TENNIS - Ettore
Trezzi, ex presidente del CR Lombardia, racconta in prima persona gli
intrighi di palazzo che a suo dire hanno accompagnato le varie dirigenze
federali. L'autore si espone in prima persona e fa nomi e
cognomi, ma non aiuta il profano a comprendere certe dinamiche. Un libro
più adatto a chi già conosce certe storie che al neofita desideroso di
conoscerle.
Da quando, più di due mesi fa proposi a Ubitennis
(che gentilmente ha acconsentito a una prova) questa rubrichetta di
tennis e libri, mi misi a ricercare testi per rimpolpare la mia
biblioteca (invero piccola).
A inizio luglio mi arriva il libro oggetto di questa recensione:
Ettore Trezzi
Oltre la rete del tennis. Note, aneddoti e riflessioni
sul tennis italiano. Presentazione di Gianni Clerici, Tiziano Crudeli,
Paolo Occhipinti, Gianni Rivera.
Gravellona Toce (Vb) : Paolo Acco Editore, 2008, 126 p. Eur 15,00 ISBN : 9788895902081
Come si dice: è capitato a fagiuolo...
Non mi si venga a dire che presento questo libro ora a causa
delle indagini sulla FIT. O, meglio, sul suo presidente: non è questo.
Ho aperto questo libro (arrivato assieme ad altri), proprio alla
ricerca di qualche elemento in più per capire le dinamiche che dal
passato a ora possono aver contribuito a formare questa Federazione.
Premetto ancora che di tennis giocato ci capisco il giusto (diciamolo
pure, pochino...), di politica tennistica attuale e passata ancor meno.
Non ho una mia idea al riguardo, pertanto aprendo questo libro che in
quarta di copertina promette un racconto personale di un avvocato, Ettore Trezzi,
mai da me prima sentito nominare, che ha avuto alcune cariche
all'interno del mondo tennistico lombardo e nazionale, da giocatore,
dirigente di circolo e poi presidente del Comitato Regionale FIT della
Lombardia oltre che, ad oggi, assessore del comune di Giussano, dove
risiede, cercavo lumi.
Insomma, apro questo libro per cercare di capire qualcosa in più. Del
passato e del presente (il racconto di Trezzi si ferma alla squalifica
di Bolelli): da profano qual sono. Purtroppo rimango
sinceramente deluso. Non per le tesi dell’avvocato Trezzi, ma per
l’esposizione generale che non permette al lettore di districarsi tra
nomi e fatti. Oltre agli errori ortografici che io,
sinceramente, odio profondamente (forse una cura editoriale maggiore non
avrebbe guastato a questo libro).
Certo, all’inizio del libro, confortato dalla stima che raccoglie nelle significative introduzioni,
l’autore ci avverte che non ha badato molto allo stile, ma a redigere
una sorta di memoria del suo ruolo di politico tennistico. Qua
non si tratta di criticare uno stile (infatti non cercavo un romanzo per
divertirmi una serata), ma di non riuscire a mettere bene a fuoco ciò
di cui si sta parlando. Appaiono dunque fatti poco circostanziati di cui
il lettore poco esperto in materia non capisce i precedenti né i
collegamenti necessari con altri episodi. Le persone e i ruoli
che rivestono non sono abbastanza chiari da non lasciare molti dubbi sul
fatto che forse l’autore sia basato un po’ troppo sulle proprie
impressioni. Vero è che viene più volte sottolineata che
l’intenzione di base è quella di dare, come dire, la “propria versione”
di fatti e retroscena.
E quali sono i fatti e i retroscena? Di cosa si parla? Si
parla essenzialmente del ruolo che hanno avuto gli intrighi di palazzo e
le ruffianerie politiche a livello tennistico locale, regionale e
nazionale. E di come questa condotta non sia solo tipica della
FIT, ma anche a livello superiore le cose non cambino poi molto. Inoltre
si sottolinea come non si voglia cambiare questo status quo che
permette a diverse persone anche qualche introito significativo
attraverso rimborsi spese ed emolumenti vari a vario titolo, a volte
anche nascosti. Secondo Trezzi la struttura non è adeguata alla
modernità, alla democrazia, alla chiarezza; e quindi possono avere vita
agevole personaggi più o meno positivi dalle capacità più o meno
comprovate e dagli interessi più o meno nobili.
Ovviamente tutto ciò a discapito del tennis. Sia del tennis
amatoriale che del tennis professionistico: ad esempio, l’Italia del
tennis maschile professionistico che ha vissuto e per certi versi vive
uno dei momenti peggiori della sua storia non essendo riuscita a
sfruttare come avrebbe dovuto e potuto i successi che dai tempi di
Panatta (e prima ancora di Pietrangeli) avevano creato le basi per
sviluppare una base solida e dei giocatori di buon livello. Questo in
quanto i dirigenti di cui Trezzi fa menzione non pensano a fare
ciò che sarebbe necessario per il nostro sport (anche sbagliando, come
diverse volte Trezzi riconosce di avere errato), ma puntano ad avere
prebende oppure a ricompensare chi precedentemente lo aveva sostenuto,
etc…
Non vorrei citare alcune cose che l’autore dice perché non essendo io
a conoscenza delle situazioni, neanche superficialmente, non potrei
neppure commentarle; ci sarebbe bisogno di un’indagine ad hoc
(quantomeno giornalistica). Insomma, per riassumere: l’argomento
è interessante, l’autore si espone, anche coraggiosamente e mi sembra
con una certa franchezza, raccontando diverse cose quantomeno poco
chiare o discutibili delle dirigenze passate e di quella presente (di
cui contesta anche alcuni conflitti di interesse), purtroppo
non dà ai lettori tutti gli strumenti necessari per capirci molto né per
farsi un'idea indipendente. Forse chi già è a conoscenza di altri
elementi qui può trovare conferme e/o smentite delle proprie tesi,
oppure riesce a far combaciare tutti i pezzi del puzzle; io non ci sono
riuscito.
Recensione pubblicata il 18 luglio 2011
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