venerdì 9 novembre 2012

Mi ritorni in mente: Pasolini calciatore profetico

..mancino poetico..
 
Esattamente una settimana fa ricorreva l'anniversario della morte brutale di Pier Paolo Pasolini. A 53 anni l'Italia perdeva uno degli ultimi intellettuali che abbiano potuto fregiarsi pienamente di tal nome. Perché lo vogliamo ricordare anche noi? Per tre motivi:
 
- Il primo perché non tutti sanno quanto Pasolini fosse innamorato, appassionato, fanatico del calcio. Alla domanda di Enzo BiagiSenza cinema, senza scrivere, che cosa le sarebbe piaciuto diventare?” rispose: “Un bravo calciatore. Dopo la letteratura e l'eros, per me il football è uno dei grandi piaceri”. Attenzione, non un calciatore: un BRAVO calciatore. Perché Pasolini ha sempre giocato a calcio, da Casarsa (Pordenone), in cui visse da adolescente, a Bologna dove da ragazzo divenne tifoso della squadra felsinea che allora per lui era “il Bologna più potente della sua storia: quello di Biavati e Sansone, di Reguzzoni e Andreolo (il re del campo), di Marchesi, di Fedullo e Pagotto. Non ho mai visto niente di più bello degli scambi tra Biavati e Sansone”. E ancora si ricordano le partite tra le varie troupe cinematografiche quando già era affermato regista.
 
- Il secondo motivo è legato a una stagione, una stagione in cui il calcio era raccontato, letto, disaminato da scrittori e giornalisti di caratura altissima. Di questi pochi ne possiamo paragonare con chi oggi ne ha preso il posto. Mi riferisco a Pasolini, ma anche a Brera, Bianciardi e in altri sport a Clerici e Tommasi.
 
- La terza ragione ha a che vedere con la visione, modernissima e poetica del calcio che aveva Pasolini. Visione modernissima perché era un vero appassionato, lo seguiva, si intendeva di tecnica e tattiche e perciò fu profetico come lo fu in altri ambiti (si ripensi alle sue analisi politiche, di costume, di sociologia televisiva, letterarie): “Il segreto del gioco moderno, sul piano individuale, è l’esattezza massima alla massima velocità, correre come pazzi ed essere nello stesso tempo stilisti”. Se non è profezia questa… E poi intervistare i giocatori del Bologna, come fece con, tra gli altri, Giacomo Bulgarelli, nel film documentario Comizi d’amore su tematiche quali l’amore e la sessualità, è anticipare di almeno trent’anni qualunque altro discorso su queste tematiche coinvoglendo anche calciatori. Peccato che ancora nel calcio sussistano diversi tabù (leggasi: omosessualità).
 
Chiudiamo citando il poeta friulano per dare esempio della sua visione romantica del calcio:
 
Il gol è ineluttabilità, folgorazione, stupore. Proprio come la parola poetica. Il capocannoniere di un campionato è sempre il miglior poeta dell’anno. Anche il dribbling è di per sé poetico. Infatti il sogno di ogni giocatore è partire da metà campo, dribblare tutti e segnare. Se si può immaginare una cosa sublime è proprio questa”.
 
I pomeriggi che ho passato a giocare a pallone sui Prati di Caprara (giocavo anche sei-sette ore di seguito, ininterrottamente: ala destra, allora, e i miei amici, qualche anno dopo, mi avrebbero chiamato lo "Stukas": ricordo dolce bieco) sono stati indubbiamente i più belli della mia vita. Mi viene quasi un nodo alla gola, se ci penso”.
 
..“E so come sia terso in questo ottobre
il colle di San Luca sopra il mare 
di teste che copre il cerchio dello stadio”..
 
 
Pubblicato su Italiagermania4-3.com e su Datasport.it il 09 novembre 2012
 
 
 

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