venerdì 23 novembre 2012

..horror vacui litterarum..

The doctor is in - Oggi parleremo dell'angoscia esistenziale nascosta dietro la dimenticanza di una trama.

 
 
 

Panico. Buio. Il vuoto dell'abisso assoluto. Tabula rasa.
Ecco cosa rimane di un ventennio di letture. Ma sarà mai possibile?
Alla domanda, "Hai letto il Visconte dimezzato?" la risposta è: "Sì" (ed è la verità). Cosa succede nel Visconte dimezzato? Boh..
"Hai letto La coscienza di Zeno, Il fu Mattia Pascal, Il nome della rosa e Il Gattopardo?"
"Sì", e so per certo che è la verità.
"Come si sviluppano e come finiscono?"
Boh. Il nulla e un vago senso d'angoscia..
Ma com'è possibile? Eppure ricordo mi piacquero. No, aspetta, qualcosa alla fin fine rimane. Del Visconte dimezzato ricordo Pippo diviso a metà nella trasposizione fumettistica in Topolino, del Nome della rosa ricordo l'incendio finale e la scena erotica prezzolata (derivante dal film e dai miei ormoni adolescenziali, of course). Del Fu Mattia Pascal un'assurda scena in cui c'è un bibliotecario derisibile, La coscienza di Zeno ricordo che lui fuma e che le sorelle iniziano tutte con la A. Per tacere di altre amenità come La luna e i falò, etc etc etc..
Tutto qui quello che rimane? E a parte il piacevole solletico nell'atto stesso della lettura, chi me lo fa fare (o, meglio, chimmeloffaffare)?
Molto meglio dedicarsi ad altro (ma a cosa?) se poi quello che rimane è solo una sensazione (bello/brutto, caldo/freddo) che so almeno dove cercare (stomaco).
 
Rimane per ultimo il fastidio del non ricordo e l'angoscia della dimenticanza: niente promemoria, alerts o reminder per la letteratura.
Alla fine si dirà, "Pazienza, funziono così". Restano dunque solo una sbiadita sensazione per lo più data dal momento in cui si apre il libro e il senso di superiorità nell'averlo letto, necessariamente accompagnata dalla predisposizione all'arrampicatura sugli specchi.
 
Ad ogni modo, almeno nella mia testa, così si giustifica l'esistenza delle biblioteche.


 

6 commenti:

  1. Ma com'è che anche io di quei romanzi ricordo solo i flash che hai descritto?
    Però è anche il bello poi della rilettura, pratica meravigliosa che consiglio a tutti!

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    1. ..macché: il prossimo post verterà proprio sull'impossibilità della rilettura!!!

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  2. Passino i grandi classici, magari letti un po' per dovere, un po' pro forma... Ma i libri preferiti? Io ho difficoltà addirittura a enunciarne i titoli.
    Più' facile raggruppare per autore.
    Di Dostoevskij ricordo le grandi febbri che colgono i personaggi con la coscienza sporca. Di Hemingway, il buon proponimento di non bere alcolici prima di mezzogiorno. De Lillo, la pallina da baseball, le radiazioni, i farmaci, l'immondizia, gli aerei demoliti e notturni sottopassaggi sotto alla superstrada. Kerouac, e la povera mamma che va a messa e gli presta i soldi mentre lui si ubriaca di saké all'incontro religioso buddhista. Alexandre Dumas, e il giglio tatuato sulla pelle bianca. Conrad, o l'ingovernabilità delle imbarcazioni. Kristoff, il primo libro racconta una storia molto truce, e il secondo rivela che era tutto inventato. Due gemelli, due libri, e non riesco a ricordare il terzo. Miller e la nana ninfomane, e come nessuno si possa proclamare scrittore se non scrive almeno ... (quante?) righe al giorno. Woolf, il nulla. Marquez, una coppia che fa sesso selvaggio all'ora della siesta. Borges... vado in cantina a vedere cos'è rimasto...

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    1. Bello bello il raggruppamento per autore: di Kerouac ricordo una tenda, di Hemingway una barca in mezzo al mare e di Proust una campagna francese piena di orti... E molto probabilmente sono tutte fantasticate proiezioni mie... Più pesce per tutti...

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    2. Ma che meraviglia!
      Sottoscrivo i ricordi di Dostoevskij (febbri improvvise) e poi aggiungo di mio un po' di note sparse, ma solo di autori di cui mi ricordo solo con vaghezza (eh eh su Garcia Marquez sono preparatissima e la trilogia della Kristof l'ho letta almeno tre volte)
      Kerouac il viaggio in macchina con la testa fuori dal finestrino perché c'è talmente tanta neve che non si vede niente
      Hemingway: l'esecuzione di fascisti che sono raggruppati dentro alle mura di un piccolo paese e i sensi di colpa dei partecipanti alla vendetta
      Lermontov (Oblomov): una tale lentezza e apatia che impedisce di vivere e di amare chi si ama (e una casa fatiscente)
      Tolstoj: in Anna Karenina due uomini che hanno lo stesso nome (marito e amante) e un figlio abbandonato a casa - in Guerra e Pace l'arrivo delle truppe a Mosca
      Kafka: una scena improbabile di sesso dietro al bancone di un bar, credo ci fosse l'agrimensore quindi è Il castello
      Jane Austen: sospiri, attese, caminetti e centrini
      [to be continued]

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  3. Anche se non ricordo sempre trame complete e personaggi di un libro, quel che mi resta è comunque il piacere, la noia, il disgusto, la rabbia, l'interesse... insomma il SENTIMENTO suscitato dalla lettura del libro stesso. E questo -per me- è l'importante. Il mio preferito fra quelli che hai citato nel post? Senz'altro il Gattopardo, letto a spizzichi e bocconi a scuola, per dovere, in età adolescenziale, giudicandolo un mattone pazzesco. Riletto poi per puro caso almeno 30 anni dopo... un colpo di fulmine!!!

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