych privato della sua migliore arma, il servizio. Impossibile giocarlo come lui sa fare in tali frangenti, e quindi la partita ha spesso offerto errori incredibili per i due campioni. Qualche scambio è stato molto divertente perché i due giocatori erano costretti a inventarsi soluzioni che il tasso tecnico maggiore dello scozzese spesso rendevano vincenti e fantasiose.

IL MATCH
Inizio molto difficoltoso per i due atleti, con forti folate di vento che spostano di continuo la pallina e rendono difficile giocare un buon tennis. Nel terzo gioco c'è il primo strappo della partita, con Murray che dopo un lungo braccio di ferro riesce ad ottenere il break. Nel game successivo succede di tutto, con lo scozzese che va sotto 30-40, salva benissimo la palla break con una palla corta, ma incredibilmente il punto dev'essere rigiocato perché il vento fa cadere il cappello ad Andy e questo viene considerato come disturbo di gioco; morale, errore successivo di Murray e contro-break. Si procede senza acuti fino al dodicesimo game con Andy al servizio per portare il primo set al tie break; il numero 4 del mondo, però, va molto in difficoltà al servizio concedendo 2 set point a Berdych, il quale non si fa sfuggire l'occasione e al secondo tentativo strappa il primo set all'avversario grazie a un gran diritto. 1-0 Berdych dopo ben un'ora e 17 minuti di gioco.

Non sembra risentire del set perso lo scozzese, che nel secondo parziale ottiene subito un break e, confermandolo nel successivo turno di battuta, sale velocemente 2-0. Difficoltà notevoli per chi serve dal lato del campo a sinistra del giudice. Andy tiene meglio i suoi turni di servizio e porta a casa il set 6-2. Murray sembra aver capito come giocare il back con più profondità alternandolo a rovesci in top più ficcanti.

Il terzo parziale si apre con altri due break per lo scozzese che si porta subito sul 4-0. Berdych sembra non raccapezzarcisi più. Tolta l'arma del servizio, il ceco inevitabilmente è quello che soffre di più delle condizioni metereologiche difficoltose. Subisce inoltre le contromisure che lo scozzese ha trovato dopo il primo set senza reagire e provare a proporre contromisure soddisfacenti. Ecco spiegato il 6-1 del terzo set

Come non bastasse il quarto parziale incomincia con un break in favore dello scozzese. Qua però Andy si inceppa un po', getta al vento, è il caso di dirlo, la possibilità del secondo break consecutivo e si fa invece togliere il servizio da un Berdych che all'improvviso, complice anche un momentaneo abbassarsi delle folate, ritrova le sue armi migliori: servizio e dritto. Set iniziato come fotocopia dei precedenti due, si fa invece ben più serrato. I due giocatori tengono il servizio, seppur con qualche difficoltà e vanno a ltie break. Parte forte Berdych che conquista due mini break. Bravo lo scozzese a recuperarli, ad annullare un set point al ceco e a 
chiudere al secondo match point. 

Troppo monotono e macchinoso il gioco del ceco, che non ha saputo adattarsi nel corso della partita, se non parzialmente nel quarto parziale, e permette a Murray di approdare meritatamente alla finale di domani.

Murray a caldo ha commentato la partita sottolineando le difficoltà di giocare con un forte vento. Soprattutto era difficile, a detta dello scozzese, controllare gli effetti delle seconde di servizioSi è sentito con il match in pugno fino al contro break del quarto set, quando Berdych ha iniziato a variare un po' la sua tattica e allora lì ha capito che avrebbe dovuto sudarsi ogni punto per chiudere la partita già quest'oggi, non essendoci molto tempo per recuperare per la finale di domani.

Articolo pubblicato su Vavel l'8 settembre 2012

US Open, grazie lo stesso Sara

Niente da fare per Sara Errani nella semifinale degli US Open 2012. Contro Serena Williams non c'è stata partita. Troppa la differenza di consistenza tra le due tenniste. Risultato finale: 6-1 6-2. Williams in finale contro Azarenka che ha battuto in tre set Maria Sharapova.


..grazie, prego bis..


Secondo pronostico, Serena Williams vince, anzi domina Sara Errani. 6-1 6-2 lo score finale di una partita senza mai storia e durata un'ora e 5 minuti. Troppa la differenza di peso e centimetri tra le due. Le speranze di Sara erano affidate più che altro a una cattiva concentrazione della Williams che però non si è fatta irretire dalle trappole che l'italiana ha comunque cercato di tenderle.
Primo set volato via in 30 minuti con Serena a dominare i suoi turni di servizio grazie a tre ace e a diverse prime vincenti e allo schema servizio e dritto che non ha dato scampo a Sara. Sui turni di servizio della Errani, invece, Serena ha buon gioco ad aggredire sia la prima che la seconda palla e mettere in grandissima difficoltà l'emiliana. Profonde e piatte sono le sciabolate con cui la minore delle Williams tempesta il campo dell'italiana che si deve arrendere, seppur a testa alta. Solo qualche sporadico errore dà qualche punto alla Errani che non riesce a tenere alta la percentuale di prime di servizio, né ad arginare gli attacchi sulla sua seconda.
Secondo set sulla falsariga del primo. È Serena a condurre i giochi, a costringere agli errori la nostra connazionale e a sferrare vincenti ad ogni occasione. È però un po' più nervosa la Williams, che concede un gioco in più e qualche errore che permette a Sara di uscire dal campo con un punteggio severo, ma non troppo, considerate le circostanze. Pressata dalla pioggia imminente e vogliosa di andare in doccia per prepararsi alla sfida di domani, Serena non lascia molto spazio a nessuna tattica. Perentoriamente chiude con un ace di seconda.
Troverà dunque in finale la bielorussa Vika Azarenka che ha avuto ragione solo dopo tre combattutissimi set della siberiana Sharapova e che cercherà di frapporsi tra Serena e il suo quarto titolo degli US Open.
C'è comunque da ringraziare Sara Errani. Torneo fantastico, il suo. Semifinale in singolare e finale in doppio. Prima italiana in semifinale agli US Open, non poteva davvero fare di più contro Serenona. È stata bravissima a crederci ugualmente, a lottare su ogni palla, a vincere il suo secondo game del secondo set quando in molti avrebbero già da tempo alzato bandiera bianca.
Una sconfitta non è mai divertente, speriamo però che abbia potuto godersi appieno le sensazioni che una semifinale all'Arthur Ashe Stadium le avrà senz'altro riservato. Da lunedì sarà n. 6 del mondo in singolare e numero uno di doppio: semplicemente fenomenale. Prima di lunedì c'è però una finale da giocare, domani. La finale del doppio che vedrà coinvolte Sara e Roberta Vinci. E sarà tutta un'altra partita. 

Articolo pubblicato su Vavel l'8 settembre 2012
http://www.vavel.com/it/tennis/185112-us-open-per-sara-errani-un-brusco-risveglio.html

venerdì 7 settembre 2012

..del perché i libri son gatteschi e non cagneschi..


The doctor is in - Oggi parleremo del come e del perché i libri son gatteschi e non cagneschi.



È quasi universalmente riconosciuto: i libri sono felini domestici, non sono affatto i migliori amici dell'uomo.
Lo dice anche Groucho Marx: al di fuori del cane, i libri sono i migliori amici dell'uomo, perché al di dentro del cane è troppo buio per leggere.

Elenchiamo di seguito i motivi per cui i libri sono gatti e non cani:
- Raramente ci sono libri che dormono tranquilli ai piedi del padrone di casa, di solito gironzolano, si svegliano e ti svegliano nel cuore della notte, oppure ti camminano in testa senza remore.
- Se bagnati, i libri non puzzano di cane bagnato.
- Non è necessario fare il bagno ai libri. È comunque buona norma togliere loro qualche pelo.
- Le orecchie dei libri sono triangolari.
- I libri, una volta usciti di casa, difficilmente tornano. Se tornano è perché non sanno dove andare altrimenti e perché sanno ci sarà sempre un panno antistatico per loro.
- Quando rientri in casa non ti trovi un libro scodinzolante che ti assale. Capita però che un libro ti faccia inciampare trovandotelo tra le gambe nei posti più impensati.
- Quando esci e ti porti dietro un libro non ti devi fermare a ogni albero.
- Difficilmente un libro annusa la quarta di copertina a un altro libro, alle volte però si soffiano e si arricciano la copertina contro.
- Se piove, avere un libro e un gatto è sinonimo di tranquillità; un cane e un gatto impazzisci.
- Se offendi un libro, non lo avvicinerai mai più.
- Un libro, come un gatto, può essere ignorato: potreste vivere nella stessa casa per anni senza mai incontrarvi né darvi noia.

Ci sono però i libri scritti da cani, i gatti sono diversamente impegnati.


US Open, semifinale da sogno per Sara Errani


È il giorno delle semifinali femminili agli US Open. Sara Errani gioca una sfida proibitiva, ma bellissima contro Serena Williams. Dall'altra parte del tabellone si affrontano la n. 1 Azarenka e la n. 3 Sharapova.


..cuor di leonessa Errani..

[10] SARA ERRANI (ITA #10) vs. [4] SERENA WILLIAMS (USA #4)
Williams leads 3-0 
Alle 21.45 ore italiane, sull'Arthur Ashe Stadium, Sara Errani sarà coprotagonista del match clou odierno. 
Semifinale durissima, tutti dicono proibitiva per la nostra connazionale che si troverà di fronte Serena Williams, che gioca in casa e che si presenta con tutti i favori del pronostico. Non per questo Sara non dovrà provarci, e siamo arcisicuri che ce la metterà tutta, come sempre. Sara proverà a tenere alta la percentuale di prime per non farsi schiacciare dall'aggressività delle risposte dell'americana sul suo colpo forse più debole, e poi cercherà di far correre Serena lateralmente e anche in avanti, variando il più possibile i colpi. Un'impresa, visto che la minore delle Williams la sopravanza, secondo la WTA, di cinque anni, di dieci chili e di undici centimetri: che sul cemento newyorkese peseranno il doppio. 
Le sfide tra le due, inoltre, vedono condurre Serena per tre a zero. La prima si tenne sulla terra romana nel 2008 e finì 6-4 6-3; poi, nel 2009 a Sydney e a Dubai, seguirono due sfide su cemento, nell'ultima delle quali Sara vinse addirittura il primo set per poi cedere con lo score di 4-6 6-2 6-0. 
Ma era un'altra Sara, la Sara del 2012 è invece fonte di ispirazione per la Williams. Proprio così si è espressa Serena, quindi ci aspettiamo un'americana molto attenta a non concedere nulla, determinata a rivincere gli US Open per coronare una parte centrale della stagione da vera n. 1. Anche se dalla prossima settimana non avanzerà oltre la posizione n. 4 del ranking, neppure vincendo il titolo, Serena ha dimostrato di essere la vera dominatrice del circuito, quando è in forma e quando è determinata a raggiungere gli obiettivi che sente davvero.
Inutile poi ricordare chi è Serena Williams, analizziamo invece il suo percorso in questa edizione degli US Open fino alle semifinali. Non ha perso un set, ha concesso il minor numero di games tra le semifinaliste (16) e ha trascorso solo 5 ore e 43 minuti in campo, circa un'ora a partita. Non ha incontrato nessuna tra le prime 25 del ranking, tranne la Ivanovic nei quarti, che comunque le ha opposto ben poca resistenza. Serena arriva alla semifinali in fiducia, reduce anche dagli ori olimpici e dal titolo di Wimbledon, in più ci arriva anche quasi riposata, nessun match le ha finora dato particolari grattacapi. Speriamo che il non aver dovuto combattere davvero sui campi newyorkesi possa essere un vantaggio per Sara, qualora riuscisse a portare la sfida sul piano della lotta serrata punto a punto.
La Errani, invece, arriva in semifinale dopo un percorso ben più insidioso. Ha lasciato per strada un solo set, nel primo match contro la spagnola Muguruza, è andata due volte al tie break (uno vinto e uno perso), ha affrontato la testa di serie n. 6, la tedesca Kerber, e la n. 20, la compagna di doppio Roberta Vinci con la quale giocherà anche la finale di quel tabellone. Ha dovuto rimanere in campo quasi sette ore in singolare per ritrovarsi dov'è ora, a giocarsi una semifinale da sogno in casa di Serena Williams, con in tasca il suo best ranking, un n. 7 che potrebbe diventare n. 6 se il sogno dovesse tramutarsi in favola e Sara facesse un bel scherzo a Serena.

[1] VICTORIA AZARENKA (BLR #1) vs. [3] MARIA SHARAPOVA (RUS #3) 
Azarenka leads 5-4 
Subito dopo la finale del doppio maschile, ma non prima delle 19.45 ore italiane sull'Arthur Ashe Stadium si daranno aspra battaglia la n. 1 e la n. 3 del mondo: Azarenka e Sharapova. Due regine dell'Est che in terra d'America cercano una la consacrazione definitiva a legittima n. 1, l'altra di dimostrare di essere una vera minaccia per la corona. Qualunque risultato non modificherebbe lo status quo delle classifiche, ma peserebbe molto nelle gerarchie ufficiose del tennis femminile.
Favorita l'Azarenka, più solida dell'avversaria e dal cammino negli US Open 2012 più convincente. La vittoria nei quarti al tie break del terzo contro la Stosur sembra abbia dato più certezze che dubbi alla bielorussa, sebbene dopo aver vinto 6-1 il primo set non sia riuscita a chiudere la partita come avrebbe potuto e come avrebbe dovuto. Però poi ha lottato, combattuto e vinto. 
Anche la Sharapova ha dovuto andare al terzo set, sia nei quarti che negli ottavi, prima contro la connazionale Petrova e poi contro la francese Bartoli. Anche lei ha vinto, però in maniera totalmente diversa, quasi per consunzione delle avversarie più che per meriti propri. Arriva in semifinale con più dubbi in testa, che temiamo si ripercuoteranno sul servizio, che già sarà messo a dura prova dalla pressione della bielorussa. 
Tra le due ci sono ben 9 scontri diretti, Azarenka conduce 5 a 4, cinque vittorie sul veloce per Vika, due delle sconfitte giunte invece sulla terra battuta. Nel corso del 2012 si sono incontrate per tre volte. Agli Australian Open e a Indian Wells si sono affrontate in finali senza storia: 6-3 6-0 e 6-2 6-3, tutto a favore della bielorussa. A Stoccarda, sulla terra battuta indoor, ha prevalso invece la bella russa in una finale terminata 6-1 6-4. 
Azarenka giocherà la sua prima semifinale agli US Open, Sharapova vi gioca invece la terza, la prima delle quali risale al 2006, quando vinse anche il titolo. Non pensiamo Azarenka si faccia intimorire dalla sua prima volta alle semifinali americane, anzi. Cercherà di chiudere il match il più velocemente e il più cruentemente possibile.
Consigliamo inoltre tappi per le orecchie agli spettatori newyorkesi e di abbassare il volume ai telespettatori nostrani.


mercoledì 5 settembre 2012

..un mese da disoccupato..



..unemployed 1, balena in bagno..


..unemployed 2, djeko..

.. ..unemployed 3, ..e ora piantala!



..unemployed 4..


..unemployed 5..


..unemployed 6..


..unemployed 7..

..unemployed 8..


..unemployed 9..


..unemployed 10..


..unemployed 11, il lavoro..


.. ..unemployed 12..


..unemployed 13..


..unemployed 14, be part of it..

martedì 4 settembre 2012

..ogni libro al suo posto..


The doctor is in – Oggi parleremo di come si sistemano i libri. ATTENZIONE: non di come li sistemiamo noi, ma di come si sistemano loro. 

..the doctor is: imbronciato..


Stolti!
Voi pensate di essere gli artefici delle vostre biblioteche.
Voi credete di decidere quale libro va dove.
Voi reputate interessante accostare i libri magari per autore, oppure perché parlanti di epistemologia molecolare.

Stolti!
Voi che accostate nella sala degli ospiti i libri secondo il colore del dorso, che fa molto chic. 
Voi che ammassate i libri per grandezza altrimenti all'ultimo piano chi ci arriva...
Voi che nelle biblioteche li collocate come al supermercato.

No, no! 
La verità è un'altra. La realtà è che sono i libri stessi a scegliere con chi invecchiare. Ancora è incerto se sia il karma degli autori dei libri a sceglierlo o lo Spirito del Libro o la Fatina Buona della Lettura. Io propendo per la seconda scuola di pensiero. 
Fatto sta che non è un caso se la monografia su John Lennon mi sta accanto a tutti i Camilleri. Se Lolita mi s'accompagna alla Mastrocola. 
L'altro giorno Brizzi ha preteso lo spostassi vicino a Lucarelli. Rimane un mistero il perché Murakami si compiaccia della vicinanza di Saint Exupery (che in pochi disdegnerebbero). D'altronde, non è norma di galateo origliare le conversazioni altrui. Maleducati, non invitano spesso. Ogni tanto Calvino invita alle sue lezioni, ma non a quelle private che tiene con Tabucchi. Pennac accanto a Benni: monotoni. Saramago vicino a Queneau non si possono seguire. Baricco e Allende: prevedo mal di testa; per l'Allende. Tolstoj e Ken Follett non la smettono un attimo. 
Non mi è neppure chiaro perché Chatwin si sdoppi o triplichi e vaghi per la libreria e per la casa e oltre...

E non pensate che gli ebooks sian da meno. I byte si accucciano vicini ai propri simili, come tanti Samoiedo... 


..in quanto byte, anche come pastori maremmani..

lunedì 3 settembre 2012

Ottavo giorno agli US Open e ottavi per Sara e Roberta

In programma gli ottavi della parte bassa del tabellone femminile e quelli della parte alta dei maschietti. Errani e Vinci protagoniste di match difficili che le vedono sfavorite, ma si giocano l'accesso ai quarti: in caso di vittoria delle due avremmo un derby italiano. Tra i maschi spicca l'incontro Murray vs. Raonic.


..facendo un po' di corna..

[6] ANGELIQUE KERBER (GER #6) vs. [10] SARA ERRANI (ITA #10) – Louis Armstrong Stadium
Series tied 1-1

Verso le 18.30 ore italiane (forse anche un poco più tardi), dopo il match Almagro-Berdych, si affronteranno Sara Errani e Angelique Kerber sul Louis Armstrong. Match interessantissimo, non solo perché una nostra portabandiera si gioca l'accesso ai quarti di uno Slam, ma anche dal punto di vista puramente tennistico. Si affrontano la n. 6 e la n. 10 del mondo, entrambe decisamente in palla. Sarà però un match molto duro per l'italiana, la Kerber infatti parte con tutti i favori del pronostico. Se infatti negli scontri diretti si ritrovano sull'1-1, ricordiamo che l'unico incontro giocato su una superficie hard risale proprio a quest'anno e la tedesca se l'aggiudicò con un perentorio 6-1 6-2. Poi la Errani ebbe modo di rifarsi battendola ai quarti del Roland Garros, ma la superficie quest'oggi darà più di una mano alla ventiquattrenne Angelique. 
Un altro dato che ci fa preoccupare è il fatto che la Kerber sia reduce dalla finale di Cincinnati, oltre al risultato dell'anno scorso: proprio qui, infatti, la tedesca raggiunse la sua prima semifinale in uno Slam perdendo dalla poi vincitrice Stosur. Per arrivare agli ottavi ha dovuto anche battere Venus Williams risolvendo la partita 7-5 al terzo. La mancina Angelique sarà dunque decisamente carica e determinata ad andare molto avanti in questo torneo per confermare la sua classifica e i suoi progressi. 
Dal canto suo, Sara ha bisogno di regalarci l'ennesima impresa di una stagione straordinaria, quello su cui potremo contare sarà sicuramente la sua voglia e la sua determinazione di dare tutto in campo. Dal punto di vista tecnico-tattico dovrà invece concentrarsi molto sul servizio, evitare di concedere troppe seconde palle per non farsi aggredire dall'avversaria e soprattutto dovrà cercare di sfruttare qualche calo di concentrazione che alle volte la Kerber si concede.


[20] ROBERTA VINCI (ITA #19) vs. [2] AGNIESZKA RADWANSKA (POL #2) – Louis Armstrong Stadium
Radwanska leads 4-0 

Programmata come terzo match sull'Armstrong, subito dopo la compagna di doppio, Roberta Vinci si gioca le chances di accedere ai quarti contro la n. 2 del mondo, la polacca Agnieszka Radwanska. Sarà la partita dal punto di vista stilistico e tecnico più bella della giornata. 
Certo è meglio incontrare la Radwanska, che non ti prende a pallate, piuttosto che Serena o Vika, come pensa Roberta, ma la sagacia e la varietà tattica di Aga sono altrettanto pericolose. Tanto più che la polacca conduce gli scontri diretti per 4-0, di cui uno tenutosi sull'hard di New Haven nel 2009 e conclusosi al tie-break del terzo. L'ultimo incontro tra le due risale invece alla recentissima terra blu di Madrid e si concluse 7-6 6-4. Partite dal risultato comunque sempre in bilico: e questo ci fa senz'altro ben sperare.

Entrambe sono protagoniste di un notevole salto di qualità nel gioco e nei risultati in questo 2012, Roberta arriva però a questo incontro in una condizione lievemente migliore. La Radwanska soffre per un'infiammazione alla spalla e questo le ha causato più di qualche grattacapo nel percorso che l'ha portata al quarto turno, con un match conclusosi al terzo set, contro la spagnola Carla Suarez Navarro, e con un match abbastanza tirato contro Jelena Jankovic.
Dal canto suo, Roberta ha superato brillantemente, pur se con qualche patema di troppo, gli esami finora sostenuti in questo Slam e ha migliorato la sua miglior performance agli US Open, con la possibilità di giocarsi l'accesso al primo quarto finale di un major della sua carriera. 
Oggi Agnieszka vorrà vendicare la sorella Ursula, che Roberta ha sconfitto al primo turno di questo Slam, ed entrambe le giocatrici entreranno in campo molto determinate, pronte quasi per una partita di scacchi in cui basterà molto poco per far pendere l'ago della bilancia dall'una o dall'altra parte. Match riservato agli esteti di questo sport. 


ANDREA HLAVACKOVA (CZE #82) vs. [4] SERENA WILLIAMS (USA #4) – Arthur Ashe Stadium
First meeting 

Serena Williams sarà impegnata alle ore 19 italiane sull'Arthur Ashe contro la ceca Hlavckova. Continua per Serena la serie degli allenamenti in vista degli ultimi turni, si spera più probanti, di questo torneo. Primo incontro tra le due, difficilmente sarà una partita emozionante e dal risultato in equilibrio.  Complimenti comunque alla ceca che mai si era spinta così lontana agli US Open: è infatti la sua prima partecipazione al main draw ed è riuscita a battere la Voskoboeva e la Kirilenko. Non riuscirà a ripetersi oggi, ma il suo US Open l'ha già vinto. Serena cercherà di farlo tra qualche giorno...


TSVETANA PIRONKOVA (BUL #55) vs. [12] ANA IVANOVIC (SRB #13) – Arthur Ashe Stadium
Series tied 1-1 

Ana Ivanovic aprirà il programma odierno dell'Arthur Ashe, alle 17 italiane, contro la bulgara Pironkova che al primo turno ha battuto la nostra Camila Giorgi 6-3 6-4.
1-1 gli scontri diretti tra le due ventiquattrenni, match molto serrati e combattuti sulla terra rossa, ma assai datati, perciò ben poco attendibili per una previsione odierna. La Pironkova non si era mai spinta così lontano negli US Open, la Ivanovic invece non è mai andata oltre al quarto turno. La Ivanovic parte favorita, pur con le incognite caratteriali che l'accompagnano negli ultimi anni.




No. 1 Roger Federer (SUI) v No. 23 Mardy Fish (USA)

Primo impegno abbastanza serio per Roger Federer contro l'americano Fish, testa di serie n. 23.
8-1 gli scontri diretti pro-Federer che quindi è comunque strafavorito. 
Fish, reduce da una stagione piuttosto complicata da noie fisiche, si presenta in buona condizione, sebbene non abbia molte speranze di vittoria quest'oggi. Match previsto per le 20.30 ore italiane.


No. 3 Andy Murray (GBR) v No. 15 Milos Raonic (CAN)

E' il match più interessante della giornata. Una vittoria, poco probabile, di Raonic consacrerebbe il canadese come miglior giovane del circuito e come futuro top ten in pianta stabile. Si incontrano inoltre uno dei migliori battitori del circuito e uno dei migliori ribattitori. Murray, che insegue il suo miglior ranking, il suo primo titolo in un major, e viene dalla clamorosa vittoria delle Olimpiadi, parte decisamente favorito, visti anche i cali di concentrazione che Raonic ha avuto negli ultimi match. Match previsto per le 2.30 ore italiane.
L'unico vero incontro tra i due si è tenuto quest'anno sulla terra rossa catalana e ha visto la vittoria di Raonic. Curiosamente in altri due precedenti si è ritirato prima l'uno e poi l'altro.


No. 6 Tomas Berdych (CZE) v No. 11 Nicolas Almagro (ESP)

Altro match interessantissimo tra due abituée del circuito. Berdych conduce 6-3 la serie degli scontri diretti, ma visto il suo stato di forma non esattamente rodato, e la condizione di Almagro, potremmo assistere a un'autentica battaglia. Rimane comunque favorito il ceco.


No. 12 Marin Cilic (CRO) v Martin Klizan (SVK)

Match "minore" tra due 23enni al loro primo incontro. Klizan sembra vivere un momento magico, dsi consideri che ha battuto Tsonga nel suo percorso agli US Open 2012. Rimane comunque favorito il croato Cilic.



Pubblicato in parte su Ubitennis e per intero su Vavel il 3 settembre 2012
http://www.ubitennis.com/sport/tennis/2012/09/03/766775-errani_vinci.shtml



domenica 2 settembre 2012

60 anni da Connors


Buon compleanno a Jimmy Connors: il più sanguigno dei grandi. Longevo e antipatico, passionale e inesorabile, ora Jimmy lavora all’uscita della sua autobiografia prevista per l’anno prossimo. Noi lo festeggiamo ricordando la sua storia d’amore con New York.



..con bombetta da gran signore e la letal Wilson ..


Il 2 settembre del 1952 nasceva a East St. Louis, Illinois, James Scott “Jimmy” Connors.
60 anni fa nasceva quello che è conosciuto come il più grande “fighter” dei campi da tennis. E uno tra i più “nasty” della generazione che sfrontata, irriverente, a tratti volgare lo è stata più di tutte.
Di Connors sappiamo molto, ovviamente non tutto. Sapremo qualcosa di più quando uscirà, probabilmente a giugno 2013, la sua autobiografia già in prenotazione in molti negozi online. Dopo il successo dell'autobiografia di Agassi (per non parlare di quella di Nadal), non sarà semplice uscire sul mercato con un prodotto competitivo, ma gli sforzi in tal senso sono stati fatti, attendiamo più o meno pazienti: anche per vedere se e come risponderà a qualche stoccatina affondata da Andre. Ora dunque Jimmy lavora su questo: far uscire la sua autobiografia, cioè un racconto di sé.
È sempre difficile raccontare di sé, figurarsi quando si è da quarant’anni sotto i riflettori, quando si è vissuto molto vedendone di tutti i colori, si è passati da personaggi scomodi e fischiati a idoli, si ha un carattere "nasty": insomma, quando si è Jimbo Connors.

Dei suoi risultati sportivi, i nostri lettori sanno tutto e meglio di noi, forse meglio di Connors stesso: 8 Slam vinti in 15 finali, 2 vittorie in doppio con Nastase, un Masters e  record su record ottenuti, alcuni ancora in essere, altri recentemente battuti. Connors è un nome sempre vivo, non solo nelle memorie di chi ha vissuto quella stagione straordinaria di tennis, più o meno un ventennio che Connors ha attraversato da autentico mattatore, ma è vivo come lo sono i più grandi di questo sport.

In pochi hanno dato quello che ha dato lui al tennis. Non solo come professionista, cioè come giocatore, allenatore o commentatore, ma ha regalato ai tifosi e al tennis spettacolo, rivalità accese, polemiche, insomma: entertainment puro. Il tennis di Jimbo, infatti, non è stato di certo il migliore della sua generazione, secondo gli esperti si portava dietro alcune lacune e non tutti i suoi colpi erano da fuoriclasse: ma la combinazione della sua personalità, della sua dedizione e della sua determinazione ne hanno fatto uno dei più grandi. Paradossalmente, ha fatto crescere il tennis anche come movimento mettendolo davanti ai problemi che l'era open, i crescenti cachet e i tornei sempre più ricchi ponevano. Ovviamente non da diplomatico o da politico, ma… da Jimmy Connors.

Per una magistrale analisi del mito Connors rimandiamo anche a un testo di Emanuela Audisio apparso su Ubitennis tre anni fa: http://www.ubitennis.com/sport/tennis/2009/12/28/274974-grande_mito.shtml

Connors e New York

Per celebrare il suo compleanno vorremmo fare qualche riflessione su un rapporto particolare: Jimmy Connors e la città di New York.
Non sappiamo se a Connors piaccia che il suo compleanno cada il 2 settembre, cioè in contemporanea con gli US Open. Ora immaginiamo sicuramente di sì, ma non è stato sempre così. Una volta disse: “Amo New York quando vinco, odio New York quando perdo”.
La storia tra Connors e la Grande Mela è catulliano: odio e amore. E rispecchia la parabola del connubio, del link, che si creava tra il pubblico e questo genio sregolato nei modi, negli atteggiamenti, dotato di un buon tennis, ma non di un tennis eccezionale, spinto però da una grinta sportiva ed extrasportiva fuori dal comune. Comunque, prima odio e poi amore.
A chi non piacciono i combattenti, i fighters? Forse solo agli inglesi che frequentano i sacri recinti del tempio di Church Road (mai nome fu più appropriato). Agli americani invece piacciono i fighters, anche, e forse soprattutto se sfrontati. Se poi si travalica un pochetto fuori dalla sportività pazienza, è il prezzo da pagare per dello show extra. Gli US Open, lo vediamo in questi giorni, non è Wimbledon!
Però Connors non è mai stato in tutto e per tutto quello che noi pensiamo il frutto tipico degli stereotipi sugli americani (lo è di più Roddick). Innanzitutto perché è stato poco patriota in Davis. L’ha giocata poco e amata forse meno. Secondo McEnroe perché non si guadagnava abbastanza. Connors non ha lo spirito americano di un McEnroe o di un Roddick, appunto. E non ne ha neanche l’ironia. Quando McEnroe si arrabbiava, era quasi divertente. Ispirava più un sentimento quasi di tenerezza: come se fosse un giovanotto viziato che fa i capricci. Quando Connors si arrabbiava faceva paura.

Jimbo ha saputo conquistarsi il pubblico newyorkese con due qualità, la longevità sportiva e lo spirito agonistico, e con una circostanza sfavorevole: ha iniziato a perdere, ma a perdere combattendo.
Lui che più che il piacere delle vittorie voleva evitare il dolore delle sconfitte, ha saputo negli anni trasformare i rovesci sportivi in standing ovations. Soprattutto a New York, dove non hanno pesato i 5 US Open vinti in singolare (1974, 1976, 1978, 1982, 1983), a cui si aggiunga il titolo in doppio con Nastase del 1975 (solo loro due potevano sopportarsi a vicenda), né ha pesato la frequenza assidua per un ventennio allo Slam a stelle e strisce, dal 1970 al 1992 con l’eccezione del 1990 in cui subì un’operazione al polso sinistro. Non ha pesato neppure la rivalità con McEnroe: una rivalità antipatica, anche a vedersi; tanto più che è McEnroe il vero pupillo dei newyorkesi, vista la sua provenienza. Non ha fatto la differenza la vittoria nella finale dei Masters del 1977 su Borg, l’unica della sua carriera e che si compì al Madison Square Garden.
No. Ha fatto la differenza il suo essere combattente all’età in cui i tennisti si dedicano ad altro. Di essere un vero e proprio mattatore in campo, di usare, come dice McEnroe, l’energia del pubblico come benzina per il suo gioco. Ha contato davvero vedere quest’uomo irriducibile sputare sangue e sudore a rincorrere palline e inventare passanti dopo quattro smash respinti.
Di queste partite epiche abbiamo scritto su Ubitennis nei giorni scorsi: irrinunciabile farci riferimenti ad ogni edizione degli US Open e perciò rimandiamo agli ottimi articoli di Luca Pasta http://www.ubitennis.com/sport/tennis/2012/08/26/763130-campioni_flushing_meadows.shtml
e Alessandro Mastroluca (in 2 parti):

Da queste analisi dei match esce la migliore delle doti di Connors: la perseveranza.
La perseveranza si fa apprezzare molto al di là dell’Oceano: risalire e ripartire dopo aver subito rovesci dalla sorte o dal tempo che passa è un sogno americano. Tanto che Joel Drucker ci ha scritto sopra un bellissimo libro biografico e autobiografico, in cui Connors è ispirazione nei frangenti più difficili della vita dell’autore.
Riportiamo anche il commento di Drucker alla penultima apparizione di Connors agli US Open, nel magico torneo del 1991: “Spesso Connors è stato al di sopra della legge. In quell’anno, a New York, Connors ERA la legge”. Già perché pur amato dal pubblico, non è che il lupo avesse perso il vizio di dirigere anche l’arbitro in campo, oltre alla folla, all’avversario, alle palline, ai raccattapalle. E mai a parole gentili.

Come ultimo omaggio a Jimbo vorremmo anche ricordare un suo tipico gesto: agitare avambraccio e pugno dopo un punto conquistato. Non so se sia stato il primo a proporre questo gesto poco elegante. Di sicuro è stato un modello. Inimitabile. Non era un continuo fare pugnetti in faccia agli avversari anche su doppi falli o su punti insignificanti, non serviva, solo, a far innervosire gli avversari. Era invece un gesto che proveniva dalla pancia, un gesto di passione, furore, voglia e cattiveria agonistica: insomma, era Connors stesso.


Pubblicato su Ubitennis e Vavel il 2 settembre 2012