giovedì 7 giugno 2012

Franklin Foer

Come il calcio spiega il mondo. Teoria improbabile sulla globalizzazione. 

 


Titolo originale : How Soccer Explains the World
Milano, Dalai Editore, 2002, pp. 294; 17 euro




Nel 2003 Franklin Foer pubblica “Come il calcio spiega il mondo”. Un po’ come se un inglese pubblicasse un saggio sui vini del Collio. Ma Franklin Foer ha un’arma: ama il calcio. È nato in una famiglia con il genio della scrittura (un fratello è uno scrittore di romanzi ultra-famoso, l’altro è altrettanto geniale nel suo campo letterario). Franklin è un giornalista che si è preso un anno sabbatico per viaggiare nel mondo analizzando come il calcio interagisca con la globalizzazione.
Per questo, venendo dall’America e avendo un’impostazione da cronista ci può regalare uno sguardo interessante sul calcio del giorno d’oggi e su quello che rappresenta nel mondo.

Siamo nel 2003, due anni prima l’America è scossa dall’attentato terroristico delle Torri Gemelle e gli intellettuali si scatenano nel cercare dove l’America abbia sbagliato e a che cosa abbia portato la civiltà americana degli ultimi quarant’anni.
Ma cosa c’entra il calcio con la globalizzazione? C’entra, c’entra… Non solo per i risvolti commerciali sotto gli occhi di tutti. Infatti, Foer ci fa fare il giro del mondo prendendo il calcio come cartina da tornasole di meccanismi sociali complessi.
Con lui andiamo in Serbia, e il calcio e i suoi tifosi elementi fondamentali per il nazionalismo serbo. Poi in Scozia, a Glasgow, per la guerra di religione tra Celtic e Rangers.
In seguito Foer (di famiglia ebrea) ci racconta storie di squadre esclusivamente ebree nell’Europa pre-nazista. Con un salto in avanti nel tempo si va nell’Inghilterra degli hooligans della Thatcher e della nostalgia che ne rimane.
Si scende immancabili in Brasile e nella corruzione più evidente (Pelè compreso) per poi risalire nei Carpazi ucraini e parlare della moda di assoldare nigeriani (figurarsi, a quelle temperature).
A proposti di corruzione, si va in Italia dove alla oligarchia degli Agnelli si avvicenda il parvenu Berlusconi; cambia la forma, non la sostanza…
Dopo l’attualissimo capitolo sul Barcellona (e la descrizione di uno Stoichkov umano, troppo umano) si va in Iran dove il calcio è stato uno dei pochi baluardi del liberalismo di stampo occidentale contro gli integralisti islamici.
L’ultimo capitolo è sul soccer made in USA, con uno spaccato della civiltà sportiva americana e dell’ambiente in cui è cresciuto lo scrittore, costretto a giocare a calcio invece dei canonici baseball o football.

Non è un libro semplicissimo, ma Foer scrive bene e non annoia.
Si parla poco di calcio giocato, ma si ragiona sul ruolo del calcio come vetrina e valvola di sfogo della società mondiale.

Recensione pubblicata su IG43 - 2011

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