TENNIS - Breve profilo di Bobby Riggs. Molti lo ricordano per la celeberrima Battaglia dei Sessi, ma che fu un giocatore capace di detenere un record fantastico nel mondo del tennis: la tripletta a Wimbledon...su cui aveva scommesso sopra!. Jack Kramer diceva di lui che fosse il più sottovalutato tra i top players. La guerra e il passaggio al professionismo gli impedirono di vincere di più. Morì nel 1995 a 77 anni.
..Bobby Riggs con Billie Jean King..
Bobby Riggs. Questo nome, a chi
bazzica un po’ la storia del tennis riporta in mente principalmente e
quasi esclusivamente la famosa (e per certi versi infamante) Battle of
Sex, la Battaglia dei Sessi. Riassumo brevemente per poi ritornarci più
avanti: nel 1973, l’allora 55enne Bobby Riggs sfidò prima
Margaret Smith Court, allora n. 1 del tennis femminile in un incontro di
tennis che stabilisse la superiorità del maschio sulla femmina.
Riggs vinse agevolmente (6-2, 6-1), ma venne sfidato per la rivincita
da Billy Jean King, paladina del movimento per i diritti femminili nel
tennis, che invece prevalse 6-4, 6-3, 6-3. Era il 20 settembre 1973 e
questa partita fu importante dal punto di vista simbolico per avallare
alcune istanze femminili e per dare impulso al movimento per
l’eguaglianza delle donne, nel tennis e, nel suo piccolo, anche nella
società civile, in particolare in quella americana.
Chi era dunque questo Bobby Riggs?
Robert Larimore Riggs, disse Kramer, è uno dei giocatori più sottovalutati tra i giocatori migliori.
Vediamo il perché. Nato nel 1918 a Los Angeles, di famiglia benestante,
si dedicò fin da piccino al tennis con importanti risultati tra gli
juniores. Piccolo di statura e perciò non dotato di potenza, sopperì con
la tecnica, con la scaltrezza e la sveltezza alla mancanza di un fisico
dotato per il tennis. Fu maestro nello schema delle palle corte e dei
lob e nel giocare d’astuzia. Battè ad esempio dei grandi come Don Budge,
per dirne uno…A 20 anni, nel 1938 (l’anno del Grande Slam di Budge),
fece parte della squadra di Davis che vinse la coppa, e l’anno
successivo esplose come giocatore per entrare tra i grandi di sempre.
Il 1939 fu il suo annus mirabilis. Vinse gli US
Championships, ma fu soprattutto autore di un incredibile performance a
Wimbledon. Arrivato a Londra andò dai bookmakers per
scommettere su sé stesso come vincitore nel singolare, ma come seconda
testa di serie era dato 3 a 1. “Troppo poco” deve aver pensato: chiese a
quanto era dato come vincitore di singolare e doppio. 6 a 1. E delle
tripletta? 12 a 1! “Ecco, ora si comincia a ragionare”,
inevitabilmente pensò il nostro… Scommise 500 dollari. Quando si dice
uno sicuro di sé… Era perciò costretto a vincere i tre trofei o a
perdere l’investimento. Dev’essere senz’altro per questo stimolo
che effettivamente risulterà negli annali come l’unico uomo in grado di
avere mai nel proprio palmares questo record.
Certo, fu un’edizione zoppa dei Championships, con Don Budge appena
passato al professionismo e Von Cramm non ammesso per i motivi che già
ricordai nell’articolo che potete leggere qui,
anche se c'è un piccolo refuso nell'articolo di cui faccio ammenda ora.
Il refuso sta nel fatto che fu proprio nel 1939 che il board di
Wimbledon negò a Von Cramm l'iscrizione al torneo, non tenendo conto che
nel tradizionale torneo preparatorio (il Queen's) fu permesso al
tedesco di giocare, tanto che vinse 6-0 6-1 in finale indovinate con
chi? Esatto, proprio con Riggs...Comunque, per essere stata la sua unica
partecipazione ai Championships, possiamo dire che Bobby se la cavò
piuttosto benino… Visto anche che, da amatore, non avrebbe guadagnato
nulla, solo gloria, perché non aggiungerci una puntata vittoriosa?
Poi i tornei dello Slam si interruppero causa Seconda Guerra Mondiale
(tranne gli US Championships che continuarono ininterrottamente e che
Riggs vinse di nuovo nel 1941). Alla ripresa, Bobby era intanto passato
al professionismo di cui fu uno dei più attivi e migliori interpreti,
tanto da essere classificato numero uno nei primissimi anni del
dopoguerra, battendo, come detto Don Budge e pure Kramer. Ritiratosi,
continuò a bazzicare il mondo del tennis come organizzatore di eventi
(rifiutò, come detto nell’articolo su Pancho Gonzales, di aiutare il
connazionale in difficoltà) e divenne sempre più famoso come scommettitore su sé stesso sia nel gioco del golf che in quello del tennis.
Nel 1973 trovò, infine, il modo di guadagnare ancora visibilità e
soldi nella Battle of Sex contro Margaret Court e, sebbene, perdendo da
Billie Jean King non potè vincere il premio unico, girano voci che scommise pure in quell’occasione, anche se, furbescamente, contro sé stesso…Nel
1988 gli fu diagnosticato un cancro alla prostata, di cui morì sette
anni più tardi, dopo aver fondato una fondazione che porta il suo nome e
che sensibilizzò l’opinione pubblica su questa malattia.
Pubblicato su Ubitennis il 14 novembre 2011
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