lunedì 18 aprile 2016

Cammino di San Benedetto - primo giorno - Firenze-Gerano 17 aprile 2016

È sempre bello lasciare Firenze. Al mattino di una domenica di primavera.
Il sole splende gentile ancora, i ciclisti ronzano benevoli, il traffico è contenuto e lo smog di prima mattina ci solletica le narici. In via Nazionale, tra una macchina parcheggiata e un'altra, c'è anche chi si dedica alle proprie perversioni domenicali: il mai abbastanza vituperato lavaggio della macchina. Ossessione diabolica contro cui neanche San Benedetto può molto.
Il nostro pensiero è ancora fermo alla notte prima e alle porte dell'armadio IKEA (I Know Every Anathema) che ci hanno vinto e resi esausti fino a tarda notte.
Non si capisce come, ma prima di un viaggio sembra quasi necessario preparare i bagagli come ultima cosa, a orari antelucani e poi dormire mai abbastanza.
Quasi peggio, invece, è farsi il viaggio in treno tra logorroici (la logorrea è una malattia) e scolaresche il cui peggior elemento è l'insegnante..
A Tiburtina, poi, per andare da un binario a quello vicino ti fanno fare il giro allegramente del centro commerciale, tra soldati armati fino ai denti e pellegrini con bastoni che atterriscono gli addetti delle FFSS.
I quali si rivelano ottimi cacciatori di cavallette, le quali invece spaventano indifese giovani burine..
..homo lavator machinis..
All'arrivo a Mandela abbiamo con somma gioia due caffè pagati e le credenziali. È molto più dura trovare la strada giusta, e infatti sbagliamo subito al primo bivio (cos'è la destra? Cos'è la sinistra?). Mezz'ora in più lungo l'Aniene non è poi così male, e comunque abbiamo bisogno di allenarci.
Ancora più difficile per il sottoscritto è telefonare al B&B prenotato per disdire (su gentile e ferma insistenza della consorte, la quale ha sempre ragione..)  la prenotazione: i sensi di colpa sono sempre dietro l'angolo, lì sotto lo zerbino.
La giornata però arride, il sole cuoce già e ci incamminiamo bel belli lungo la statale a dolci curve, senza ombra ma con centauri vogliosi di fare garetta a chi sfiora di più il pellegrino..
Almeno il profumo della primavera è stemperato dalle grigliate in riva al fiume. Noi, per pranzo, verdure bollite avanzate dalla cena prima.. Sigh..
La strada è dolce, gli uccellini canticchiano (leggasi: le cornacchie gracchiano) e non succede nulla. Nessuna nuova, buona nuova in questi casi.. Ovviamente i refusi ci rincorrono anche qui, mancano elle a bollettini, mentre Lucia e Marco si amano FOUR EVER..
Passano i chilometri e prima di andare dalle suore che ci aspettano a Gerano (una volta) è proprio il caso di concedersi una Nastro Azzurro - la birra preferita dai pellegrini di San Benedetto. Bevi responsabilmente. Dalle sorelle della Sacra Famiglia del Cuore Spezzato di Gesù Salvatore del Mondo Mondiale Apostole della Buona Novella ai Quattro Continenti e Cinque Oceani ci ritroviamo in una casa vacanze dal calore ospitale di un nosocomio. Il loro nome è secondo solo alla lunghezza della password per il Wi-Fi:

Almeno le due sorelle (di diversi genitori, visto che una è bianca e l'altra di colore, nero) ci serviscono e riveriscono. Anche perché siamo gli unici ospiti.
Lo scrivente sperimenta anche dei ristoratori microsonni fino all'ora di cena lasciando vigliaccamente le incombenze pratiche a chi è comunque più esperto.. Poi le ristoratrici ci mettono a dura prova con doppie porzioni di pasta ai peperoni e pollo evidentemente morto affogato nel burro.
Urge dunque passeggiata digerente. Nonostante il pericolo reale di perdersi tra i deserti vicoletti, riusciamo a raggiungere un bar frequentato da un'interessante selezione di abitanti locali che si prodigano nel dare spettacolo e dimostrazione viva e vivace della parlata, della tonalità e delle bestemmie locali. Paese che vai, turpiloquio che trovi..
Al ritorno alla magione siamo accolti da un bel rumore di caldaia accesa (il karma lo sa, e dove vai e con chi vai) e da un tepore che solitamente è d'uso solo in certune regioni tropicali ad altissimo tasso di umidità. Tutto questo fino alle ore 23:19, ora in cui la sorella caldaista smette di spalare carbone nella fornace e si ritira nella sua camera ardente..
Almeno il cielo stellato della terrazza adagia graziosamente una succulenta ciliegina sulla torta di questo primo giorno.

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