venerdì 7 dicembre 2012

Mi ritorni in mente: Meazza e Zamora, una cavalleresca rivalità


 
Ci sono rivalità passate alla storia che vivono di antitesi.

Platone e Aristotele, raffigurati da Raffaello nelle Stanze Vaticane: uno indica il mondo delle Idee, l'altro ha i piedi ben piantati in terra.

Lo stesso Raffaello e Michelangelo: uno a raffigurare la grazia delle forme, l'altro la tensione spirituale che si esplicita nella tensione dei corpi.

Nello sport, nel tennis: Borg e McEnroe, come Nadal e Federer.

Ma cosa c'è di più antitetico nel calcio se non l'opposizione tra centravanti e portiere? Tra chi deve segnare il punto per la propria squadra, e chi lo deve sventare. Uno a offendere, l'altro a difendere.

Trapassano la storia del pallone i miti di Giuseppe Meazza e Ricardo Zamora, legati ancora nel nostro immaginario da una nobile contesa.

Per il Balilla, così era chiamato il milanese "Peppin" Meazza, il portierone spagnolo di Barcellona fu un rimpianto e uno spauracchio. Proprio per lui che era l'incubo di tutti gli altri numeri uno, le manone del catalano diventavano enormi, gigantesche tenaglie para tutto: ovviamente senza guanti. Ricardo, il basco o una coppola calati in testa a dettare moda, è di diritto nella storia del calcio spagnolo e mondiale. Da capitano vinse con le Furie rosse, prima nazionale di sempre, sul suolo inglese, giocando con una frattura allo sterno. Non per nulla lo chiamavano "El Divino". E ancora oggi un trofeo porta il suo nome, assegnato al portiere che subisce meno reti nel campionato iberico.

Meazza, invece, è ancora considerato da alcuni il più forte giocatore italiano di tutti i tempi. Brera e Prisco così lo pensavano. Geniale, imprevedibile, spietato davanti alla porta inventò il "gol a invito": scartata tutta la difesa avversaria invitava il portiere all'uscita, e allora sceglieva se beffarlo con un tiro a sorpresa o dribblare anche lui per entrare assieme al pallone in porta.

Oltre a partite celebri come Ungheria-Italia 0-5 o Inghilterra-Italia 3-2, Meazza fu protagonista anche nella duplice vittoria dei Mondiali 1934 e 1938. Vittorie discusse, come quel quarto di finale a Firenze: Italia-Spagna che dopo 120 minuti finisce 1-1, Zamora in porta a cui si segnò solo con una scorrettezza, Meazza all'asciutto. Replica della partita il giorno successivo: El Divino non si presenta, Meazza segna e regala alla Nazionale le semifinali. Sarà un caso?

Alla fine il Balilla Peppin riuscirà a infilare un pallone all'angolino della porta di Zamora, un tiro da 15 metri in un'amichevole di club, nel giardino di casa sua, l'Arena di Milano. E Ricardo Zamora uscì dalla sua area, territorio off limits per chiunque, e andò a stringere la mano al cannoniere. Quando due rivalità sono così grandi, non ci sono nemici, ma solo fieri avversari.
 
 
Pubblicato su Datasport e Italiagermania4-3.com il 7 dicembre 2012
http://datasport.it/calcio/2012-2013/mi-ritorni-in-mente-meazza-zamora.htm
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..Raffaello Sanzio da Urbino: disegno di testa di Apostolo, appena battuta all'asta per 37 milioni..
 

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