venerdì 14 dicembre 2012

Mi ritorni in mente: Luciano Bianciardi



Nasceva a Grosseto, novant'anni fa, Luciano Bianciardi.
In pochi si ricordano di questa straordinaria figura di intellettuale: traduttore, scrittore, giornalista. Perché ricordarlo in questo spazio? Perché negli ultimi anni della sua vita, per sbarcare il lunario, collaborò al Guerin Sportivo diretto da Gianni Brera con una rubrica al fulmicotone in cui rispondeva ai quesiti dei lettori; quesiti che spaziavano dal calcio, ovviamente, fino alla politica, alla storia, alla sociologia, al costume.

Anarchico dalla rigorosa morale (si definiva anarchico nella misura in cui l'anarchia è partecipazione libera, e non coatta, alla società), fu lucido analista dell'Italia e profetico cantore del futuro della società italiana. Cosa ne pensate di queste sue righe, "Se vogliamo che le cose cambino, occorre occupare le banche e far saltare la televisione. Non c'è altra possibile soluzione rivoluzionaria"?

Il suo romanzo più conosciuto, La vita agra (1962), fu un vero e proprio caso letterario. Metteva allo scoperto ipocrisie borghesi e meccanismi della società italiana, il tutto con ironia e sarcasmo agri e geniali. Ne fu tratto anche un film, con Ugo Tognazzi.

Avvicinarsi a questa poliedrica figura da un lato che sembrerebbe minore, cioè dagli interventi sul calcio, potrebbe risultare quasi eretico, e invece è un punto di vista privilegiato. Parlando all'uomo della strada, Bianciardi era chiaro, diretto, e soprattutto molto divertente. Ma ancora più importante per noi, si dimostra tuttora moderno. Aprendo il libro che raccoglie le sue risposte sul Guerin Sportivo, Il fuorigioco mi sta antipatico, si può tranquillamente fare questo gioco: prendere i nomi degli sportivi dell'epoca (Rivera, Schiaffino, Riva, Herrera), ma anche dei politici o attori, cambiarli con quelli attuali (Balottelli, Mourinho, Berlusconi) per scoprire due cose, la prima che ben poco è cambiato a queste latitudini, e la seconda che la sua analisi è, appunto, lucida e trascende il contesto storico in cui operava.

Facciamo due esempi. Riva e Rivera (e anche Herrera) in quegli anni vivevano storie d'amore piuttosto complicate, il pubblico morbosamente ci si attaccava e dava la colpa a quello per il loro calo di rendimento, Bianciardi sosteneva invece che si dovesse lasciarli in pace nella loro sfera privata e giudicarli solo per l'operato in campo. Sostituite il nome "Riva" con "Balotelli" e si avrà l'impressione che Luciano parli a noi.

Un lettore poi si scandalizzava perché i giocatori guadagnavano più dei ministri, e lo riteneva ingiusto. Bianciardi faceva notare che così funziona la legge di mercato, legge che ci siamo scelti. E chiosava facendo notare come le prostitute (escort, pardon) guadagnassero più di sua moglie, era giusto? Come si può vedere, i temi e le tematiche sono ben poco cambiati in quasi quarant'anni.

Bianciardi morì a soli 49 anni, minato dall'alcol in cui si rifugiò, animo forse troppo sensibile alle idiosincrasie dell'Italia del boom economico. Come tutti i profeti, vedeva la realtà e ne comprendeva non solo il presente, ma anche lo stridente futuro che si preannunciava.Lo ricordiamo con due citazioni che ci rendano lo stile, le idee, e l'ingegno di un intellettuale tra i più grandi, e poco conosciuti, degli anni '60:

Il fuorigioco mi sta antipatico, come tutte le regole che limitano la libertà di movimento e di parcheggio.

Il divorzio, di qualunque tipo, è un rattoppo su qualcosa di finito male. La battaglia per il divorzio è una battaglia di retrovia. Occorre battersi contro il matrimonio.

 



Pubblicato su Datasport.it e Italiagermania4-3.com il 14 dicembre 2012

2 commenti:

  1. Ho capito bene??? Oggi, oltre che -per ora!- l'ultimo giorno di digitalizzazioni in archivio era anche il tuo compleanno??? In ogni caso, AUGURI!!!! A proposito, paste deliziose: anche mia figlia ringrazia!

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    1. Hai capito benissimo.. Mi fa molto piacere abbiate gustato le paste alla mia salute, spero..

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