venerdì 8 settembre 2017

New York New York - day 5 - September 6, 2017

Piove a New York. Tempo da museo.
Ieri faceva un caldo assassino, porto uno strato in più? Nahhhh..
Sbagliato! Se tutto è grande qua nella, per l'appunto, Grande Mela, lo è anche l'escursione termica.

Buon per loro che non fanno mai il temutissimo cambio dell'armadio, ma non bene di certo per noi. Freddo polare in metro, quando c'è il sole caldo fuori, freddo quando piove, caldo nei tunnel: chiaro che poi tutti sono raffreddati e che le mamme niuyorchesi obbligano i figlioli a mettere la maglietta della salute..
Inoltre è sempre più dura scendere dal letto, ma non siamo mica in vacanza!, c'è piuttosto da conquistare ogni angoletto turistico.
Oggi Museo Guggenheim. Semplicemente strabiliante. Sembra di camminare tra le pagine di un libro di storia dell'arte moderna e contemporanea. Ci sono i nostri Chagall, e Kandinskij, Modì, Calder, Mirò, Piccassò, e tantissimi turisti che fanno la coda per usare, nel vero senso della parola, l'opera di Cattelan, America..
3 ore volano lì dentro, l'importante è non farsi venire il mal di mare dato dalla struttura concentrica e volare di sotto!
Poi incontriamo anche due fiorentini che non mancano di darci consigli.. Prima o poi doveva succedere.. Sigh..

Alla fine della visita siamo sfiniti, e cerchiamo un posticino dove passare un'oretta senza aria condizionata sparata a mille e magari dalle luci accoglienti e non abbaglianti..
Lo troviamo, è di ispirazione pseudo francese e mangiamo ottime crêpes salate e sfioriamo l'abbiocco postprandiale. Ma non si può riposare in questa città in cui mai ci si ferma, perché abbiamo i biglietti (in piccionaia) per vedere un quarto di finale agli US Open di tennis.
Lo stadio da 23.000 posti, richiudibile, sembra proprio un'astronave atterrata nel Queens ed è immersa in uno sterminato parco. È un'emozione molto forte entrare in uno dei templi del tennis, e a vedere uno dei miti dello sport contemporaneo. Che però è in giornata non proprio brillante e noi siamo attorniati dalla torcida argentina. Il tennis in America, come tutto del resto, è uno spettacolo e tutti cercano di farsi sentire urlando e sbraitando. 
Io vorrei soltanto fermarmi un attimo e pensare ai miti americani della racchetta: Bill Tilden (immortalato anche nella Lolita di Nabokov), Don Budge, Arthur Ashe, fino a Pete Sampras.. E donne grandiose come Billie Jean King, a cui tutto il complesso è dedicato..
Impossible!

Per fortuna che c'è Sabrina che mi rabbonisce mentre ho un moto di odio verso la folla e il tennis stesso e la mia sbadataggine..
La partita finisce quasi a mezzanotte e non come speravamo. E c'è da farsi un viaggio non indifferente verso casa, pigiati come sardine nelle metro. Torniamo a casa alle 2 del mattino e andiamo a comprare la cena (chiamiamola così) da tristi negozi aperti h24 con tristi lavoratori infelici..
È dura la vita in America, ancora non capisco perché tutti ci vogliano venire a emigrare. Ma un motivo di certo ci sarà: the American Dream..

..il dripping dell'action painting del mitico Pollock combina-guai..
..from Guggenheim with love..
..una legend..
..perché no?
..luci a San Siro?

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