TENNIS - In questi giorni parigini in cui il principale argomento di conversazione sembrano le palline, ci vogliamo lanciare in un'appassionata difesa di questo gioioso apparentemente inanimato...Mentre Federer e McEnroe le accarezzano; Llodra le spara al di là delle recinzioni e tra gli spalti...e noi vi raccontiamo i mille pensieri che ci trasmette la pallina da tennis.
Per fare una partita di tennis ci vogliono pochi
attrezzi: terra, rete, racchette, palline, uomo/donna...La cosa che non
può assolutamente mancare, però, rimane la pallina; che è il vero ago
della bilancia di tutto il gioco, l'ingranaggio più scontato, perciò il
più importante...In questi ultimi giorni al Roland Garros sembra che
tutto il mondo tennistico ruoti attorno alle palline (vedasi questo bell'articolo)
Federer anche ieri sosteneva che sarebbe meglio non cambiarle
per tutta la stagione del rosso: anche Murray, Lorenzi e altri
sostengono lo stesso, immagino con estrema gioia delle case
produttrici...Lo sostiene anche il mio maestro che almeno da vent'anni
non cambia le palline del suo cesto e mia madre quando doveva comprarne
delle nuove...Ma : Considera la pallina (parafraso il Wallace in questo
sito così venerato e nato a Itaca, vero eroe omerico)...Considerate,
dunque, quanto poco considerate sono le palline...
Le palline vengono picchiate, insultate, a volte carezzate in certe
volèe d'antan che fanno sprigionare afrori amorosi e desideri da Gianni
Clerici. Considerate, dunque, le palline: alla rete possiamo supplire
con un muretto, alle racchette possiamo rinunciare usando le mani o, non
sia mai, i piedi, ma non possono mancare le palline e allora mi consolo
parafrasando un titolo di un libro di Ligabue (il cantante, non il
pittore) : La pallina se ne frega... C'è pallina senza tennis, non c'è tennis senza pallina...
Le palline sono il colore più gioioso del tennis:
non il rosso marrone-fango-della-terra, non il verde
speranza-delusa-che-infatti-si-tramuta-anch'esso-in-terra, non il blu
posticcio e malinconico o gli ibridi tipo terra-blu, terra-verde,
erba-gialla, erba-blu, et coetera ad libitum...
Le palline sono la unica colonna sonora del nostro
sport che si tramuta in musica se il giocatore colpisce al centro della
racchetta... Potente e ipnotico richiamo tribale dai riflessi
pavloviani...
Le palline sono tanti piccoli mondi, tante piccole sfere celesti che insieme creano l'armonia dei pianeti tennistici...
Le palline sono vibrazioni ancestrali che passano dalla racchetta all'avambraccio dritte al cuore...
Le palline sono croce e delizia dei raccattapalle...
Le palline sono il bruscolino nell'occhio di falco: l'attimo fuggente che lascia, bontà loro, un'orma sulla terra...
Le palline erano bianche e innocenti, ora sono gialle e lucenti...
Le palline si fanno accarezzare come gentili Angora...
Le palline rimbalzano di gioia...
Le palline sono rotonde perché la sfera è perfezione...
La pallina è il puntino sulla “i” di tennis...
Eppure... Eppure le palline quando girano, soprattutto se girano
male, sono ricoperte di insulti, vituperate, morse, schiacciate,
scagliate oltre le recinzioni...
Nel mio unico giorno passato agli Internazionali di Roma, martedì 10
maggio, nell'unica vera partita che mi son goduto, mentre il bel
Feliciano insultava assai poco elegantemente una ragazza dello staff rea
di correre, peraltro piuttosto soavemente, fianco al campo n.3; Llodra
se la prendeva con una pallina e la scagliava al di là dei bei alberi
romani...
E, toh, reo confesso, lo ritroviamo ieri a fare lo stesso, stavolta
mirando a una guardia che sugli spalti si stava inopinatamente muovendo,
per poi lanciarsi in un lungo diverbio con il giudice Mohamed
El Jennati in cui gli rammentava delicatamente che no, non siamo in un
suk, mercato arabo che evidentemente Llodra reputa più vicino alla
cultura dell'arbitro che alla sua, parigino che in quel giorno romano
compiva 31 anni ed evidentemente è tanto raffinato quanto maleducato...
Con sciovinismo squisitamente transalpino (Nicolas Chauvin non per
nulla era un soldato di Napoleone) nulla è seguito a questo incidente...
(vedasi per questa notizia)
Che fine ingloriosa fanno queste palline...
Certo non la fine delle racchette: spaccate, spezzate in un impeto
d'ira (si veda la povera racchetta di Gulbis di ieri), a volte appese
come cimeli, in musei gloriosi e coccolate ben più di figli e nipoti...
Alle volte è meglio un giorno da racchetta che cento giorni da
pallina, certo...Le palline vanno in pensione nei circoli di tennis più
nascosti, tra le fauci di un poco nobile bastardino, o tutt'al più sotto
gli armadi di casa mia...Dov'è dunque l'inferno e dov'è il paradiso
delle palline? L'inferno delle palline è molto probabilmente
fare da copri-gancio delle roulotte. Il paradiso, ne sono sicuro, è tra
le mani della mia nipotina mentre me la lancia con un sorriso...
Pubblicato su Ubitennis il 26 maggio 2011
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