mercoledì 28 settembre 2016

Vacanze Toscane, 15-20 agosto 2016

Quale miglior giorno per viaggiare se non Ferragosto?
Armati della miglior pazienza partiamo con l’amico treno alla volta di Piombino. In quei treni regionali dove lo spazio per i bagagli è un’illusione e il poggiatesta è comodo solo per un fachiro. Dove i turisti la fanno da padroni, allegri e felici, forse perché per loro è un viaggio che si fa una volta nella vita e a casa loro hanno anche dei treni comodi. Letteralmente seduto su una valigia e sommerso da un borsone inizia la settimana peggiore per i mezzi di locomozione, almeno per quanto ci riguarda. Già, perché a piedi, o in macchina, o in treno, sarà una settimana più da vacanze pasquali che vacanze estive…
Perlomeno dopo il cambio pisano e il saluto al mucco locale (MUUUUUU, e già ci mancano le nipotine) la discesa lungo la costa tirrenica è decisamente panoramica, con squarci di mare tra le gallerie e promesse di sole e tintarelle (a proposito, riusciranno i nostri eroi a cambiare colore e virare verso il caffellatte invece del color mozzarella smunta?).
Per quanto riguarda il sottoscrivente andare a Piombino è sempre una vacanza nel vero senso della parola. Servito e riverito, barba e capelli (si fa per dire), dai suoceri, le giornate si elevano all’ozio per eccellenza. Forse che anche Annibale a Capua abitasse presso i suoceri? “Costretto” a non aiutare in casa mi è possibile solo mangiare, dormire (sera, mattina e pomeriggio), leggere, andare al mare e passeggiare. Sarà per questo che mia moglie non mi ci porta spesso? Magari pensa che mi abituo male? Ai postini l’ardua sentenza…
Ad ogni modo la visita piombinese è almeno al 12% interessata; infatti già il mattino dopo rubiamo una macchina per tornare verso nord: destinazione Pontremoli!

..assaggio di Pontremoli. Foto di Anna, detto Carlo..

Fino a quest’anno, c’è da dire, Pontremoli era solo un nome mitico. Una città invisibile. Una via di mezzo tra l’Eldorado e Atlantide. La coniuge si ricordava il nome da quando ci passava in autostrada, prima della Cisa, per andare a Milan-l’è-un-gran-Milan. È venuto il momento di farle visitare tale gioiellino in tutta la sua (di lei) beltade. Il pretesto è dato da un antico amico (di modi e di data) che in visita italiana dalla sua magione albionica si ritrova, non si sa come né il perché, in Lunigiana, nell’alta vallata del fiume Magra (miticamente una delle sette vacche fuggite dall’Egitto).

..bellezze pontremoliane..

Ma bisogna arrivarci fin là! I piani di visitare città e/o luoghi intermedi tra Piombino e Pontremoli vengono via via disillusi più per il volere del mezzo di trasporto (che, come vedremo, non era ben disposto fin dalla partenza) che per la mancanza di volontà dei turisti viaggiatori. I quali, a loro colpa, v’è da dire che hanno la tendenza a caricare di piani troppo densi e fitti le uniche 24 ore date sia ai buoni che ai cattivi che a quelli di via di mezzo, come noi… Anche perché l’idea era di fermarsi solo in città o luoghi che iniziassero con la P: quindi Piombino, Pontremoli, Pisa, ma poi? Plymouth non era di strada, e Pechino abbisognava di una deviazione in risciò. Ergo nulla, unica fermata Pit-Stop all’autogrill. Mangiato l’ottimo panino (preparato dalla suocera, ergo mangiato sul marciapiede antistante l’autogrill stesso, che noi si sfrutta solo per i servizi antigenici, ed eventualmente per un occasionale Gratta e sta’ sicuro che perdi) siamo pronti per ripartire. Noi, la macchina verde-speranza un po’ meno.
Inizia quel rumorino sordo che non ti fa stare tranquillo, ma che speri prima o poi se ne andrà, anche perché sei all’altezza di Aulla (aulla,la,ulla,la,ulla,la-la) e ad Aulla non ci sono meccanici, e poi Aulla era là e noi ancora ululì. E comunque, finché non esce fumo dal motore si può stare tranquilli. Ci ripromettiamo comunque di farla vedere da un meccanico, una volta a Pontremoli (famosa per le statue stele, ma soprattutto per i meccanici). Giunti però all’una, i meccanici saranno senz’altro a pranzo, e anche noi pranziamo, in un giardino pubblico a caso, con gli avanzi dei panini di casa Masoli e la schiaccia di via Torino.
Visto che la mappa ci dice che il centro è vicino ci avventuriamo a piedi. Dopo dieci minuti che giriamo in tondo e ripassiamo davanti alla macchina, decidiamo stavolta che, forse, sì, vale la pena andarci direttamente con lei. Parcheggiamo su di un ponte medievale e lo attraversiamo (due fiorini) e girovaghiamo per la città, attraversata a sua volta da pellegrini lungo la via Francigena. Aspettiamo diligenti l’apertura dell’Ufficio Turistico (alle 15.00 in punto, meglio un minuto dopo che un minuto prima) sorseggiando un caffè al caffè letterario (già, perché Pontremoli ospita pure il premio Bancarella, che iniziò la sua storia nel 1953 premiando un oscuro scrittore che scrisse un ancora più ignoto romanzo breve). Mentre aspettiamo seduti al caffè contempliamo un babbo logorroico che però ci dà l’informazione di aver visto passare Zucchero Sugar Fornaciari in vespa (senza casco). Pensiamo: eh, vabbè.
Poi apre l’Ufficio Turistico e quindi, aspettato che la figliola deputata alle pubbliche relazioni finisca la telefonata con la mamma, ci facciamo dare le informazioni turistiche - andate a visitare il museo, il meccanico è dietro quel ponte – e si scala la collina del castello che ospita il Museo delle statue stele lunigianesi. Belle, misteriose, bel museo. Con l’Alberto Angela della Lunigiana che in circa 40 video si prodiga a spiegarci il mistero lunigianese, cambiando solo la giacca di video in video.

..le antiche e misteriose e archeologiche statue stele (io, tra l'altro, avevo capito Stelle) della Lunigiana; sembra che anticamente venissero dette "Minions"..

Inoltre troviamo anche dieci euro sotto una sedia: museo gratis e pensiamo sia il nostro giorno economicamente fortunello (sbagliando ancora una volta, peraltro).
Dopo il Museo decidiamo due cose: 1. Portare la macchina dal meccanico per sentirci dire che va tutto bene; 2. Aspettare l’amico Carlo che en passant menzionò di essere in arrivo alla stazione di Pontremoli da Brescia e fargli una carrambata di quelle memorabili.
Dato che il primo tentativo delle 14.30 ca. era andato a schifìo, visto che da Parma c’erano bus sostitutivi e tali bus erano orfani di Carlo, vi ritorneremo ben altre due volte. Aspettando e contemplando la corsa ciclistica amatoriale che per almeno tre ore fa il giro della città, sempre lo stesso, con ciclocorridori sempre più spompati. Una pena infinita. E anche un po’ di mal di mare.

..Pontremoli. Veduta. Una volta. Poi anche basta..

Se l’attesa di Carlo è snervante, almeno il meccanico ci riserva un po’ di brividi dicendo che la Coppa dell’Olio 2016 l’abbiamo vinta noi, ma che è già ora di cambiarla. E due ore e 20 punture di zanzare non basteranno, ci sarà bisogno di ritornarci l’indomani. Pertanto ritorniamo nella sala d’aspetto della stazione e il buon vecchio Carlo Brown arriva in tutto il suo splendore. Vestito come il cavaliere nero viene accolto dalla famiglia trionfante e da noi due in versione majorettes con lustrini e pallettes.

..il cavaliere bianco e il cavaliere nero..
Foto di Anna, detta Sabrina.

A questo punto siamo decisamente sfiniti e andiamo all’agognato agriturismo dal nome evocativo: Ca’ del Lupo. E difatti per arrivarci dobbiamo valicare passi infestati da briganti con la macchinina che può raggiungere al massimo i 30 km orari. Però il luogo è stupendo, come lo vorremmo; ma non lo vendono.
Allora ci facciamo la doccia e ci presentiamo per la cena. Poverini: abbiamo vinto a mani basse. Tutto ciò che ci hanno portato, dai testaroli al pesto al litro di vino, è stato spazzato avidamente, e senza dare manco una briciola al gatto curioso e interessato che ci coccolava con non certo nascosti secondi fini..
Barcollando raggiungiamo il letto e ci cadiamo dentro sprofondando in un sonno piombigno.
Il risveglio nel silenzio assoluto è sempre un’esperienza ultraterrena, non sai mai dove sei e se hai già per caso raggiunto l’aldilà (anche se ci sono diverse cose che vorrei portare a termine nell’aldiquà).
Poi realizzi che hai fame e scendi per una lauta colazione fatta in casa (interessante la marmellata di pomodori verdi, per fortuna non fritti).

..al mercato di Pontremoli..

Oggi dobbiamo passare la giornata con Carlo. Siamo venuti fin qua per questo. Prima però portiamo la macchina dal meccanico che ormai ci saluta con gioia e con un certo cameratismo e gliela lasciamo per tutto il giorno e per diversi copechi. Poi si va a raccattare Carlo il Bresciano nei pressi della statua di Pinocchio e iniziamo a cercare di passare il tempo mentre lui ci parla della sua vita idilliaca nella perfida Albione. Tra parchi sempre verdi e picnic domenicali in riva al fiume. Tra pub d’alto borgo e fish&chips succulenti.
Affabile affabulatore qual è, il tempo passa veloce a caccia di souvenir, in ricerca di una trattoria (curiosa la sua voglia morbosa di scaloppine), oppure un simpatico gelato in compagnia, o alla ricerca di un ponte medievale. Sempre aspettando la chiamata del meccanico. Quando arriva e la macchina è incerottata finalmente nel modo giusto, per festeggiare prendiamo due birre dal birrificio annesso all’officina (ah, l’avessimo scoperto solo 24 ore prima! Invece di stare in piedi a farsi divorare dalle temibili zanzare Esso – metti una tigre nel motore – avremmo potuto affogare nella birra le delusioni meccanicistiche), e andiamo su alla Ca’ del Lupo sorseggiandole avidamente adagiati nella frescura del giardino. Tanto che, cullate dalle parole mai banali, ma sempre proposte senza soluzione di continuità, le palpebre dello scrivente si chiudono beatamente, rincorrendo farfalle variopinte a forma di Opel Corsa tra le verdi vallate della lunigiana.

..gli uomini impegnati..

Ma l’amara realtà è che dobbiamo restituire il buon Carlo alla sua famiglia, non possiamo mica tenercelo come Damo di compagnia. E allora si va in un bel borgo vetusto dove ci intrufoliamo ad un’apertura di ristorante rubando avidamente pizze e dolcini e poi a una rievocazione medievale molto bella dove la fa da padrone lo gnocco fritto (con stracchino e salumi vari) e dove vediamo gli antichi mestieri (ne mancava solo uno, quello più antico), ma anche falchi, barbagianni, e addirittura galline, per la gioia di grandi e piccini.

..antico rito prepuziatorio lunigianese per rivederci presto. La mano evoca l'antico detto: CIAO DA PONTREMOLI che abbiamo spesso ritrovato nelle più belle cartoline locali..
Autofoto della macchina fotografica che si chiama Anna.

Dopo una giornata così e un addio strappalacrime non resta che dormire, riposare, sognare, per poi risvegliarsi e farsi guidare dalla macchinina e dalla moglie sempre provvida di consigli ottimi, abbondanti e provvidenziali, verso la Liguria, per un tuffo dallo scoglio di Tellaro (e un pranzo luculliano a base di pizze e schiacciate), prima del ritorno in Val di Cornia. La macchina fa la brava e c’è posto anche per un bagno al Quagliodromo!
E poi lauti banchetti in casa patriarcale e gelati dalla nuova gelateria aperta che propone prodotti locali: pinoli di San Rossore (timidi, ma buoni), melone della Val di Cornia, pesche della Val di Cornia, latte della Val di Cornia, palette di plastica della Val di Cornia, etc…

..la scoperta dell'Estate: Cala Moresca..

Gli altri giorni trascorrono così a Piombino: tutti in discesa e pacchia riposante, tra mare, panorama sull’Elba e companatico, prima del temutissimo shock da rientro che, al solito, ci dura fino al prossimo viaggio, lungo o corto che sia..

..uomo in mare: camminando verso l'Elba..

martedì 6 settembre 2016

Vacanze friulane, 6-14 agosto 2016

Il primo treno e via! Su in Friuli, dove tutti pensano che ci sia neve anche d’estate, montagne che manco l’Everest: e invece in Friuli c’è tutto: montagna, collina, pianura (ed è il nostro caso) e addirittura il mare (bruttarello, effetto brodino, ma c’è).
Soprattutto c’è la mamma che ci sfama e ci coccola, ah sì! Queste sono vere ferie! Per noi: un po’ meno per lei…
“Mammaaaaa! Dove hai messo i miei pantaloni per correre?”.
“Mammaaaaa! Ci fai delle tende per la casa? Un copri-tappetino yoga? Una tenda di fortuna? Un missile per andare sulla luna?”.

Domenica 7 agosto: Con le spalle così coperte ne approfittiamo per visitare luoghi ancora sconosciuti del Friuli. Fratello, cognata e nipotine in veste, rispettivamente, di chaffeur, dama di compagnia e nanette portafortuna e d’intrattenimento ecco che ci ritroviamo a: corsa in montagna (puff, pant), grotte di Pradis e pranzo dal ristoratore più antipatico delle Alpi e anche delle PreAlpi.
Già: a Clauzetto, balcone del Friuli (da lassù si vedono anche i Monti Euganei, e nelle giornate più terse anche la piramide di Chefren; quella di Micerino no perché è più piccola e si nasconde dietro quella di Cheope…), dove passiamo prima di corsa a piedi e poi di corsa in macchina, abbiamo la conferma che Google Maps in Friuli si arrende spesso e volentieri.  Hic sunt Peones…
Cercare il ristorante designato (I Mulinars) è impresa ostica, e non servono neanche ostriche! E neanche insalate (“Non siamo mica al McDonald’s!” E ce ne accorgiamo anche dal conto…).
Dall’abbuffata (si fa per dire) cerchiamo frescura nelle Grotte di Pradis, grazie anche al percorso segnalato da un adorabile omino dai capelli untuosi, come le sue maniere…

..la Grotta delle Madonne..
E poi giù ancora nel Medio Friuli, alla ricerca invano di uno spacciatore di formaggi per il babbo e di gelati per le nipotine. Come primo giorno siamo stracotti, è il primo sentore che forse abbiamo programmato delle vacanze un po’ troppo fitte (anche fritte, in certi frangenti austriaci).
Lunedì 8 agosto: Dopo i monti, mari! E allora giù a Lignano per una mostra del fotografo Fontana, mettere i piedi nel brodo primordiale lignanese e aspettare il volo dell’amico Cigno (detto Franco) in discesa planare verso la laguna e alla ricerca di una pizzeria che abbia un posto libero (la ricerca del mangiare si fa sempre più dura!) e che troviamo praticamente sotto una pensilina della fermata delle corriere. Poi concerto degli Afterhours (una scoperta duramente rock per la mogliettina) sulla sabbia e di corsa a nanna perché…

Martedì 9 agosto: Dopo i mari, monti! Su di nuovo oltre Forni Avoltri: oggi si va sul Volaia (lago+passo).
Sveglia prestino (ma non tanto), e rincuorati dal bollettino meteo e dei morti in escursioni montane, gentilmente offerto dal Padre padrone, decidiamo di informarci all’Ufficio Turistico di Forni. Anche lì ci sollevano il morale con storie di escursionisti salvati grazie solo all’intervento dell’elicottero; pertanto decidiamo che prima di partire sia meglio fare una colazione a suon di dolci fatti in casa: casomai fosse il nostro ultimo pasto, almeno che sia dolce…
Poi su fino al Volaia (e rifugio Lambertenghi), indi il famigerato sentiero Spinelli (che, giustamente, le nostre mentori, Clara e Annalisa, ci hanno ben consigliato di fare in salita e non in discesa), fino al rifugio Marinelli, per poi ridiscendere al Tolazzi. Questo giretto lo fanno anche di corsa, tre staffette, e quest’anno ci hanno messo un’ora e 15’: noi ci mettiamo il giorno intero… 
Su al Volaia ci sono le trincee, siamo sul confine. 

..Volaiaaaaa! Nel blu!
Brividi del vento gelido della storia (e delle nubi in avvicinamento) ci fanno propendere per andare subito al Marinelli, cercando di arrivare per pranzo (ci arriveremo alle 15). Lo Spinelli, che collega i due punti, non è semplicissimo, perché ci si deve un po’ arrampicare, lassù dove osano solo gli aquiloni. Tanto che incrociamo dei viandanti arresi che tornano indietro. Una di questi guarda la dolce consorte e la apostrofa così: “mi sa che vestita così non ce la fa a salire!”. Costei era bardata di tutto punto: materiale tecnico nuovo di pacca e senza una macchia, bastoncini telescopici, gps incorporato nella calotta cranica, torcia di soccorso, siero antivipera, maschera antigas e bombole di ossigeno di scorta modello K2. Noi: bastone procurato dal babbo la sera prima altrimenti destinato alla stufa di casa, giacca antivento della Società Calcistica Atletico Rizzi annata ‘78/’79 (e nessuno in famiglia ha mai giuocato per i Rizzi) di almeno tre taglie più grandi, uno zaino in due (portato non da me), io maglietta del tennis come materiale tecnico e pantaloni alla zuava per darmi un tono, occhiali da sole che uso per andare a correre e orologio cipolla anni ’80 (dell’Ottocento). Sabrina con sandalo (tecnico) e calzini, visto che siamo a confine con l’Austria. Felpa no, lasciata a Firenze o sul Cammino di San Benedetto. Il tutto condito da abbondante crema solare (altrimenti detta ‘pappone’) che basta un po’ di sudore e cola a gocce rigando il viso tipo Pierrot. 

..fashion trekking..
Ringraziamo per l’ennesimo incoraggiamento della giornata e ci diciamo: “vabbuò, siamo qui, ci si prova”. Intanto alle nostre spalle si avvicinano nuvolette fantozziane che serenamente valicano il confine (ma gli austriaci non dovevano tirare su dei muri?).
Bel belli, cammina cammina, ci troviamo ben presto davanti a un muro di pietra, ma con una scala a pioli e quindi, via su! Andiamo comunque prudenti (col senno di poi pure troppo, forse; ma intanto siamo qui a raccontarla…) e avanti, tra passamani, provvide radici che fanno da appigli (ah, l’importanza delle radici!) e scalini fatti apposta per noi. 


..il mio aquilotto..
Quando stiamo per arrivare finalmente in cima siamo frenati da un gruppo di temibili scout che si portano ogni una casa sulle spalle e piano piano cercano di guadagnarsi il paradiso…
Appena possibile si mette la freccia e li superiamo, ma fino alla vista del rifugio ci rimane il dubbio: non è che si sono accampati davanti alla segnaletica e quindi non abbiamo deviato dove dovevamo?
A questi dubbi amletici (e relativi improperi) si aggiunge una pioggerellina che inizia a rinfrescarci (non richiesta, ma va bene uguale) e quindi aumentiamo ancora il passo prima del diluvio, tra viste mozzafiato e fischi di marmotte.
All’arrivo al rifugio chiediamo rispettosamente permesso e se si potesse mangiar qualcosina…
Intanto fuori si scatena un bel temporalino, sugli scout e sulle bandiere di preghiere tibetane che caratterizzano il giardino del rifugio. 

..preghiere tibetane..

Mentre dentro si scatenano le fauci (tagliatelle ai funghi, orzotto e frico a volontarietà!), purtroppo NON allietati da quattro triestini che giocano la gioco delle banalità (ah! L’Italia è tutta bella.. e via dicendo..).
La conduttrice del rifugio intanto ci allieta tra bestemmie e leggende. Esempio:
All’arrivo degli scout inizia: “beh, ci sono gli scout, è ovvio che piova!”
E poi, scoperto che costoro, entrati dentro in rifugio stanno “pensando” se prendere qualcosa:
“Beh, staranno facendo la loro preghiera: la preghiera del Porco D**. Ogni volta entrano, non ringraziano nemmeno e se ne vanno senza consumare nulla!”
Capiamo dunque che è l’ora di ripartire. Per ora ha smesso di piovere, poi è tutta discesa, e per non renderla troppo facile allora ripiove. Ma ci riteniamo comunque fortunati e fino alla macchina è un’oretta allegra di discesa.
In macchina ci aspetta il cambio! E non dobbiamo neanche appannare i vetri, il desabillè in mezzo alla natura è molto “figli dei fiori”.
E poi giù, pit stop a Ovaro a mungere le mucche e a farci dare del formaggio e finalmente una bella cena in ottima compagnia di Annalisa e Clara, le nostre guide spirituali carniche.
Felici del buon mangiare e del buon bere si va a nanna: domani si va in Austria!

Mercoledì 10 agosto-venerdì 12 agosto: Austria, finalmente, con nipotine al seguito!
Tre giorni nel freddino (pure troppo), nei posti che la dolce consorte vuole visitare per il solo fatto che ci ho passato diverse estati e inverni al seguito degli avi più prossimi. Parco naturale, ma piove e fa freddo. 
..terra..

Quindi, a parte una escursioncina, ci trastulliamo tre giorni tra grigliate miste, birre a cascate, verde e soprattutto MUUUUCCCHIIIIIIII MUUUUUUUUU come dice la rampolla più giovane con notevole uso del vibrato finale. Segnaliamo delle Carpe spaventose e giganti, foto ricordo con marmotte impagliate e una barista che ricorda molto Frankenstein Junior. Scopriamo inoltre che le cucine chiudono alle 20.30. E su questo sono inflessibili! A buon intenditor, non solo pochi wurstel…

..selfie con marmotta!

..il lanciatore di sturalavandini..

Il resto è tutto in discesa, fino a:
sabato 13 agosto: che dormita!
e a:

domenica 14 agosto: il rientro nella dépendance fiorentina… 
Un po’ di riposo perché poi ci aspetta la settimana di vacanze toscane: non perdete la prossima puntata, altrimenti non saprete cosa si nasconde a Pontremoli…

..tappetino yoga per ricarcisi: 2 regali in uno..

martedì 2 agosto 2016

Franco Fontana

..un albero medita nella posizione dell'albero..

..una città fa finta di essere un Mondrian..

..ombre, non assenze, presenze..

Franco Fontana (Modena, 1933) colpisce per i colori e i paesaggi. Urbani e non. 

lunedì 25 aprile 2016

Cammino di San Benedetto - ottavo giorno - Roccasecca-Abbazia di Montecassino - 24 aprile 2016

L'ottavo è il giorno del Giudizio.
In effetti piove fin dal mattino.
Ma oramai non ci si può più tirare indietro. Bravi e incuranti maciniamo umidi chilometri d'asfalto in un comunque bel territorio dove di certo non manca l'acqua..
La prima sosta la facciamo per la seconda colazione in un bar appena inizia la salita che ci porterà ad attraversare le montagne verso la tomba dei gemelli Benedetto e Scolastica. I quali ci fanno il miracolo di moltiplicare i cornetti alla crema che un adolescente del luogo sembra intenzionato a finire prima di pranzo (e a prima vista non è che ne abbia particolare bisogno). In sovrappiù fanno anche smettere la pioggia..
Iniziamo la ripida ascesa in un clima e silenzio irreale. Oltre al vento freddo mette i brividi sapere che una mattanza insensata di uomini, animali e piante si sia consumata proprio qui, dove noi passeggiamo riverenti.
È surreale e toccante. Visitiamo in completa solitudine l'obelisco a ricordo dei soldati polacchi che per primi entrarono nell'abbazia rasa al suolo.
..il cimitero polacco..

Ci riportano al presente (quasi per fortuna) i pullman di turisti, il parcheggio a pagamento a prezzi praticati solo dai migliori strozzini d'Italia, i custodi sgarbati e arroganti e le toilette a pagamento. 

Adusi come siamo oramai alla solitudine dei boschi o ai paesini accoglienti finora attraversati ci sentiamo quasi soffocare.
Il barocco di chiostri e chiesa fanno il resto.
..non è stanchezza, è scoramento..

Salutiamo con affetto e riconoscenza, ma brevemente, come forse sarebbe a loro piaciuto, Scola e Bene e usciamo a gambe levate (non in spalla perché in spalla ci abbiamo gli zaini).
..la metà alla meta..

Ancora non lo sappiamo, ma ci aspetta una delle più belle accoglienze di questo cammino.
A metà del serpente d'asfalto che unisce il complesso abbaziale a Cassino troviamo il monastero di Santa Maria della Rupe, gestito da quattro monache benedettine che ci fanno sentire a casa fin da subito. La struttura è in realtà una grande casa costruita da non più di cinquant'anni e loro ci vivono con tre cani, qualche gatto e cinghiali di passaggio. Si guadagnano da vivere facendo dei biscottini da leccarsi i baffi. Due sono di Monfalcone, una è croata, l'altra veneta. Sembrano davvero una bella famiglia e ci aggreghiamo volentieri alla loro quotidianità. Facciamo anche esperienza dell'ora et labora grattugiando almeno tre chili di mandorle. Al sottoscritto, invece dell'ora, scapperebbe il "va' in malora", ma ormai sappiamo che tutto è di passaggio, anche il pellegrino sempre in viaggio..
..preferivo macinare chilometri..


P.S. (post sfacchinatam):
a). Karma: più che un karma, il mio è una nuvoletta fantozziana, di smog. Non ci si spiega altrimenti perché anche in mezzo ai posti più impensati ci sia chi o lascia il motore acceso e scende a prendere un caffè, o ci sorpassa per poi fermarsi alla curva successiva, con la macchina in moto, appestando tutto il tratto, oppure si ferma proprio davanti alla panchina che abbiamo scelto per l'unica sosta della giornata. Mistero doloroso.
b). Solo dopo due cammini mi accorgo che il mio bastone ha un nome, e che si chiama Dio Saz.. Tutto.. Mistero glorioso.
..omnisazzente..

c). Ci siamo abbronzati, con l'invidiabile abbronzatura del pellegrino muratore e ciclista. Nonostante sia aprile. Nonostante la pioggia. Nonostante la crema protezione più infinito.. Mistero della luce.
d). Quanto sono buoni e desiderati i bisogni semplici del camminatore? L'acqua, il pane, la pasta, il vino, vestiti asciutti e la doccia? Mistero gaudioso.
e). Perché a camminare così non faccio fatica e mi scoccia scendere a buttare la monnezza? Mistero misterioso.


sabato 23 aprile 2016

Cammino di San Benedetto - settimo giorno - Arpino-Roccasecca - 23 aprile 2016

Dall'Arpinate all'Aquinate.
Oggi si va da casa di Cicerone a casa di san Tommaso d'Aquino (nato a Roccasecca), detto il "Doctor angelicus", o anche il "bue muto".. Quaestio di punti di vista..
Queste pietre trasudano storia, il sottoscritto strasuda e basta, invece.
Da qualche giorno siamo minacciati dall'acqua celeste. Ma soprattutto dai panni inasciugabili. Un vero pellegrino lo si riconosce nei giorni umidi:

..lo stendillegrino..
Dopo la colazione con pane (duro) per i miei denti, approfittiamo della schiarita per partire alla volta di Civitavecchia, ovvero dell'antico borgo soprastante Arpino e che tra le mura ha una porta a sesto acuto antichissima..
..porta a sesso acuto..
Da lassù scendiamo e risaliamo tra uliveti, cavalli e teneri puledrini per raggiungere l'inizio della Gola del Melfa. Praticamente un canyon de noartri. È qua che lo scrivente fa l'amara scoperta, un'autentica lezione di vita: è impossibile avere sempre tutto sotto controllo. E infatti l'aggeggio infernale, la macchina diabolica altrimenti detta cellulare è rimasta all'asciutto ad Arpino. Per fortuna sui cammini si incontrano persone assai generose e comprensive che ti portano il telefono in mezzo alle montagne, oltre agli abitanti che ti fermano per fare quattro chiacchiere in amicizia e simpatia autentiche.

La seconda parte della tappa è caratterizzata dalla discesa su una mulattiera fino alla gola, e da una pioggerellina non troppo fastidiosa che ci fa sembrare dei buffi esseri camuffati da venusiani
..il gobbo di Nostradamus..
Poi ci aspettano 7 chilometri di gola (uno dei sette vizi capitali) per sbucare infine a Roccasecca. Prima però incontriamo dei cacciatori di lumache e il padrone del B&B che è venuto a cercarci prima di andare a lavorare..
Commossi rifiutiamo il passaggio (vade in retro, Machina) e spilucchiamo qualcosa al bar prima di infilarci in doccia e poi in branda.. 
..mani giganti e naso aquinino: la statua di San Tommaso..
Felicità sono dei piedi asciutti..
Per fortuna piove (alla faccia di Roccasecca..) e abbiamo la scusa per non visitare molto.
Immancabile però è la passeggiata prima di cena al castello degli Aquino e alla prima chiesa dedicata al santo autoctono
..giochi di luce e nubi oscure all'orizzonte..
Scopriamo inoltre che non si possono tirare le colombe, supponiamo perché troppo pesanti e fanno male..
..ma i coriandoli?
Lauta cena a seguire, poi infradiciati corriamo a preparaci per la tappa finale di domani..
Questo significa: danza tribale della pioggia solo serotina, stenditura dei panni su tutti i ganci e gancetti del B&B, tisanina salutista (il "canarino") e toglitura delle pile da tutti gli orologi che fanno tic-tac.. 
Il pellegrino è un essere sensibile e urtabile..

N.B.: Altri eventi degni di nota:
a). Roccasecca ha dato i natali anche al celeberrimo Severino Gazzelloni, il flauto d'oro, mi informa la moglie..
b). La prenotazione al ristorante siamo riusciti a farla a nome Brontolani..
c). Ergo, la consorte è stata tosto ribattezzata Sabrina Gazzelloni Brontolani Vien dal Mare..
d). Un responsabile delle pro loco locali ci informa che "i pellegrini di una volta non esistono più". Ribattiamo che i pellegrini di una volta sono già passati.. Ne passeranno altri ora..
e). Altro insulto: passando vicino a una scuola materna un marmocchio indigeno, puntando il tremolante indice, urla: "Guarda, gli Scout!". Ora si starà chiedendo perché gli Scout lo hanno incenerito con lo sguardo..

venerdì 22 aprile 2016

Cammino di San Benedetto - sesto giorno - Abbazia di Casamari-Arpino - 22 aprile 2016

12 monaci cistercensi contro due pellegrini diversamente credenti: chi vincerà?
Loro, ovviamente.. La paura di alzarsi/sedersi fuori tempo rende la messa mattutina particolarmente interessante..
Anche perché poi scopriamo il motivo per cui il monaco ospitaliere ci ha consigliato il bar più lontano: una barista dal vestiario certosino attira avventori come le mosche il miele.
Uscendo dal bar c'è anche chi offre cassettate di frutta a 5 euro e per un attimo temo che la consorte cada in tentazione, amen..
Invece resistiamo e visitiamo il bel complesso abbaziale prima di finalmente partire. 
..il chiosco abbaziale, prezzi monaci..
L'inizio non è proprio bello, costeggiando la Roma-Frosinone, ma ben presto arriviamo a Isola del Liri, in tempo per la seconda colazione. La particolarità del luogo è la cascata in centro città:
..la cascata in città, e senza bucce di banana..
Di corsa poi (si fa per dire) andiamo alla certosa di San Domenico di Sora, costruita sulla villa dei genitori di Cicerone. La famosa pro domo sua.. Evidentemente San Domenico non era molto bravo con le versioni al ginnasio e volle fargliela pagare.

Dopo qualche chilometro inizia la parte più faticosa, con una salita da locuzioni latine sentite solo in lupanari, trivi e quadrivi.
..all'inizio delle salite..
La gente ci guarda con un misto di simpatia e commiserazione, i più anziani ci rivolgono parole oramai incomprensibili se non al secondo o terzo ascolto (faccitte cavudo, mi par di intendere una volta..).
In compenso rimango affascinato dalla bravura dei guidatori e delle guidatrici ciociari: a mille all'ora, fumando o al telefonino, in strade strette e in forte pendenza, riescono sempre a evitarci. Finora. Non è evitabile lo stress correlato, ma perlomeno non si va all'ospedale per traumi ortopedici..
..cartelli stradali con commenti rafforzativi..
A Dio piacendo arriviamo nella bellissima Arpino. Città che diede i natali, oltre che a Cicerone, a Caio Mario, e a parenti stretti di Mastroianni e Morricone. Incuranti di tutto ciò, la priorità è sempre la pancia: Sagne con fagioli e asparagi e un bel contorno di verdure di campo e rinasciamo a vita nuova..
Peccato che durante il microsonno pomeridiano piova, e il bucato non si asciugherà mai..
Prima di cena optiamo per una passeggiata, passando prima dall'ufficio turistico, ove il solerte Marcellino ci tiene una conferenza in piena regola (d'altra parte è città di oratori e retori) e non possiamo opporci a una foto ricordo dell'evento.
..autografo con dedica sul retro della copertina..

La passeggiata è bella e ristorante, verso la trattoria..
..pannello turistico per ipermetropi..

giovedì 21 aprile 2016

Cammino di San Benedetto - quinto giorno - Collepardo-Abbazia di Casamari - 21 aprile 2016

Quella che si dice una partenza in salita..
6 km d'asfalto, sbagliando pure strada (mea culpissima), fino alla Certosa di Trisulti (non che mi..).
Prima però facciamo colazione con il cucchiaino più lungo del mondo, entrambi reduci da una notte popolata da incubi: pizzaioli invasati che ci inseguono con degli zaini ricolmi di tranci di pizza.
..il cucchiaione..
Poi, forse per l'emozione, perdo il sentiero panoramico (causa di almeno mezz'ora di mugugni contro me medesimo e il fato avverso). Ma ancora il tempo è l'ideale per camminare e verso l'arrivo incontriamo il primo pellegrino, Marco da Milano. 
..trisulti..
Visitiamo la bellissima certosa in quasi solitudine e già che ci siamo facciamo anche una deviazione per visitare un santuario costruito nella roccia con un'acqua miracolosa e buonissima: un'acqua della Madonna..
..acqua celeste..
Poi si scende, poi si sale, poi si scende e sono già le due e i bar son chiusi e il morale scende sotto i tacchi fino a Santa Francesca che provvidamente vede Mastro Geppetto aperto e a un prezzo ridicolo ci rifocillano con tagliatelle ai funghi e pomodori e finalmente l'agognata verdura..
Il pomeriggio è piacente, tuttavia i chilometri sono ancora molti. Incontriamo simpatici anziani - "è passato da poco il vostro collego.."; "più avanti la strada è bono.." - ancora molti cavalli e puledrini e, soprattutto negli ultimi chilometri, graziose macchine che alla velocità del suono ci rasentano fino fino.
..le suore addolorate..
C'è spazio anche per il momento horror:
..il giuoco della bambola impiccata..
Alle 17,15 guadagnamo infine il monastero, e il custode ci chiede: "ma dovete farvi anche la doccia?".
..abbazia di Casamari..
Poi scappiamo a cena con l'altro pellegrino, si parla di quant'è bella Firenze, ci propinano un po' di pizza (ma solo un po') e infine dobbiamo letteralmente correre in monastero perché alle 21, cascasse il mondo, chiude il cancello..
Non casca il mondo, di certo ci casca la palpebra..

mercoledì 20 aprile 2016

Cammino di San Benedetto - quarto giorno - Trevi nel Lazio-Collepardo - 20 aprile 2016

Ringraziando il cielo la colazione al bar Collo si svolge rapidamente, anche perché ci sono posti in piedi. Il problema è che qualcuno si accontenta anche solo delle ciambelle, qualcun altro, invece, va a caccia di cornetti trovandoli al bar Revolution. Mi fanno morire i nomi dei bar in inglese.. Oggi troveremo anche il Road café e lo Speedy pizza, tutto questo in Ciociaria..
Alle 8 siamo in marcia, in bella salita verso l'arco di Trevi (antica dogana romana: due fiorini..). A Trevi trovammo anche la cascata. Mancava la fontana, ma dice si sia trasferita a Roma da un bel po'..
..arco di Trevi, seguire le frecce..
Anche oggi il paesaggio è verde e molto bello, e solitario.
Il sottoscritto mette praticamente il pilota automatico così può dormire anche camminando..
A Guarcino (dove il torrente Cosa affluisce nel Sacco - e la consorte fa giustamente notare che così nacque il CoSacco), decidiamo che ci meritiamo la pizza. Sarà un grave errore.. Anche perché non ci meritavamo il cameriere scout che ha fatto tutti i cammini possibili inimmaginabili e che ci vuole spiegare come si fa..
Ma il vero problema è la digestione nella salita a Vico nel Lazio: 3 km dalle belle pendenze. E difatti cala un silenzio piombigno riempito internamente dalle più diverse maldicenze e dal pensiero "se ero ricco andavo a Rimini".
Vico è stupendamente medievale, e anche la gente ci guarda come i medievali guarderebbero dei marziani. Lo spettacolo del sottoscritto grondante non sarà di certo il top del sogno, ma in fondo son solo un camminatore con bastone in carbonio 14, zaino stile babbo natale, calzoncini alla marinara, improbabile cappellino bianco HELLAS, scarponi tipo astronave, occhiali da sole specchiati rossoneri e maglietta zuppa: che sarà mai?
Viste le bellezze del luogo, le poche aperte, proseguiamo per giungere infine a Collepardo, altro gioiellino medievale. 
..a Collepardo i platani fanno tutto da sé..
Tra qualche mugugno, avendo dovuto bere in fretta la meritata birra per la premura dell'ostiera, guadagnamo la camera in stile tardo ottocentesco e piombiamo in un sonno pesantissimo fino alle 19,30.
..tramonto collepardesco..
A questo punto la giornata riserva la beffa. Nonostante a due passi ci sia un ristorante famoso ed invitante, nel paese delle erbe e delle fettuccine, orbene chiude di mercoledì. Gli altri ristoranti sono lontani per noi, lo Scoiattolo è chiuso per restauro e rimangono solo due pizzerie. Entriamo speranzosi perlomeno in un'insalata, e invece no: solo pizza.
Da ora in poi, per noi, Collepardo sarà solo Collepizza.