martedì 21 agosto 2012

Il giovane Milos: un romanzo di formazione


Cosa manca a Milos Raonic per raggiungere i primi dieci? Come può perdere da Wawrinka dopo aver dominato il primo set a Cincinnati? Rileggiamo il 2012 del canadese per capire a che punto è la sua formazione tennistica.




..linguetta furbetta..


Era uno dei più attesi sul cemento nordamericano che prepara gli US Open. Non si può dire che abbia fallito, ma probabilmente poteva fare di più.
Milos Raonic è forse l’unico tra i più giovani del circuito ad avere concrete possibilità di affermarsi a livelli altissimi nel breve periodo. Gli altri, Tomic e compagnia bella, sembrano ancora in fase iniziale di maturazione: Milos dà la sensazione di essere in fase di rifinitura. Ma… finora continua a smentirci, fermandosi sempre un passettino prima del definitivo exploit.
Il suo 2012 è paradigmatico del giovane tennista dalle grandissime potenzialità, ma ancora in formazione: ripercorriamo un po’ la sua storia e poi i risultati di questa stagione.
Milos è nato nel dicembre 1990 in Montenegro, all’età di 3 anni si spostò con la famiglia in Canada e ora ha la residenza a Montecarlo. Si allena spesso a Barcellona con il tecnico Galo Blanco che lo segue dalla fine del 2010. Ora, a 21 anni si ritrova n. 16 del mondo ed è il suo best ranking: a fine 2010 era n. 156, una cavalcata impressionante considerando che in questo anno e mezzo ha pure subito una seria operazione all’anca che lo ha fermato da Wimbledon 2011 a inizio 2012.
Il 2012 inizia bene con la vittoria a Chennai, senza perdere mai il servizio. Agli Australian Open perde, contro pronostico, da Lleyton Hewitt al terzo turno; vedremo come questo risultato sia la spia delle noti dolenti che notiamo in Milos. In febbraio si sposta a San José, California per vincere quel torneo su Istomin. Poi inizia la prima parte della stagione del cemento americano: a Miami si ritira prima del terzo turno, dove avrebbe affrontato Murray; a Indian Wells perde, in tre set, da Federer.
Sulla terra rossa perde al primo turno del torneo monegasco, a Barcellona però arriva in semifinale battendo Andy Murray. A conferma che la terra rossa non sia esattamente il suo territorio di conquista, a Roma perde dal tedesco Mayer al primo turno, in preparazione di un Roland Garros che lo vede arrivare alla terza partita e cedere, lottando per 5 set, allo specialista Juan Monaco.
Arriva l’erba, immaginiamo con un sospiro di sollievo per il canadese, ma le cose non vanno come ci si aspetterebbe. Nonostante un buon torneo preparatorio ad Halle dove perde, ancora in 3 set, da Federer, a Wimbledon le cose non girano nel verso giusto ed esce per mano di Sam Querrey.
Nel secondo Wimbledon della stagione, le Olimpiadi, Raonic sarà invece protagonista di un epico incontro al secondo turno, ancora perdente però, stavolta contro Tsonga: 6-3; 3-6; 25-23 lo score finale. Dopo questa battaglia Milos rilascia un’intervista in cui dichiara di sentirsi lì, a ridosso dei migliori, di aspettare pazientemente di avere la forza mentale per far suoi i punti importanti, quello che gli manca per raggiungere la top-10. Per il momento dice di concentrarsi sulle cose che può controllare, ovvero sé stesso e il suo gioco, poi c’è da pazientare e cercare di cogliere le occasioni che gli si presentano. Amen.
Dopo l’esperienza olimpica arriviamo a questo agosto: nel torneo di casa vince finalmente la sua prima partita del tabellone principale canadese, gioca bene durante la settimana, ma esce ai quarti per mano dell’altro grande bombardiere del circuito, John Isner: 7-6 (9), 6-4 e Raonic scontento non del gioco espresso in settimana, ma scontento della performance di quella partita lì.
A Cincinnati, ed è materia di qualche giorno fa, vede sbarrata la strada delle semifinali, dove avrebbe trovato di nuovo Federer, da un Wawrinka in ottima forma. Eppure il primo set è stato dominato da Raonic, che però poi si è accontentato di tenere il proprio servizio senza essere troppo propositivo nei turni dello svizzero minore. Di certo Roger ha preferito affrontare l’amico Stan piuttosto che il canadese che lo ha messo in difficoltà ogni volta che lo ha incontrato in stagione. Già, perché Milos ha un gioco particolarmente indigesto al n. 1 del mondo: gran servizi, poco ritmo negli scambi, poca manovra e tutto basato sull’uno-due, servizio e diritto nello specifico.
Il quarto di finale di Cincinnati più di tutti è sintomatico di quello che manca ancora al giovane Raonic per raggiungere i migliori dieci, non nella classifica ATP, ma nella mentalità vincente. A parte qualche lacuna tecnica, ad esempio il rovescio è ancora troppo incerto rispetto al devastante diritto e contro Wawrinka si è visto come stia cercando di lavorare sul back, manca l’inspiegabile (nel senso che non si può insegnare) “clic” che scatta nella testa di buonissimi giocatori e li trasforma in campioni. Contro lo svizzero, dopo il primo set preso senza fatica, ci si sarebbe aspettati una maggiore aggressività per ammazzare la partita, per non dare tempo a un ottimo giocatore con esperienza come Wawrinka di organizzarsi e preparare contromisure efficaci: e invece Raonic sembrava di essere in posizione d’attesa. È stato il difetto che lo ha accompagnato nel 2012: ha perso infatti soprattutto con gente di maggiore esperienza come Tsonga, Federer, Hewitt, Mayer, Isner; insomma, vecchie volpi del circuito che hanno approfittato del vero punto debole del canadian: la giovane età.
Con Blanco (peraltro ex giocatore di scuola tipicamente spagnola, praticamente quanto di più opposto ci possa essere tatticamente e tecnicamente allo stile del canadese) sta lavorando sulle questioni tecniche, tattiche e probabilmente anche fisiche, con quell’altezza difficile da gestire e quindi la poca propensione alla terra, rossa o verde che sia; per il salto di qualità mentale forse ha ragione lui: c’è da avere pazienza, è il giovane del circuito con maggior consapevolezza e voglia di migliorarsi, agli US Open sarà una mina vagante, forse anche per sé stesso.

Articolo pubblicato su Ubitennis il 20 agosto 2012 
e su Vavel il 23 agosto 2012
http://www.vavel.com/it/tennis/182898-nella-crescita-di-raonic.html

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