Ezio Vendrame
Se mi mandi in tribuna, godo.
Pordenone, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, 2002 pp. 150
Avete presente quelle belle autobiografie
mielose di calciatori che ricordano i bei vecchi tempi, quando il
calcio era “un'altra cosa” e fiorivano i bei sentimenti disinteressati e
la patina della nostalgia ricopre pagine e pagine autocelebrative? Beh,
scordatevele.
Con questo libro entrate in uno
spogliatoio diverso! Era il 2002 e Ezio Vendrame veniva quasi costretto a
pubblicare Se mi mandi in tribuna. Godo.
Prima, molto prima del Cassano donnaiolo
c'era già chi viveva il proprio talento calcistico ai limiti
(oltrepassati?) dell'autolesionismo. Autolesionismo calcistico, forse,
ma non di Vita.
Nessuna traccia di politically correct
per chi non ha mai provato nemmeno per un attimo a fare il furbo o a
pensare alla propria carriera.
Leggiamo allora nomi e cognomi e storie
iperboliche di chi ha sempre cercato di essere sé stesso e di essere
amato per quello che è, non per per quello che fa.
Per Ezio il calcio è stato un mezzo, non un fine.
Un mezzo per uscire da un'infanzia di
reclusione, per cercare amici e amori, donne soprattutto (questo libro
trabocca di sesso e principesse; bevute e fumate; poesia e laidi
personaggi).
Si sente però, sottile e tagliente, come una nota bassa di malinconia.
L'Amore cercato in tutti gli angoli
dell'esistenza da Ezio Vendrame e spesso disilluso da uomini o
situazioni che sono ingranaggi che stritolano gli uomini che vi si
intrufolano.
È vietato alla gente perbene questo libro, ed è godibilissimo fino all'ultima pagina.
Non c'è nessuna barriera tra noi e Ezio che racconta e si racconta.
Sono episodi della sua vita da calciatore professionista, ma soprattutto da Uomo professionista.
Il suo mestiere è quello di Vivere.
Recensione pubblicata su IG43 - 2011
http://www.italiagermania4-3.com/storie-e-personaggi/la-biblioteca/209-ezio-vendrame-se-mi-mandi-in-tribuna-godo-
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