TENNIS - Il profumo inebriante dell’erba a Giugno ricorda agli escursionisti le vacanze estive, ai fan del tennis Wimbledon, a qualche tennista causa allergie varie. Lendl ne era refrattario e mai riuscì a domare i Championships, nonostante le abbia provate tutte e giocato due finali, saltando persino un'edizione del Roland Garros. A Nadal, al contrario, l'erba londinese sembra regalare ormai benefici effluvi…
C’è chi è nato per vincere sull’erba di Wimbledon e
chi, pur essendo un campione, per quanto lo voglia e per quanto faccia
non ci riuscirà mai.
Martina Navratilova non aveva mai messo piede sull’erba prima
del suo debutto a Wimbledon nel 1973. Nonostante si fosse formata nei
lenti campi in terra della Cecoslovacchia, lei era fatta per la
superficie verde. Il suo tocco e il suo serve and volley hanno
trovato il loro naturale palcoscenico a Wimbledon dove vinse 9 titoli in
singolare e fece la sua ultima finale a 37 anni suonati perdendo da
Conchita Martinez, un’altra tennista che aveva sempre dichiarato di
digerire tutto fuorché l’erba tant’è che aveva snobbato volutamente
alcune edizioni dello Slam inglese..
Neanche Agassi pensava di poter essere un buon giocatore
d’erba e infatti disertò alcune edizioni dei Championships nei primi
anni della sua carriera. E invece il suo primo Slam lo vinse
proprio lì, su quell’erba dove nessuno lo credeva così competitivo con
il suo gioco da fondo.
Anche Lendl ci ha provato. E ci ha provato con tutte le sue forze!
Lui che è stato uno dei primi a curare impeccabilmente la condizione
fisica e ad allenarsi instancabilmente soprattutto sulle debolezze che
lo rendevano inadatto al verde. Ad esempio rinunciò all’edizione
1990 del Roland Garros, dove sarebbe partito da favorito, per preparare
l’assalto ai Championships, che però naufragò nella semifinale persa da
Stefan Edberg. Inoltre cercò consulenza erbivora da Tony Roche, uno che
sull’erba ci sapeva senz’altro fare… Piccola digressione:
mentre Ivan si avvalse di Roche per cercare di conquistare il suo
torneo-ossessione, un altro numero uno che aveva come ossessione il
Roland Garros cercò Tony qualche anno fa (ai lettori di Ubitennis lascio
ricordare chi era… questo quiz è comunque troppo facile!)
Oltre al non trascurabile grattacapo di dover affrontare autentici fenomeni “in erba” come Becker, Edberg, McEnroe, il
problema per Lendl era quello, ben più difficile, di dover modificare
le proprie qualità fisico-tecniche per riuscire a vincere Wimbledon.
Ovviamente parliamo di un grandissimo giocatore che ha fatto due finali
sul Centre Court e che ha vinto il Queen’s due volte battendo, tra
l’altro, Bum Bum Becker sempre nel 1990. Non gli mancò certo la
determinazione, piuttosto difettava di quel “qualcosina” in più, che nel
suo caso, a detta degli specialisti, si può riassumere nel
fatto che fosse veloce, ma non rapido e che non avesse un gioco a rete a
livello degli avversari di quel periodo… Lui cercò dunque di lavorare
principalmente su questi due aspetti. Sul piano fisico non
poteva certo fare molto di più, visto l’imponente fisico che aveva (il
mio allenatore di calcio, scuotendo la testa, mi diceva che gli asini,
pur allenandosi, non saranno mai cavalli!). E allora si applicò molto di
più nella tattica e nel gioco a rete, come testimonia appunto la
collaborazione con Roche.
Evidentemente Lendl aveva cambiato idea rispetto al 1982 quando non
partecipò a Wimbledon, ma fu “pizzicato” a giocare a golf. Interrogato
sui motivi della sua non partecipazione aveva infatti risposto: “Non gioco a Wimbledon perché sono allergico all’erba”…
C’è chi invece tenta di sfatare tutti questi bei ragionamenti e di
andare anche contro le tradizioni del proprio Paese. In un Paese dove la
gran parte dei tennisti pensa che la hierba es solo para las vacas
(l’erba è solo per le mucche) qual è la sfida più difficile? Vincere
Wimbledon pur essendo nato terraiolo… E quel fenomeno già sapete chi è…
Pubblicato su Ubitennis il 28 dicembre 2010
Grazie per la foto del nostro amatissimo IVAN!
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